Nelle puntate precedenti: Love, death + robots
Distopia, distopia canaglia.
In molti ricorderanno Animatrix (anno 2003), la raccolta di racconti audiovisivi in cui il filo conduttore era almeno un elemento ricollegabile alla rivoluzionaria saga cinematografica Matrix: la vita è tutta una proiezione virtuale di questo gigantesco elaboratore, noi umani siamo diventati la pila con la quale le macchine si ricaricano e altre gioie dei tempi che verranno.
Questo Love, Death + Robots (2019) me lo ha ricordato molto, per le numerose espressioni di futuri distopici e non proprio radiosi. Il filo conduttore? Beh, il titolo è riduttivo, perché si sarebbe dovuto chiamare “amore, morte, robot, nudità, mostri, maleparole, mazzate, nudità, leggende, sangue, nonsense + nudità”. Oltre alle meraviglie visive sopracitate, spesso c’è pure una tematica, superficiale o sotterranea.
18 episodi, scollegati tra loro in quanto a trama ma pervasi dalla stessa distopia, che quindi compongono questa antologia targata Netflix – chiamata “Volume 1”, perciò si presuppone ci siano altri episodi animati là fuori –, rapidi (17 minuti al massimo) o rapidissimi (la puntata più breve dura 7 minuti), in computer grafica, a cartone animato o in live-action con elementi computerizzati.
E recensirli uno a uno, nel dettaglio, credo tolga lo sfizio di vederseli, giacché durerebbe più la recensione alla serie che la visione della serie stessa. Ma non posso manco finirla qui e liquidarvi con un semplice “guardatela”. Allora mi butto sul format “In Poche Parole”, riportandovi il nome della puntata e un suo dettaglio succulento, per solleticarvi la curiosità e convincervi a provare almeno qualche puntata di questo sfizio su teleschermo. Però prima devo parlare agli altri recensori.
Cari colleghi, lo sappiamo che il nostro amore per le serie tv ci spingerebbe a raccontare le storie come fa un nonno che non vede il nipote dall’ultima mazzetta settimanale ricevuta: abbiamo notato tutti la scritta “Jesus Saves” sul cappellino del cadavere nella puntata Tre robot che fa tanto ironia della fede perché siamo very sympa, la frase-meme “Surprise, motherf*cker!” detta dall’avversario di Sonnie nell’omonima puntata perché siamo gggiovani e possessori della cattedra in webcultura, e la testa di Zima come quelle sull’Isola di Pasqua per fare un parallelo cultural-misterioso perché in fondo siamo artisti mancati poiché il mondo attuale non ci capisce. Però cerchiamo di limitarci a invogliare alla visione, non a far vedere quanto siamo bravi. Io mo’ ci provo così:
Tre robot: un trio male assortito di robot girovaga tra le strade di un mondo post-apocalittico. Un Wall-e imbottito di cinismo.
Oltre l’aquila: quante probabilità ci sono di rincontrarsi nello spazio infinito? Appunto. L’illusione, in questo straziante racconto in CGI.
L’era Glaciale: puntata “in carne e ossa” che ricorda molto la puntata di halloween dei Simpson in cui Lisa ricrea la vita di una minuscola popolazione.
Il vantaggio di Sonnie: un combattimento tra Pokemon ma con più mazzate di morte e tematica violenza sulle donne che ben si addice alla puntata.
Il dominio dello yogurt: una pupazzosa e folle testimonianza di come sarebbe la Terra se salisse al potere lo yogurt (ma proprio il vasetto con i fermenti dentro…).
La guerra segreta: è una campagna di Russia, però contro i ghoul.
Il succhia-anime: un cartoon su Dracula come se fosse scritto dai ragazzacci della Mondo Media (quelli di Happy Tree Friends), per stile, doppi sensi e il sangue.
La testimone: un imprevedibile racconto ciclico in live action con un uso interessante di telecamere fisse e tanti, troppi, mammaiutami, colori fluo ed effetti psichedelici.
Tute meccanizzate: come se il videogioco Team Fortress e il finale del film Howard e il destino del mondo avessero figliato.
Buona caccia: l’antica leggenda cinese degli “spiriti volpe”, in una storia animata di amore e steampunk.
La discarica: Up! della Disney più scorretto, con un vecchio ubriacone e il suo adorato animale di monnezza.
Muta-forma: l’America contro i talebani che sfodera la sua arma di distruzione di massa: i lupi mannari.
La notte dei pesci: un introspettivo e immaginifico fumetto animato (come tecnica di disegno, intendo).
Dare una mano: Gravity completamente fatto al computer. E capirete con dolore il perché del titolo “helping hand”.
Alternative storiche: “e se Hitler fosse morto da giovane?”. Le 6 strampalate, morbidose e quindi irresistibili alternative della storia a tale quesito in forma di presentazione di App.
Dolci tredici anni: una gioia per gli amanti degli scontri intergalattici. E dell’animazione computerizzata: ci ho messo un po’ a capire che fosse TUTTO fatto al pc.
Punto cieco: un pezzo di Mad Max ironizzato, disegnato e poi animato.
Zima Blue: l’evoluzione, in ogni senso, di un artista alla ricerca della perfezione, in questo corto animato molto retrò e con elementi 3D.
Durano poco, le puntate di questa nuova antologia, quindi potete seguirne anche una sola alla volta mentre vi fate la barba e vi preparate ad affrontare la giornata con ottimismo o prima di prendere sonno e conciliare così sogni d’oro. Se avete la gioia di vivere di Ken il Guerriero, solitario e in un mondo scapestrato.
Antonio Liccardo
disegno di Alberto De Vito Piscicelli