L’arte della Tarologia: quando la risposta è dentro di noi
Quando si parla di Tarocchi, è inevitabile correre col pensiero alla Cartomanzia, ovverosia alla predizione di eventi futuri attraverso la consultazione di carte divinatorie.
Meno nota ai più è invece la Tarologia, metodo di lettura attraverso cui una persona può conoscere meglio se stessa grazie all’interpretazione soggettiva dei simboli presenti nei Tarocchi. Tali simboli, contenuti nei cosiddetti Arcani – divisi in Maggiori e Minori – possono indurre in chi legge le carte determinate riflessioni o intuizioni, condurre alla consapevolezza di certi modi di fare e a una eventuale risoluzione dei conflitti personali.
“Ciascun Arcano, essendo uno specchio e non una verità di per sé, si tramuta in quello che tu ci vedi dentro”, scrive Alejandro Jodorowsky, noto drammaturgo e autore del saggio La via dei Tarocchi, citando a sua volta la poetessa e pittrice Leonora Carrington, appassionata come lui di carte da gioco.
Chi pratica la Tarologia, a differenza dei cartomanti, non chiede alle carte “Cosa succederà in futuro? Otterrò quel lavoro che tanto desidero? Quella persona mi amerà?”, ma domanda “Cosa posso fare io per ottenere quel lavoro? Come posso io far sì che quella persona ricambi il mio amore?”. Nella Tarologia la risposta non è da ricercare nell’Universo o nella volontà di un Ente Superiore, ma nella coscienza di chi consulta le carte, che è fondata, così come studiato da Jung in persona, sui modelli rappresentativi universali presenti negli Arcani stessi e che fanno parte di un inconscio collettivo che è, dunque, comune a tutti.
Lungi dall’essere strumenti finalizzati alla stregoneria, i Tarocchi sono finestre sull’anima, che insegnano a chi li pratica a essere parte attiva dell’esistenza umana, artefici del proprio destino e non semplici spettatori della vita. Ecco allora che la lettura delle carte diventa un momento di introspezione, di profonda connessione con l’Io interiore e di verità inespresse.
Claudia Moschetti
Vedi anche: La casuale verità ne “Il castello dei destini incrociati”