We admire what we are
Ammiriamo ciò che siamo, o meglio, l’insieme delle emozioni che confondono e turbano il nostro animo.
Vi sarà sicuramente capitato di entrare in un museo, attraversare una sala piena di dipinti ma essere stranamente colpiti da uno solo di questi e magari neppure il più prezioso.
Perché accade? Quale strana legge fa in modo che un dipinto possa attrarci tanto da farcene sentire quasi intrappolati?
La pittura, come la scultura, la musica, il teatro, il cinema, la fotografia e ogni altra forma d’arte hanno uno straordinario potere, una forza d’attrazione in grado di rapire l’animo del suo fruitore per liberarlo dalla razionale volontà e catapultarlo tra le ansie del suo subconscio, una forza purificatrice che abbatte le barriere create dalla mente e lascia spazio alle emozioni.
Una vera e propria catarsi è ciò che avviene quando un’opera d’arte riesce a penetrare nel nostro animo, fa a cazzotti con ciò che più temiamo e finalmente ce ne libera.
Si ci sente confusi, quasi storditi ma sollevati.
La consapevolezza di esser fuori dalle passioni incarnate dai personaggi nell’opera ci tranquillizza nel lasciarci andare, nell’affrontare i demoni che ci turbano e cercare finalmente la redenzione che bramiamo.
Oscar Wilde scrisse,
Esistono due modi per non apprezzare l’Arte.
Il primo consiste nel non apprezzarla.
Il secondo nell’apprezzarla con razionalità.
Tra le tante conseguenze dell’approccio emozionale ad un’opera d’arte è spesso citata la Sindrome di Stendhal, enunciata per la prima volta quando l’omonimo scrittore, nel 1817, descrisse i sintomi accusati dopo aver visitato la Chiesa di Santa Croce a Firenze. Un malessere temporaneo che gli produsse tachicardia, panico e disorientamento.
Un turbamento dovuto alla contemplazione della bellezza che può indurre, in persone particolarmente sensibili, a reazioni neurologiche intense.
Pare, però, che questa eccitazione emotiva abbia fondamenti scientifici e sia dovuta ai neuroni-specchio, scoperti negli anni ’90. Mediante il sistema specchio, infatti, noi tutti siamo in grado di comprendere ed imitare ciò che fanno gli altri. Riusciamo ad attivare un meccanismo empatico che ci aiuta a comprendere gli atteggiamenti di chi ci è intorno anche se questi non ci vengono spiegati. I neuroni-specchio ci permettono, in modo del tutto spontaneo, di capirci e relazionarci gli uni con gli altri. Allo stesso modo, secondo Giacomo Rizzolatti, neuroscienziato scopritore dei neuroni specchio:
“il bravo artista riesce in qualche modo, con la sua opera d’arte, a muovere i centri emozionali. In definitiva l’arte rende più forte l’empatia di chi la guarda, può mettere in moto processi imitativi”
Anna Russo