Dodici anni fa ci lasciava André Gorz
Filosofo e giornalista francese, fondatore dell’ecologia politica, dodici anni fa decise di lasciarsi andare tra le braccia della morte per un motivo profondissimo: l’impossibilità di vivere senza la donna della sua vita, Dorine.
Il suicidio sembra un elemento appartenente solo alla letteratura, alle storie del romanticismo ottocentesco, o alle anime incomprese dello scorso secolo. Eppure, il suicidio è stata la scelta di André Gorz, il 22 settembre del 2007.
Il suicidio di André Gorz è un suicidio meditato, nato da una riflessione profonda, dall’analisi di quelli che non sono solo i moti della mente, ma soprattutto quelli del cuore.Di André Gorz che è stato filosofo, giornalista, fondatore de Le Nouvel Observateur, ancor più che conoscere dei meriti in vita, è interessante conoscere le motivazioni che lo hanno spinto a scegliere la morte.
André Gorz ha amato per tutta la vita sua moglie, Dorine Keir, l’ha amata profondamente, senza riserve, era la donna che non abitava solo una stanza del suo cuore, ma tutto il suo vivere. Vivono insieme felicemente, per sessanta lunghi anni, che per gli innamorati restano sempre solo un attimo, perché per chi ama il tempo non basta mai. Poi però, la notizia indesiderata: Dorine si ammala gravemente e per il suo male non esiste cura.
Nel 2006, stremato dalle sofferenze e col cuore leso che ha solo chi vede soffrire e sfiorire la persona che ama, Gorz pubblica Lettera a D. storia di un amore, una vera e propria ode dedicata alla sua Dorine. Nell’incipit della prima lettera ci sono le parole dedicate dal filosofo alla sua amata, subito dopo esser venuto a conoscenza della sua malattia:
“Stai per compiere ottantadue anni. Sei rimpicciolita di sei centimetri, non pesi che quarantacinque chili e sei sempre bella, elegante e desiderabile. Sono cinquantotto anni che viviamo insieme e ti amo più che mai. Porto di nuovo in fondo al petto un vuoto divorante che solo il calore del tuo corpo contro il mio riempie.”
Gli occhi dell’amore. Una vita intera passata a desiderare sempre e solo la sua Dorine, la voragine straziante che apre nel petto di chi sa che è destinato a perdere la propria ragione di vita. Un amore vero, sincero, che brucia tutto attorno e non resta nulla.
Il nulla. Ciò a cui sarebbe stato destinato Gorz una volta persa la sua Dorine. La metamorfosi nell’oblio.
E così è necessario aggiungere un dettaglio importante a questa storia: i due sono morti insieme. Suicidi. Perché un amore così puro e profondo porta con sé il fardello dell’impossibilità di vivere in mancanza dell’altro. Nella conclusione del volume dedicato alla moglie, Gorz aveva espresso più volte il rifiuto, l’impossibilità di vivere senza l’altro.
E così i due hanno deciso di abbracciare la morte insieme, il 22 settembre del 2007.
Nell’impossibilità di immaginare solo il pensiero di vivere l’uno senza l’altra, i due coniugi hanno deciso di congedarsi dalla vita, insieme. Sono stati ritrovati così la mattina del 22 settembre stesi sul loro letto, nella loro camera, privi di vita, mano nella mano. Sulla porta della loro abitazione avevano affisso un cartello con su scritto “avvisare la gendarmeria”.
Amore e morte è un binomio che non appartiene solo al mondo delle arti, ma anche alla vita. E Gorz, da grande filosofo, sapeva che la vita è la principale forma d’arte. Dorine? La sua musa. Non sarebbe mai stato possibile concepire la vita senza di lei.
Francesca Caianiello