“Broduei, casi umani in teatro” allo ZTN
Ieri sera al Teatro ZTN è andata in scena la settima replica di Broduei, casi umani in teatro, spettacolo liberamente ispirato al cult metateatrale di Michael Frayn Rumori fuori scena e alla pellicola di Woody Allen Pallottole su Broadway. Maurizio Capuano, direttore artistico di Zona Teatro Naviganti, oltre che mente di questa dissacrante riscrittura, riporta a Napoli la sua creazione dopo l’esordio nel 2010 e la partecipazione al Festival D’Avignon Off.
Il giovanissimo cast di attori si è dovuto misurare con l’esilarante dietro le quinte della bizzarra compagnia di Sam, un campionario umano folle e fortemente stereotipato che a 24 ore dalla prima ci regala una spassosa carrellata di gag a sipario calato. I personaggi, come dei bozzetti scolpiti da disagi esistenziali, alcolismo, manie di protagonismo e isteria, raccontano il teatro come arte maieutica, una creatura restituita al pubblico dopo un lungo, faticoso travaglio. È un viaggio a tappe nelle stanze della coscienza umana, tra lo sguardo languido della frivola Monique, i soliloqui cerebrali del fanatico Tammy, la commiserazione ubriaca di Walter e il dialetto intimidatorio del mafioso Nick Soprano.
Ma una chiacchierata con il regista ci ha svelato di più…
Da cosa nasce questo spettacolo e qual è stata la chiave di lettura di Maurizio Capuano?
“È un omaggio a Woody Allen, che amo, e a Rumori fuori scena di Michael Frayn, di cui ho apprezzato anche il successivo adattamento cinematografico di Bogdanovich. L’idea era quella di mostrare gli imprevisti che si incontrano nel montaggio di uno spettacolo, poiché tutto ciò di cui fruisce il pubblico è soltanto la punta dell’iceberg di un lavoro molto più profondo e sedimentato, fatto di fatica e compromessi, spesso difficili da accettare. È un lucido sguardo su quanto problematico sia fare teatro”.
È il terzo cast con cui hai messo in scena questo stesso spettacolo. Quanto è stato impegnativo lavorare su un testo così denso con attori così giovani?
“Si tratta del terzo cast, il primo è quello che ha partecipato al Festival d’Avignon Off nel 2011, con la regia di Giovanni Merano, un mio collega d’accademia. Broduei nasce nel 2010, ha vinto dei premi qui a Napoli prima di volare in Francia, dove ha riscontrato un discreto successo, nonostante fosse sovratitolato. È stato con il secondo cast che mi sono sporcato le mani cimentandomi nella regia. Quest’anno ho trovato molto meno faticoso e più stimolante lavorare con i miei allievi – contrariamente a quanto si possa pensare, vista la loro giovane età – perché meno esperienza dell’attore si traduce in maggior facilità nella costruzione del personaggio. Un artista più maturo, per quanto possa offrire una performance di qualità, è già formato, quindi sovrastrutturato.
Broduei è interamente costruito sui personaggi, piuttosto che su una storia. Trovo che la parte più interessante di un’opera teatrale sia offrire agli attori la possibilità di creare un ruolo, caratterizzarlo e dargli vita propria sul palco. Per quanto i personaggi comici e/o umoristici possano sembrare bidimensionali, spesso nascondono storie forti, tristi, dietro l’apparente leggerezza e il fare sfacciato – vedi il giocatore d’azzardo seriale, l’attricetta che crede ingenuamente di essere una star, ma che manca di talento, l’attore stakanovista che non ha altra vita da raccontare oltre quelle quattro mura. Le tragedie non sono altro che commedie senza battute, se si eliminano l’arguzia dei dialoghi e il riso, ti accorgi quanta tragedia c’è nelle storie di ciascun personaggio. Come diceva Totò “Il copione della comicità è la miseria”: la fame, il bisogno di amore, il razzismo sono tutti temi risibili, che possono piegarsi alla comicità. E i miei ragazzi hanno dovuto imparare a lavorare proprio su questa materia tragica, scavare nella loro problematica coscienza, per poi riderne, senza mai però giudicarla. È un lavoro di continua maturazione, una crescita che ho potuto constatare replica dopo replica.
La sfida più grande era tenere alto il ritmo, evitando che al pubblico venisse svelato il gioco teatrale. La rapidità nello scambio serrato di battute era fondamentale. Loro hanno avuto alti e bassi ma se la sono giocata alla grande”.
Ci sono stati momenti, durante le prove, in cui i ragazzi hanno toccato gli stessi picchi di assurdità della compagnia di Sam?
“Ci sono stati dei momenti esilaranti, sì. Valeria Esposito è rimasta intrappolata nel personaggio di Monique diverse volte, sembrava che si fosse “scemunita” letteralmente! Durante le prove ho avuto spesso la sensazione di essere Sam alle prese con la sua strampalata compagnia di casi umani, perché alcuni degli allievi sono davvero alle prime armi, non conoscono la disciplina da palcoscenico, la stanno imparando adesso”.
Quali sono i prossimi progetti targati ZTN? Avete intenzione di portare questo e altri spettacoli fuori dal bunker?
“Certo, quest’anno abbiamo in cantiere 3 produzioni: Broduei, che adesso inizierà di nuovo a viaggiare da solo, il secondo è Inshalom o l’assurda partita, un altro spettacolo che ha avuto un ottimo riscontro in passato, che racconta, alla maniera di una black comedy, il conflitto israelo-palestinese attraverso gli occhi di un israeliano e di un palestinese che vivono sulla striscia di Gaza. E poi c’è Questo paradiso è un inferno, una commedia in vernacolo, programmata per aprile. In entrambi i progetti saranno sempre coinvolti gli allievi – non tutti, ma ovviamente selezionando quelli che meglio rispondono alle caratteristiche dei personaggi. Stiamo lavorando per far arrivare Broduei all’ A’Mbasciata e ad un teatro dei Colli Aminei, mentre abbiamo proposto la messa in scena di Inshalom all’Ex OPG, realtà molto sensibile alle tematiche socio-politiche.
Noi ci proviamo e continueremo a provarci. Siamo una compagnia giovane e abbiamo tante idee, tra cui anche la stesura di testi nostri, sempre in chiave comico-umoristica. Perché di questo si ciba il nostro teatro: pur trattando argomenti più impegnati, cerca sempre di far arrivare messaggi importanti strappando prima una risata al nostro pubblico.»
Francesca Eboli
Foto di Valeria Gentile