Killer clown: la tetra storia di John Wayne Gacy
I vicini diranno:“Sembrava una persona normale”. Ed è proprio quanto dissero i vicini di Gacy, dirigente d’azienda, persona brillante e nel tempo libero clown alle feste per bambini, nonché pittore. Con una passione per gli omicidi, però.
Nessuno avrebbe mai immaginato che tra la cantina dell’abitazione di Gacy e il suo giardino vi fossero occultate ben 33 vittime. Uomo riservato, brillante e indefesso lavoratore, nel tempo libero indossava le vesti di Pogo il clown, per divertire i bambini. Nonostante fosse un tipo socievole e assolutamente insospettabile fu condannato a morte e giustiziato con un’iniezione letale nel 1994.
Questa è la storia di Gacy: un’infanzia difficile, picchiato ripetutamente dal padre, molestato da un amico di famiglia. Sposatosi trova lavoro grazie all’aiuto del suocero, inizia a fare carriera. Intorno ai trent’anni iniziano i primi segnali di omosessualità latente di Gacy: a lavoro socializza solo con dipendenti di sesso maschile, fino talvolta a molestarli. La soluzione a tale problema era semplice, bastava addurre la scusa dello scherzo per eliminare ogni dubbio… ma in realtà non era così.
È dal 1967 che Gacy inizia a molestare adolescenti. Le vittime sono spesso di giovanissima età, vengono attirate nella sua abitazione con diverse scuse, fatte ubriacare e molestate. Molteplici furono le denunce a carico di Gacy che difendeva la propria innocenza chiedendo lui stesso di essere sottoposto al test della macchina della verità. I risultati dei test riportarono che, ovviamente, lui mentiva. Iniziarono anche i primi esami psichiatrici, Gacy presentava personalità asociale, ma i medici credevano che a ogni modo essendo sano di mente avrebbe potuto affrontare i processi.
Dopo 18 mesi di detenzione Gacy viene rimesso in libertà. Cambia città ma non cambia vita. Continua a essere accusato di molestia su minore, ma in mancanza di testimoni le accuse cadono. La svolta avviene nel 1972 quando diventa un serial killer. Le vittime sono tutti giovani ragazzi squattrinati che lavorano nella sua azienda; le modalità degli omicidi solitamente le stesse: incontro nella villa di Gacy, al giovane malcapitato viene offerto alcol fino a ubriacarsi, poi ucciso, molestato e il suo cadavere occultato. In garage, in giardino. A seguito del divorzio dalla seconda moglie gli assassini di Gacy divennero più frequenti: aveva l’intera villa a disposizione in ogni momento.
La svolta vi fu con la scomparsa di Robert Piest. Il giovane aveva raccontato alla famiglia che avrebbe dovuto incontrare Gacy, il quale gli aveva offerto un posto di lavoro. Essendo presumibilmente l’ultimo ad aver visto il giovane la polizia si recò alla villa di Gacy. Nell’abitazione aleggiava un odore nauseabondo. Il proprietario si appellava ai problemi frequenti alle fognature ma la polizia riconobbe il tanfo dei cadaveri in putrefazione.
Gacy fu immediatamente arrestato e nonostante cercasse di invocare l’infermità mentale asserendo che gli omicidi fossero colpa del suo alter ego, il malvagio Jack, non convinse mai gli psichiatri. Nel 1980 fu riconosciuto colpevole di plurimo omicidio e condannato a morte.
Nasce qui la carriera artistica di Gacy, Pogo il clown. Durante i 14 anni passati nel braccio della morte Gacy si dedica alla pittura. Il suo soggetto preferito? Tendenzialmente se stesso. I quadri rappresentano per la maggior parte Pogo il clown, che triste e malinconico mostra il suo ghigno sulla tela. Mentre molti dei suoi quadri furono distrutti altri furono battuti all’asta raggiungendo addirittura il prezzo di 20mila dollari la singola tela.
Quando si dice che il confine tra genio e follia è estremamente labile…
Francesca Caianiello
Disegno di Sonia Giampaolo
Questa redazione ha un strano gusto per il macabro, leggi anche Erzsébet Bàthory: la bellezza ha il colore del sangue.