Terapia di coppia per amanti: ossimori ed altre scomode verità
Diego De Silva, un autore tutto italiano – e soprattutto napoletano – si fa portavoce, da diversi anni, di una letteratura analitica dei sentimenti. Quanto mai attuale è la sua disamina, dissacrante e talvolta commovente, delle dinamiche amorose della contemporaneità, contraddittorie e poco rassicuranti. Il libro Terapia di coppia per amanti è un piacevole romanzo, ma anche un saggio acuto e realistico che scava nel concetto moderno di “coppia”.
Quando i romanzi si propongono di raccontare vicende amorose, due leggeri brividi corrono lungo la schiena dei lettori: uno di speranza, l’altro di scetticismo. Quando poi si parla di amore e tempi moderni, i brividi si fanno veri e propri spasmi. Affermare che il romanzo d’amore sia inflazionato, infatti, è un ingenuo eufemismo. E, per quanto sia sempre in auge, diventa sempre più difficile riuscire a trovarvi qualcosa di nuovo, una voce diversa.
Terapia di coppia per amanti è un libro che, probabilmente, non avrei mai letto, se non mi fosse stato consigliato e prestato da una cara amica. Un’amica che insegna italiano, colta, con una passione per il greco e la Grecia e ottime letture come fagotto in spalla. Lo spasmo di scetticismo era quasi un tic, irrefrenabile e concitato, mentre lo prendevo dalle sue mani per metterlo nello zaino. “Chissà cosa mi ha appioppato”, ho pensato, tutte le mie barriere belle alte, sprangate con tanto di pregiudizi. “Ho appena finito un Carver splendido, mo’ mi devo intossicare con questo napoletano che scrive di amanti e coppie e sentimentalismi! Pfui!” continuava beceramente il mio cervello, ormai completamente perso nei meandri del suo snobismo. Fortunatamente, il bipolarismo non clinico, ma prettamente umorale, dà a chi ne soffre la possibilità di pensare tutto ed il contrario di tutto. Vedere sempre ogni lato di una faccenda, prendere in esame ogni prospettiva esistente, non importa quanto contraddittoria rispetto alle altre.
E dunque, potevo mai essere io – donna e lettrice caotica – a lasciarmi vincere da un preconcetto? Assolutamente no. Ho cominciato la mia lettura di De Silva la mattina del giorno successivo al prestito, accompagnandola con un caffè ed il panorama del golfo di Napoli. Sì, Napoli va accompagnata da altra Napoli, questo è un luogo comune nel quale si sta bene, la gran parte delle volte. Ero in pieno spirito polemico nei confronti della me stessa della sera precedente, un momento di auto-contestazione puro.
L’intreccio del libro è bello, la trama già sentita ma con un twist paradossale, esilarante. Viviana e Modesto sono una coppia di amanti, legati da una sessualità viva e profonda, da un sentimento forte che resiste l’azione del tempo. Entrambi sono legati a matrimoni falliti, senza più smalto, scoloriti come panni vecchi. La loro relazione, dopo tre anni di frequentazione segreta e sotterfugi, diventa improvvisamente difficile, tormentata. È qui che le capacità descrittive ed analitiche di De Silva si mostrano, nella loro vasta gamma di sfumature. Viviana e Modesto sono dipinti con pennellate potenti, acriliche, nelle loro accese discussioni e nei loro miseri, disperati capricci. Entrambi orgogliosi, arroccati su posizioni infantili, spesso anche difficilmente condivisibili, sono realistici, umani. La loro storia non è ideale, né perfetta, essi possono talvolta risultarci odiosi, incomprensibili. L’amore nato fra di loro non ci sembra sano, maturo, ma un’accozzaglia di impeti e rimproveri, le loro nature – una sensibile e lunatica, l’altra scanzonata e affettuosa – in contrasto irredimibile tra di loro. “Ma come fanno questi due ad amarsi? Come potrà mai andare a finire tutto ciò?”, ci chiediamo. Non sapendolo neanche loro due, infatti,decidono di portare il loro rapporto illecito da un terapista, protocollo di norma utilizzato da sposi o coppie “ufficiali” in periodi di crisi nera.
Non li capiamo molto bene, Viviana e Modesto, ci sembrano due pazzi squinternati pronti per essere internati, i loro repentini cambi d’umore e di idee, le loro scaramucce, tuttavia, ci prendono. Siamo innervositi, divertiti ed avvinti. Modesto è uno stronzo leggermente maschilista, Viviana una donna contorta e forse un po’ troppo“femmina”, nel senso peggiore che il termine implica, ma le loro interazioni e personalità sono argento vivo, frizzanti, fresche.
L’amore in ortodosso, indefinibile, lontano da ogni rassicurante dogma conservatore è il protagonista del romanzo, ritratto della nostra epoca impietoso ma bonario. Perché, in qualche modo, l’amore comunque trionfa, ma non abbiamo propriamente un lieto fine, né una fine di alcun genere. De Silva ci piazza, scomodamente, su una varchetella, una scialuppa in mezzo al mare, e ci lascia lì, mentre intravediamo la riva ma non sappiamo se ci arriveremo, né come ci arriveremo. Siamo in balia. And it’s one hell of a ride.
Ancora una volta, buona lettura!
Sveva Di Palma