Hedy Lamarr: l’inventore più bello del mondo
Nel 1937, al tavolo di Frizt Mandl – un trafficante d’armi che aveva venduto ad entrambi gli schieramenti durante la Guerra Civile Spagnola e terzo uomo più ricco dell’Austria – sedevano alcuni ufficiali nazisti intenti a parlare degli ordigni da guerra più tecnologici.
Accanto a loro sedeva in silenzio la bellissima moglie di Mandl, ventiquattrenne ex star di Hollywood, che il marito sosteneva non avesse tutte le rotelle a posto.
Hedy Kiestler (09 novembre 1914 – 19 gennaio 2000), i cui genitori erano ebrei europei, si sarebbe convertita al cristianesimo l’anno dopo, prendendo il nome Lamarr. Hedy Lamarr aveva il sogno di tornare ad Hollywood e rientrare sulle scene, ma sapeva di presentarsi ora come la moglie di un trafficante d’armi. A quelle cene, però, aveva ascoltato bene: sapeva tutto di sottomarini e torpedinieri, conosceva bene l’uso delle frequenze multiple per guidare bombe. Aveva qualcosa da portare con sé.
Quella che ruota attorno alla Seconda Guerra Mondiale fu un’epoca particolarmente ricca di artisti, musicisti, attori e scrittori, europei e americani, che pur lavorando nel mondo dell’intrattenimento sentivano di avere – di poter dare – qualcosa in più, e la guerra ebbe l’effetto di scatenare la potenza di questi esiliati del sentimento.
È per questo che bisogna intersecare alla vita di Hedy quella del compositore americano George Antheil, che negli anni ’20 viveva a Parigi con la moglie in un appartamento proprio sopra l’appena aperto Shakespeare&Co, e che poteva contare, tra i suoi amici, Man Ray, Ezra Pound, Louise Bryant e Igor Stravinsky.
Dopo aver assistito alla premiere di Les Noces di Stravinsky, il compositore lo invitò a suonare all’interno di una fabbrica di pianole, dove diede vita ad una composizione comprendente sedici pianole, campane, sirene e… una manciata di turboeliche! La musica venne inserita all’interno del film d’avanguardia Ballet Macanique di Fernand Léger, che, però, al debutto negli Stati Uniti, incassò un sonoro disastro.
Antheil e sua moglie fecero allora armi e bagagli e si trasferirono ad Hollywood, dove lui cercava lavoro come sceneggiatore. Antheil e Hedy, tornata sulla cresta dell’onda, si conobbero nel 1940, ad una cena organizzata dal costumista Adrian, e subito cominciarono a parlare del loro mutuo interesse per la guerra e delle loro conoscenze in campo di armamenti (Antheil era stato un giovane ispettore in una fabbrica di munizioni in Pennsylvania durante la Prima Guerra Mondiale).
Hedy era stata sconvolta dal siluramento nazista di due navi che trasportavano bambini inglesi in Canada, e da allora aveva cominciato a pensare ad un modo di controllare i siluri da remoto, senza essere rilevata.
Fu così che le venne in mente l’idea di sviluppare una radio che saltasse le frequenze in maniera fintamente casuale e ad Antheil venne in mente come fare: un lungo codice a nastro, simile alla tastiera di una pianola – le frequenze erano 88, come i tasti di un piano.
Ci volle un anno di telefonate, disegni e bozzetti su carta da lettere, armeggiando con i modellini sul pavimento del salotto di Hedy, ma alla fine i due brevettarono un sistema di radiotrasmissione virtualmente impenetrabile, che saltava continuamente da una frequenza all’altra.
Antheil fu stregato dall’entusiasmo di Hedy, sebbene la descrivesse spesso come sbadata, perennemente distratta, e Hedy dalla sua concentrazione sulla meccanica della composizione. Antheil scriveva di lei, in una lettera ad un amico:
“Hedy è un amore, ma è una pazza, una donna che oltre ad essere bellissima passa buona parte del suo tempo libero ad inventare cose pazzesche – adesso sta lavorando ad una nuova ricetta della gazosa… che vuole far brevettare!”
E Nino Amarena, un collega inventore che intervistò Hedy nel 1997, poco prima della sua morte, scrisse di lei:
“Da quando, nel 1989, ho scoperto che c’era Hedy dietro l’invenzione dello Spread Spectrum (la frequenza digitale, essenzialmente), ho seguito la sua carriera devotamente, fino alla sua morte. Intervistarla è stato per me uno dei più grandi privilegi della mia vita. E ciononostante, è stata sottovalutata per 60 anni, creduta più bella che intelligente. Una delle cose che mi disse nella nostra conversazione del 1997 fu: “la mia bellezza è stata la mia condanna, per così dire. Ha creato uno scudo impenetrabile che non ha mai permesso agli altri di vedermi per quello che ero.” Credo che tutti noi viviamo dietro questo scudo, ognuno con la sua condanna, e che cercare di andare oltre sia davvero il lavoro di un’esistenza.”
Le sue scoperte nel campo delle radiotrasmissioni sono servite a sviluppare nuove tecnologie e addirittura a gettare le basi per l’avvento del Wi-Fi. Perciò, lettore, vent’anni dopo la morte di Hedy Lamarr, sappi che ti è possibile leggere questa storia di bellezza e meraviglia anche grazie alla mente ancor più bella della donna più bella del mondo. Ringraziala.
Marzia Figliolia
Vedi anche: Tammurriata nera: racconto in musica del dopoguerra