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“Kusama: Infinity” per Artecinema. Yayoi Kusama e la terapia del pattern

Il secondo appuntamento de La Testata – Testa L’Informazione con la rassegna Artecinema è avvenuto l’11 ottobre 2019, al Teatro Augusteo di Napoli. Il successo della serata di apertura al San Carlo ha garantito affluenza, entusiasmo ed interesse da parte di un pubblico eterogeneo e composto.

In sala, ad assistere al documentario Kusama: Infinity, v’erano adulti, ragazzi, studenti, profani, famiglie, critici, artisti.

La sete di sapere è tanto più palpabile quanto più è variegata la natura di chi guarda, osserva, ascolta.

Il fatto che l’arte parli a tutti non deve esser dato per scontato, mai.

Il documentario Kusama: Infinity non è nuovo alle sale cinematografiche: ha debuttato, infatti, nel silenzio generale, già a febbraio di quest’anno. Tuttavia, l’audience raggiungibile attraverso una rassegna d’arte che offre proiezioni gratuite nella sala di uno splendido teatro del centro città è sicuramente più ampia.

Il film, diretto magistralmente da Heather Lenz, esplora con interesse e affetto la mente di una delle artiste viventi più rivoluzionarie e ribelli della storia dell’arte contemporanea: la giapponese Yayoi Kusama. La Lenz costruisce la narrazione in senso principalmente cronologico, partendo dall’infanzia scomoda e tormentata e snodandosi attraverso la crescita umana ed artistica della Kusama, fino ad arrivare al grande successo, narrato dall’artista stessa. Le Talking heads ed immagini di repertorio si fondono in una docu-narrazione solida, profonda, capace di mantenere sempre alta l’attenzione, non perdendo mai il focus centrale nonostante l’analisi di strade ed ipotesi parallele. L’essere umano Yayoi, le sue origini giapponesi, il rapporto tremendo con la madre, la sua lotta ardua e strenua per entrare a far parte del mondo elitario dell’arte americana negli anni ’60 e ’70, la malattia mentale, l’oblio, la riscoperta, è il centro nevralgico della storia. La vita dell’artista è scandagliata, analizzata in tutte le sue parti, il film stesso è un dipinto, il ritratto di una esistenza ribelle e pacifista, protesa verso una sperimentale esperienza del mondo, dell’arte.

Tuttavia, l’aspetto più interessante e profondo del film è sicuramente l’approccio con cui racconta la connessione tra malattia mentale e arte, tra forma dei pensieri e concretizzazione artistica dei tali, la creazione come potenziale veicolo di liberazione dal malessere di un animo tortuoso. La Kusama, oltre ad una sana, decisa determinazione, soffre di un disturbo ossessivo – compulsivo dell’attenzione: le idee che nascono dalle sue visioni, dalla sua fantasia non l’abbandonano mai, l’avvolgono in una nube di depressione e ansia finché non riescono a venir fuori, a essere veicolate verso l’esterno. E dunque, ci troviamo letteralmente gettati in una piscina di geniale ed incomprensibile creatività, di senso della forma e del colore, teso al creare pattern verso l’infinito, l’astratto. Il documentario rischia di farci impazzire, talmente si addentra nella mente e nel processo creativo di Yayoi, due facce della stessa medaglia, indivisibili. È una rete, come quella creata dalle pennellate piccole, precise e nervose della Kusama, nella quale possiamo cadere, restare intrappolati.

Il mondo, visto da Yayoi, però, non è così male: geometrie, pois, fiori, sculture morbide, forme reiterate nello spazio fino a spogliarsi di senso, di riconoscibilità, solo sensazione pura, esperienza concreta dell’infinito, dell’indefinito. La Kusama è stata la prima artista al mondo a creare una stanza degli specchi, a giocare con il riflesso della propria immagine ripetuta, vista da angolazioni diverse, immersa in un luogo non- luogo ricoperto da altri pattern riflessi e ripetuti. Il gioco della percezione è il decreto finale, il primo passo nella totale modernità, nel concettuale e nell’antropologia della performance.

La rivoluzione è smembramento delle certezze, scardinamento del gusto, lotta al classicamente bello, al riconoscibile, al comfort del pensiero definibile entro certi limiti di significante e significato. Un iter, insomma, nella follia.

Yayoi Kusama è una donna divertente, vi farà piacere conoscerla.

Buona visione.

 

Sveva Di Palma

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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