Sorrento Pride 2019, la penisola che non c’è (era)
Saggio cinese dice:
“Le persone che odiano sono come montagna, quando pioggia batte per molto tempo, montagna si logora e rimane con grosso buco”
Odiare chi ci fa del male è un sentimento che potremmo vedere come giustificabile, ma odiare perché qualcuno ha un differente modo di essere rispetto a noi è “come grossa montagna su cui batte pioggia”, ci logora dentro fino a farci diventare incompleti.
Oggi siamo al Sorrento Pride 2019, non farà il caldo del Napoli Pride, eppure ho la sensazione che stare così vicini a combattere per qualcosa manderà a fuoco la platea.
Come nasce l’idea del Sorrento Pride?
“Nasce a seguito della vicenda di Vincenzo e Beto, una coppia a cui fu impedito di celebrare la propria unione civile a Sorrento.
Si scatenò l’inferno, la stampa nazionale etichettò Sorrento e la sua amministrazione come città omofoba e molte persone del territorio si indignarono. Dopo un sit-in di protesta organizzato da Sannino di Arcigay Napoli decidemmo di fare qualcosa, e da questa rabbia nacque Buonvento tra le costiere, un collettivo che dopo il Pride si costituirà come associazione. Col sostegno degli amici e delle amiche di Pride Vesuvio rainbow abbiamo, quindi, deciso di dar vita a questa favolosa avventura”
Sto parlando con Gianluca Paudice, tra gli organizzatori del Pride, ci parlo io, ci parlate voi.
Che tipo di lavoro intraprenderete sul territorio sorrentino come associazione?
“Sorrento è una delle capitali mondiali del turismo, un territorio carico di bellezza ma anche di contraddizioni e disuguaglianze.
Vogliamo portare una ventata di aria nuova e di colore contro la calura di una mentalità che ancora opprime le vite e i corpi di tante persone.
Ci occuperemo in particolare di promuovere un turismo delle differenze, in un’ottica di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. “Buonvento” è anche un saluto che si fa tra marinai per augurarsi che tutto vada bene durante le traversate, ed è anche il nostro auspicio per il viaggio che inizia con questo Pride”
Quindi contate di riorganizzarlo nei prossimi anni?
“Sicuramente, ma non a breve, per il prossimo anno invece stiamo pensando di dar vita ad un Sorrento Pride Festival, una settimana di eventi culturali e aggregativi per continuare il percorso intrapreso quest’anno, e che potrebbe diventare un appuntamento fisso per il territorio e per i turisti che vorranno visitarlo”
Abbiamo calato il sipario, ci siamo raccontati come, quando e dove, ma non ci siamo ancora detti il “perché”, e io, che in penisola ci ho vissuto diciannove anni, questo perché lo conosco benissimo.
La penisola è un posto bellissimo, un gioiello super costoso che quando indossi una, due, tre volte, ti fa sentire ricca e valorizzata.
Ma se quel gioiello diventa la tua fede, rischi di vedere lo sporco che si annida nelle incisioni mentre il dorso brilla alla luce del sole.
Niente odio, niente polemica, solo realtà.
In penisola la comunità LGBTQ+ non esiste.
Quali reazioni ci sono state in penisola?
“Al di là di alcuni commenti molto spiacevoli, la penisola sorrentina si è rivelata molto più aperta e accogliente di quanto ci aspettassimo. In particolare con la campagna #MagnateOLimone siamo riusciti a generare empatia e a fare cambiare idea sul Pride a molte persone prima ostili alla manifestazione.
Sembra quasi che non esista una comunità LGBTQ+ che ci vive, la provincia tende a nascondere la diversità di una persona e a farla diventare qualcosa di indicibile, come se non si volesse macchiare un nome, un concetto di perfezione.
Come rispondi a un’affermazione del genere? Secondo te come vive il “diverso” in penisola?
A dire il vero le resistenze maggiori al Pride sono arrivate proprio da alcune persone LGBT+ non dichiarate che vivono qui in penisola, terrorizzate all’idea che questo vaso di Pandora venisse aperto. A queste persone voglio dire innanzitutto che le capisco: io stesso dopo il liceo sono “migrato” verso Bologna, e ci ho messo anni per accettarmi e vivere serenamente la mia sessualità. Si vive male, molto male se tutti ti considerano diverso, malato, perverso; ti convinci che sei contro natura, ti senti sporco, frustrato e inadeguato; cerchi di adeguarti, ti nascondi, provi a sopprimere una parte di te ma non ci riesci, e questo ti devasta nell’animo.
A queste stesse persone dico anche che i tempi sono cambiati, che la società è più inclusiva e che oggi possiamo e dobbiamo trovare il coraggio di uscire dall’armadio, di affrontare e vincere le nostre paure, di vivere finalmente alla luce del sole!
Le parole di Gianluca un po’ mi incupiscono, ma poi mi fanno arrabbiare. Per questa rabbia, io, noi de La Testata – TLI scendiamo in piazza e sfiliamo, e sì, a tutti quelli che diranno che saremo carnevaleschi, dico: cavolo, sì! Perché per farci notare, da sempre, in quelle “categorie discriminate”, abbiamo dovuto urlare fino a perdere la voce, e quindi noi urleremo, e se non vorreste ascoltare mi sa che vi dovrete magiare il limone.
Benedetta De Nicola
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