Amazzoni in skate: chi l’ha detto che le donne non sanno mantenersi in equilibrio?
Consigliamo la lettura dell’articolo con una canzone della bella Lauryn Hill – Doo-Wop. Poche chiacchiere e buona lettura, ragazzacce!
Siamo negli anni ‘50. Le strade della California sono piene di tavole a quattro ruote. I migliori ragazzacci americani sfrecciano per la periferia esercitandosi con i trick, mostrando i loro ollie o hardflip migliori per far innamorare le cheerleader del liceo. Siamo negli anni della Beat generation, negli anni della controcultura e della trasgressione. Negli anni delle sneakers consumate e delle tavole di legno.
Siamo agli esordi dello skateboarding, che nel giro di poco tempo fu considerato uno sport estremo. Nel 1963, infatti, venne progettato il primo skateboard professionale e, nello stesso anno, la madre patria di questo sport ospitò la prima gara della disciplina. Iniziarono i cosiddetti anni d’oro e a cavalcare l’onda furono personaggi come Tony Alva, Jay Adams, Stacy Peralta e la lista è ancora lunga.
Insomma, tutta roba da maschietti a quanto pare. E così era. Lo skate sembrava essere a quei tempi un tabù per il gentil sesso, qualcosa da non poter praticare se si aveva lo smalto fresco sulle unghie. Ma verso gli anni Novanta le cose cambiano. Anche le ragazzacce iniziano a svegliarsi mostrando un animo street e una grande propensione per il freestyle. Agguerritissimo, il gentil sesso irrompe su una scena tutta maschile, dando prova di grande tecnica e leggiadria, iniziando a mantenersi in equilibrio sulla tavola e rompendo tutti gli stereotipi, facendosi sentire addirittura nelle gare sportive.
Non se ne parla molto ma non sono poche le donne esperte nel settore delle ruote. Un esempio? Karen Jonz, in Brasile, è una delle prime classificate del vertical, una specialità dello skate; oppure la svedese Candy Jacobs, prima classificata per lo street. I nomi sono tanti, basti pensare a Lacey, una ragazza californiana originaria di Covia, che ad oggi viene considerata una delle migliori skater. Non è un caso infatti che a soli 15 anni la rivista The Skateboard Mag la elogi per la sua tecnica e maestria. Ma questi sono soltanto degli esempi. Anche per il delicato mondo femminile la lista è lunga e non ha nulla da invidiare a quella maschile.
È quindi facile capire che sono sempre di più le donne che ad oggi decidono di rompere gli stereotipi cercando di farsi largo tra gli uomini per trovare il loro posto nella società. E paradossalmente questo sport, da sempre etichettato come “roba da maschi”, è diventato un modo per riscattarsi.
A dimostrazione di ciò abbiamo l’opera di Ulrike Reinhard, un’attivista tedesca che nel 2015 ha fondato il primo skate park in un villaggio indiano per insegnare alle ragazze che non esistono schemi prestabiliti e che ogni donna può essere ciò che vuole, ignorando gli stereotipi della società. Cosa importante poi è che questo progetto è aperto anche ai maschi perché il loro obbiettivo è unire, non dividere.
Anche in Afghanistan poi, dove poche donne guidano l’auto, dove andare in bicicletta è un tabù, lo skate è arrivato per cercare di abbattere i pregiudizi di genere, insegnando alle bambine e ai bambini che si può essere chi si vuole e che non c’è una “cosa da maschi” e una “cosa da femmine”.
Lo skate dà la possibilità di mettersi in gioco. Paradossalmente, nel ventunesimo secolo è diventato uno strumento di emancipazione femminile, dove si cerca di superare gli ostacoli e i tabù della società e con il quale si cerca di far capire che la donna non ha nessun limite.
E quindi mettetevi in gioco praticando quel che più vi piace. Non abbiate paura dei pregiudizi, anzi. Dimostrate che lo smalto, a contatto con il vento sullo skate, si asciuga anche prima. Fate le ragazzacce se lo desiderate ma attente alle distorsioni… parola de La Testata!
Adele De Prisco