Avatar influencer: ecco chi sono i nuovi software che stanno sostituendo gli umani
Sempre più spesso giovani ragazze siedono ai front row e sono testimonial di campagne internazionali. Solo un cavillo: non sono esseri umani.
Nonoouri, Lil Miquela, Margot, Zhi, Shdu, nomi che presi da soli non ci dicono granché ma che nell’insieme rappresentano un fenomeno a tratti allarmante. Si tratta di ragazze giovani, bellissime ma con alcuni piccoli difetti, presenti a ogni evento mondano che si rispetti, e soprattutto sono avatar. Software creati ad hoc per sponsorizzare un brand, un hotel lusso a cinque stelle o anche soltanto per creare hype ad un evento.
Sempre più queste giovani influencer piacciono ai brand, i motivi sono semplici: non comportano problemi tipici di un qualsiasi altro essere umano, rispettano gli accordi perché appunto sono creati per rispettare tali impegni, possono essere velocemente da una parte all’altra del mondo, non comportano rischi riguardo la loro reputazione, non avendo ovviamente una vita extra-lavorativa.
Lil Miquela è tra le più seguite sulla piattaforma social Instagram, con 1,5 milioni di follower, ha all’attivo già collaborazioni con Chanel, Prada, Diesel e molti altri. Sul suo profilo IG si definisce una ragazza di diciannove anni di Los Angeles e posta ogni giorno foto intenta a fare cose che una qualsiasi diciannovenne farebbe: mangiare una pizza piuttosto che leggere un libro, ma anche partecipare a sfilate in giro per il mondo e collaborare con musicisti internazionali, come nel caso del dj Whethan.
Nonoouri è invece sempre presente agli eventi Dior, mentre Margot, Zhi e Shdu sono state le testimonial della nuova campagna di Balmain. Insomma tutte ben viste e molto volute dalle aziende, perché come afferma il fotografo Cameron James Wilson, creatore della modella Shudu, “se ti influenza e ti comunica contenuti interessanti, perché formalizzarsi sul concetto di realtà?”. Perché, giustamente, si chiede il fotografo inglese. In primis forse, perché le influencer e in generale tutto il mondo di internet, soprattutto la sfera social, ha un’ influenza, appunto, di enorme entità soprattutto sui più giovani, ragazzi che oggi sono disposti a tutto pur di apparire quanto più simili ai modelli che trovano proprio dal web, tanto che, stando alle ultime notizie, starebbe nascendo un fenomeno dai tratti davvero allarmanti: il cosiddetto fenomeno della Snapchat Dysmorphia. Sempre più giovani, teenagers tra i 16 e i 18 anni, si rivolgono a chirurghi estetici per avere viso e corpo come rappresentato dall’app, che non ha portato in voga solo le orecchie da cagnolino, ma anche alcuni piccoli miglioramenti estetici: viso più snello, pelle più liscia e labbra più carnose.
Il termine Snapchat Dysmorphia è stato coniato dallo scienziato Tijion Esho che ha inoltre specificato: “Oggi vediamo le foto di noi stessi attraverso le piattaforme sociali che usiamo, il che probabilmente ci rende più critici nei confronti di noi stessi. Le versioni filtrate da Snapchat di sé stesse come punti di riferimento vanno bene. Il pericolo è quando questo non è solo un punto di riferimento, ma diventa come il paziente vede se stesso, o il paziente vuole apparire esattamente come quell’immagine”.
Inoltre, se a questi dati si aggiunge che, come emerso da un rapporto del 2015 dell’Ufficio Nazionale di Statistica, oltre un quarto degli adolescenti che usano i social media per più di tre ore al giorno hanno riscontrato problemi legati alla salute mentale, appare chiaro in che modo un fenomeno come quello delle avatar influencer, possa creare non pochi problemi ai cosiddetti millennials.
In un mondo, infatti, dove già fare i conti con la propria realtà, quando essa non è alterata da app specifiche, crea non pochi problemi ai giovani di oggi, figuriamoci cosa significherebbe rapportarsi con dei robot che non andranno mai incontro a problemi di peso, acne, invecchiamento, e che quindi creeranno dei modelli di pura perfezione con cui fare un raffronto.
Carlotta Maschio