Essere napoletani è meraviglioso
“Parto. Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo.”
(Stendhal)
Essere napoletano non è solo un’appartenenza geografica, essere napoletano è uno stile di vita, un modo diverso di guardare il mondo.
“Essere napoletano è meraviglioso” recita uno striscione esposto in Piazza San Domenico Maggiore. Sì, perché camminare per i vicoli del centro storico di Napoli, da San Gregorio Armeno a Mezzocannone, mangiare pizze a portafoglio a due euro, passare per le opere architettoniche ed esoteriche, scendere fin giù la Napoli sotterranea, fino ad allungarsi a Via Toledo e giungere poi al quartiere Chiaia, tra i salotti chic della città, e infine approdare sul lungomare di Mergellina… Tutto questo, sì, è meraviglioso.
Ma Napoli non è solo questo, le bellezze, quelle naturali e storiche, nessuno le mette in dubbio, ma quello che rende Napoli la città più bella al mondo è il modo di vivere di chi la abita. L’allegria, la leggerezza, l’altruismo dei napoletani sono qualcosa che da sempre ci caratterizza. Essere napoletano è un mood, un atteggiamento che prende vita dal corpo, dalle movenze, dalla gesticolazione che già da sola rende il napoletano, napoletano. Non a caso, l’antica sartoria partenopea Isaia, ha deciso di celebrare i sessant’anni di carriera, proprio con una capsule collection dedicata per l’appunto ai gesti dei napoletani, che anche rimanendo a bocca chiusa, riescono a mimare una quantità infinità di modi di dire.
“Essere napoletani è meraviglioso” perché significa avere una lingua propria, ritenuta tale dall’UNESCO, e non appunto un dialetto, ma un intero vocabolario grazie al quale ci si può esprimere e si può essere compresi appieno solo dai propri simili. Alcuni modi di dire, parole, espressioni, sono infatti davvero incomprensibili a chi non è del posto.
Un esempio? A’cazzimm’! Chi può comprenderla se non un napoletano doc?!
Senza dimenticare poi l’esoterismo, altro emblema della città. Un esempio in questo caso ci viene dal cinema: in Napoli Velata infatti, viene rappresentato appieno quel concetto di magia nera che pervade le strade e i vicoli e ci rende in certi aspetti un popolo molto attento al mondo dei tarocchi, delle superstizioni e ovviamente alla smorfia. La smorfia napoletana è uno dei tanti simboli della città, una sorta di “dizionario” in cui a ciascun vocabolo corrisponde un numero da giocare. L’etimologia sembra derivare dal nome del dio greco Morfeo, dio del sonno, in quanto in tempi antichi si era soliti giocare al Lotto dei numeri corrispondenti a fatti avvenuti durante il sogno.
Ma solo chi nasce a Napoli può essere napoletano? No! Pensiamo infatti a grandi attori o cantanti che nel corso degli anni hanno scelto di essere napoletani, ovvero di abbracciare tutte le caratteristiche sopra elencate. Pensiamo a Lucio Dalla, piuttosto che De Sica o Modugno.
La napoletanità è infatti contagiosa ma non tutti sono predisposti al virus: purtroppo alcuni non riusciranno mai a capire lo status del napoletano, continueranno a vedere solo i punti deboli della città, a marcare le problematiche legate al crimine o alla microcriminalità, alla delinquenza.
Tutto questo per il napoletano, è solo un qualcosa da prendere “a paciènzia”.
A Napoli ognuno vive in una inebriata dimenticanza di sé. Accade lo stesso anche per me. Mi riconosco appena e mi sembra di essere del tutto un altro uomo. Ieri pensavo: “o eri folle prima, o lo sei adesso”.
(Johann Wolfgang Goethe).
Carlotta Maschio
Disegno di Sonia Giampaolo
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