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Come vivere una vita nichilista

I più grandi autori e filosofi ci hanno sempre scoraggiato, facendoci realizzare che, nonostante la voglia umana di spiegarsi le cose intorno sé e gli avvenimenti della vita, sia impossibile trovare un vero senso ad essa. Ma cosa succederebbe se usassimo i loro insegnamenti a nostro favore?

Basta leggere qualche riga nicciana per arrivare a una nuova consapevolezza: Dio è morto e insieme a lui tutti i valori tradizionali che creavano l’universo. Dio è morto, e sei stato tu ad ucciderlo. E adesso? Non vogliamo ricadere nel tipico nichilismo passivo, vero, noi vogliamo sfruttare la consapevolezza del mancato senso della vita a nostro favore. Ma come?

Di risposte “semplici” non ce ne sono, anzi, di opportunità, adesso caduto il velo di Maya sull’assurdo dell’esistenza, se ne aprono davvero molte.

Nietzsche ci mostra come noi, in quanto uomini, tendiamo a diventare dei nichilisti incompleti, un modo di essere si manifesta nella creazione di nuove fedi, come il positivismo, il nazionalismo o il socialismo. Il vecchio Dio viene sostituiti con degli idoli che riempiono lo spazio metafisico precedente.

Ma il vero nichilista, quello che noi vogliamo diventare, distrugge in modo completo, insieme ai vecchi valori, tutto ciò che fa parte di un mondo metafisico o ideale. Ora vi starete immaginando un’ameba, un passivo alla vita, ma in realtà non è questo l’obiettivo del filosofo tedesco. Questo può essere sicuramente un momento di passaggio o transazione, ma lo stato di angoscia deve essere superato attraverso il piacere dell’eterno ritorno.

Nella visione nicciana, ogni momento del tempo, e quindi ogni esistenza singola in ogni suo attimo, possiede tutto intero il senso. L’attimo è eterno e l’oltre-uomo non si limita ad accettare e abbandonarsi alla ciclicità del tempo, ma vuole, sceglie e ama ciò che accade così come accade.

Se questa prospettiva vi sembra ancora un po’ angosciante, ve ne propongo un’altra che forse fa al caso vostro.

Il nichilista secondo Camus è, invece, un uomo in rivolta. Sempre sulla scia nicciana, propone un modo di vivere l’assurdità della vita da vero combattente. Chiama il nuovo nichilista, infatti, uomo in rivolta.

La rivolta libera l’uomo, lo rende combattivo verso una vita senza senso, verso una condizione ingiusta ed incomprensibile. L’uomo si ribella ai mali del mondo e alla sua stessa finitudine. Si rivolta contro il Dio crudele e silenzioso.

L’uomo si ribella, ma il suo non è un moto egoistico, anzi trascende da lui. È un moto di unione, di condivisione di una coscienza e di un destino comune begliuomini. La rivolta trova una dignità dell’esistenza che diventa tale quando l’appiglio per sfuggire alla mancanza di senso si trova proprio negli altri, nel “Noi siamo”.

Se vuoi essere nichilista, ma davvero, devi decidere: da un lato puoi divinizzare la tua individualità e vivere l’amor fati, dall’altra puoi creare nuove mete verso cui l’umanità deve tendere. A te la scelta.

 

 

Carolina Niglio

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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