Le nuove 5W: binari per un futuro incerto o strumenti dei profeti di domani?
Come sono cambiate le storiche cinque W del giornalismo applicate alla vita di tutti i giorni e in quali direzioni ci porteranno?
Un tempo c’erano le cinque W, capisaldi di un buon articolo giornalistico: Where? (Dove?), When? (Quando?),Who? (Chi?), What? (Cosa?), Why? (Perché?). Bastava rispondere a queste cinque domande, in un articolo, come nella vita di tutti i giorni, et voilà, il gioco era fatto, senza preoccuparsi troppo dell’How? (Come?). Perché in fondo erano domande concrete a cui servivano risposte altrettanto concrete. Erano regole precise, rigorose, che davano paletti entro cui muoversi, entro cui costruire la propria esistenza. Costituivano binari, linee guida da seguire in maniera obbligata, negli studi, nel lavoro, nei rapporti umani e sociali.
Ebbene, oggi quelle cinque W non esistono più. Le nuove generazioni, dai Millennials in poi tanto per capirci, le hanno sostituite con qualcos’altro, con altre W, che questa volta significano libertà di movimento, creatività per immaginare l’inconcepibile, futuro. Oggi il Where? si chiama Web, anzi World Wide Web, con ben tre W, quasi a voler racchiudere tutti i Where? di una volta. Se poni oggi la domanda “Dove?”, la risposta è sempre la stessa: “su internet!”. Oggi i What?, i contenuti, viaggiano su onde invisibili chiamate Wireless, un’altra W che non percepiamo con i nostri occhi, ma che sappiamo essere tutt’intorno a noi, tanto da chiederci preoccupati se, trovarsi nel mezzo di questi flussi eterei di dati, potrebbe nuocere in qualche modo alla salute. A queste prime W aggiungiamo le parole e chi le scrive, i Who?. Parole finalmente liberatesi dalla costrizione bidimensionale dei quotidiani e dei libri, per trovare casa nei blog dei WIP (Web Important People). Lo so, questa me la sono proprio inventata di sana pianta, ma tant’è, ci siamo capiti, e saliamo a tre: tre W impalpabili e virtuali, tutt’altro che concrete, così com’è la quarta W, quella dei Wishes, i desideri, gli odierni Why?. Se prima i desideri erano metter su casa e famiglia e procurarsi un lavoro stabile, adeguandosi a una sorta di conformato “movimento di massa”, oggi le ambizioni sono più legate alla visibilità sui social, allo status, all’individualismo e alla volontà di emergere dalla massa. Che ciò venga fatto con grandi idee e start-up geniali o con una comparsata di quindici minuti all’Isola dei Famosi, poco conta. Insomma, a ancora una volta non ci si preoccupa troppo dell’How?.
Perché queste nuove regole, queste nuove W, regalano sì la libertà di essere creativi e di spaziare potenzialmente all’infinito, ma ci consegnano anche il trionfo della mediocrità e della precarietà, nel momento in cui non si ha l’intelligenza o la coscienza per saperne fare buon uso: e quindi ci danno anche la loro parte più oscura, il Dark Web e la pedopornografia a portata di mano; ci danno malware e spyware da cui non sappiamo proteggerci e che rischiano di distruggere la nostra minuscola vita, tutta contenuta in quella scatoletta che ci portiamo appresso; danno titoli di studio poco spendibili perché frutto di insegnamenti mediocri e fanno arrivare senza le idee chiare all’ultima W, il Work, o meglio, oggi dovremmo chiamarlo il non-Work, visto il periodo di crisi in cui viviamo (eccolo il When?) o, quando va bene, l’alternative-Work, perché anche il lavoro sta cambiando, fatto sempre più da homeworking ed e-commerce, freelance e lavoro a chiamata e dalle suddette start-up frutto di intuizioni più o meno illuminate.
Oggi si pensa di sapere tutto, ma in realtà non si sa fare niente. La conoscenza diventa puro nozionismo da Wikipedia (ops… un’altra W) e abilità da tutorial online, dove ogni cosa riesce sempre perfetta e poi, quando ci riprovi a casa, qualcosa è destinato ad andare storto e finisci per rinunciare del tutto.
E allora, come diceva un vecchio programma di Wrestling (quella sì che era una grande W!), “don’t try this at home!”. Non provarci! Non farlo! Perché non hai l’esperienza derivata dalla pratica. Perché non comprendi quanto potere hai e di conseguenza lo sprechi o lo usi nel modo sbagliato. Perché tieni in una mano una navicella spaziale e la usi per mettere like sulle pagine di influencer che sbandierano i loro baby-vip come merce al mercato.
Ma allora siamo destinati a rinunciare e a rassegnarci all’idea che per le prossime generazioni sarà inevitabilmente una spirale discendente? Che possiederanno 1.000 ma useranno 1? Che avranno mezzi e tecnologie che i loro padri e nonni neanche potevano immaginare e non saranno in grado di valorizzarli? Saranno generazioni con mille Wishes ma con nessuna speranza di Win, di vincere nella vita?
Non è così, ovviamente, perché per mille di questi, ce n’è uno che comprende, che emerge realmente dalla massa e alza la testa dallo schermo, consapevole di ciò che il passato gli ha lasciato, di ciò che l’oggi gli mette a disposizione e di come può usarli entrambi per il futuro di tutti. Queste mosche bianche saranno la salvezza delle nuove generazioni, i nuovi Jobs e Musk, i nuovi Gandhi e King, i nuovi Lennon e Marley, ciascuno farà la sua parte nel proprio campo.
Saranno loro a capire ciò che conta veramente e a diventare i profeti di domani, proprio utilizzando le nuove regole, le nuove W: predicheranno la nuova dottrina sul Web, connettendosi via Wireless al mondo intero, forti del loro essere WIP con milioni di adepti che dimostrano apprezzamento con un semplice pollice alzato. Mostreranno Wishes nuovi e diversi, durevoli e ambiziosi non per il singolo individuo ma per l’umanità tutta. Ma per fare ciò, il loro Work sarà arduo e faticoso più che in passato, perché il lato oscuro che si nasconde nelle nuove regole è duro da contrastare e abbattere. Ma, forse, quando finalmente ci riusciranno, le nuove W saranno già obsolete e verranno soppiantate da qualcos’altro, da ulteriori W. E dobbiamo solo augurarci che non siano le W di Weapons e War.
Luca Rinaldi