Il lusso di avere le mestruazioni
Il barone Rosso, il marchese, l’ospite a casa, Giorgio, le mie cose, Ivo il cattivo: ogni ragazza ha un nome in codice per il proprio ciclo mestruale, per poterne parlare in pubblico senza risultare sconveniente.
Infatti, le bambine sono abituate da subito a tenerle nascoste, quasi a vergognarsene. In alcune culture la donna viene addirittura allontanata dalle attività quotidiane perché ritenuta impura: nella cultura islamica e in quella ebraico-ortodossa sono previsti dei riti da compiere prima e dopo il sanguinamento, in alcune tribù del Nepal la donna viene confinata in una tenda di fortuna, mentre in Italia veniva esclusa da alcune attività quotidiane, come la salatura dei cibi nel nord Italia o la mietitura del grano al sud.
Se solo l’idea di sanguinare dalla vagina può fare schifo – e mi rivolgo ai maschietti – provate a immaginare quanto debba impressionare noi ragazze. Pensate che shock dev’essere per una bambina di dieci anni affrontare una settimana di dolori e sangue. D’improvviso si ritrova a essere grande, vorrebbe fare il bagno al mare con i suoi amici ma non può. Come lo spiega che non può fare il bagno ai suoi amichetti? “Di’ che hai mal d’orecchio”, perché si sa che col mal d’orecchio non si può fare il bagno. Ed ecco che il primo passo verso l’omertà e l’emarginazione è fatto.
Il secondo passo è nascondere gli assorbenti, vergognarsi quando si intravedono nella borsa, infilarli furtivamente nella manica o in tasca prima di andare in bagno. Per non parlare degli assorbenti interni, vero spauracchio per gli uomini. Gli assorbenti interni sono dei tamponi di ovatta o cotone che si infilano all’interno dell’utero, dove assorbono le secrezioni vaginali. Entrambi questi escamotage aggiungono ulteriori disagi e fastidi. Indossare l’assorbente esterno è scomodo, umido, spiacevole. Quello interno è più comodo, ma entrambi costituiscono l’ambiente ideale – caldo e umido – per la proliferazione dei batteri. Da qualche anno si sta diffondendo la coppetta mestruale: in silicone medicale, completamente asettico, aderisce morbidamente alle pareti della vagina raccogliendo i fluidi piuttosto che assorbendoli. In questo modo non altera il microambiente interno all’utero, lasciando intatto il pH e i batteri che fanno da barriera contro gli agenti esterni.
Il ciclo mestruale è quella serie di cambiamenti fisici e ormonali che una femmina affronta con cadenza approssimativamente mensile per accogliere una eventuale gravidanza. Se non avviene la fecondazione della cellula uovo da parte dello spermatozoo, ecco che bisogna buttare tutto e ricominciare da capo.
L’interno dell’utero è rivestito di una mucosa, l’endometrio, che durante l’ovulazione si arricchisce di glicogeno e grassi, per fornire nutrimento all’eventuale embrione. Nel caso in cui non avvenga la fecondazione, la parte superficiale dell’endometrio si sfalda lasciando scoperti i vasi sanguigni sottostanti. Impiegheranno circa cinque giorni a risanarsi, durante i quali lasceranno scorrere sangue assieme ai residui necrotici dell’endometrio, che si ricostituirà per ricominciare nuovamente il ciclo. Questi cambiamenti sono guidati principalmente da estrogeni e progesterone, ormoni prodotti dalle ovaie grazie ai fattori stimolanti rilasciati dall’ipofisi e dall’ipotalamo. Per questo motivo la donna è soggetta a repentini cambi d’umore prima e durante le mestruazioni. Al termine dell’emorragia la femmina è nella condizione psicofisica migliore, si sente bella, carica, energica. Sempre merito degli ormoni. Forti eh?
S’intuisce che non è di certo una scelta delle donne avere le mestruazioni, così come lo è comprarsi un televisore. Dunque perché tassare gli assorbenti al pari dei beni di lusso?
Il governo irlandese ha esteso a tutto il Paese la campagna contro la “tampon poverty“, distribuendo assorbenti nelle scuole e nelle università; una campagna simile è in atto dal 2011 in Kenya in collaborazione con ZanaAfrica. La Spagna abbasserà la tassa sugli assorbenti femminili dal 10% al 4% a partire dal prossimo anno, pari quindi ad altri beni di prima necessità. In maniera simile anche USA, Canada, Australia, India, Francia, Gran Bretagna hanno agevolato l’acquisto declassando i tamponi igienici a beni di prima necessità. L’Italia è uno dei pochi Paesi europei, assieme a Ungheria, Svezia e Norvegia, in cui i prodotti igienico-sanitari femminili sono tassati come bene di lusso al 22% al pari quindi di apparecchi informatici, mobili, abbigliamento, acqua minerale in bottiglia. Nonostante la proposta di detassare i tamponi sia stata avanzata nel 2016, al giorno d’oggi ancora nulla si è mosso in questa direzione. Anzi, è stato oggetto di umorismo: alla richiesta di spiegazioni un esponente del partito al governo ha invitato le donne italiane a usare la coppetta piuttosto che gli assorbenti, essendo questa più ecologica. Infatti una coppetta mestruale può essere utilizzata per 15 anni senza riscontrare la necessità di sostituirla, con un impatto ambientale nullo dal momento che viene sterilizzata in acqua bollente prima e dopo le mestruazioni. Perché dunque non tassarla come bene di prima necessità o distribuirla gratuitamente alle donne in età fertile? Posso assicurare che nessuna donna considera le mestruazioni un lusso, lungi dall’acquisto di un cellulare o di un paio di scarpe.
In tutto questo, se si chiamassero flaffole e non mestruazioni sarebbero più simpatiche. Mestruazioni è un termine così difficile da pronunciare, una bambina neanche lo ricorda per i primi mesi. E poi suona così antipatico. Se invece si chiamassero flaffole, meglio no? Più semplice, più sofficioso, quasi carino e coccoloso. “Ho le flaffole” suona molto più consolatorio e meno doloroso. Ma rimane tassato al 22%.
Marta Maresca
Quanti problemi per un po’ di normale sangue, quanti problemi anche per il sesso, la masturbazione e via discorrendo. Se vuoi leggere di più senza vergognarti della normalità, allora clicca qui