5 opere che ti faranno amare – o forse odiare? – Maurizio Cattelan
Nel bene e nel male, purché se ne parli. Di questo motto l’eclettico artista contemporaneo Maurizio Cattelan ha fatto un vero e proprio culto, tanto nella vita quanto nella produzione artistica. Le sue creazioni, con la loro funzione dissacrante nei confronti dell’arte e delle istituzioni, hanno da sempre spaccato in due la critica: oggi parleremo di cinque delle opere più chiacchierate del rivoluzionario artista padovano.
La Nona Ora (1999)
“All’ora sesta si fece buio su tutta la terra fino all’ora nona. E all’ora nona, Gesù con gran voce esclamò: ‘Eloi, Eloi, lamma sabactani?’ che tradotto significa: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?'”
[Marco 15:33-34]
La Nona Ora è, paradossalmente, una delle opere meno studiate e maggiormente dettate dall’istinto di Cattelan; è stata, infatti, proprio quest’opera ad inaugurare la sua carriera artistica, ad inserirlo nei circoli ufficiali del mercato dell’arte, un’arte che va oltre la semplicistica, a tratti fastidiosa provocazione di altre correnti.
Pensata inizialmente come un omaggio all’uomo forse più conosciuto di tutti i tempi, Papa Giovanni Paolo II, un’icona della cristianità autentica, l’opera ha finito per trasformarsi in un focolaio di polemiche a seguito della scelta dell’artista di posizionare un meteorite su quel simbolo intoccabile incarnato dal pontefice, simulandone la caduta – con tanto di vetri rotti a contornare la scena – dal lucernario sotto il quale era posizionata la sua riproduzione fedele.
Papa Wojtyła, coerentemente con il fare conservatore del suo pontificato, tiene stretta a sé la croce, abbracciandola persino nel momento in cui quello stesso Dio che ha professato in tutto il mondo, mettendo a repentaglio la sua già compromessa salute fisica, gli si rivolta contro. Emblematico il titolo della mostra per cui è stata realizzata l’opera, Apocalypse, che ha fatto da spunto oltre che per l’artista, anche per la critica che ha visto nell’installazione una provocazione quasi profetica verso il destino della Chiesa cattolica.
Him (2001)
Immagina di trovarti nel ghetto di Varsavia, uno dei luoghi più tristemente noti per il genocidio degli ebrei, uno dei simboli, insieme ai campi di concentramento, di quella soluzione finale auspicata dai nazisti.
Cosa ti verrebbe in mente di fare se attraverso un foro realizzato ad hoc in un portone intravedessi, a circa cento metri di distanza da te, una strana figura, immobile, genuflessa, che ti dà le spalle? Chiaramente saresti spinto dalla curiosità a scoprire chi potrebbe mai essere. Eppure, forse, gli abitanti di Varsavia avrebbero voluto non sapere, quel giorno, che a rivelarsi esattamente lì fosse l’unica persona che mai si sarebbero aspettati di trovare in preghiera. Proprio lui, l’innominabile.
Him è infatti il nome dell’opera, quasi come se il suo nome bruciasse troppo persino all’artista. Un fantoccio dalle sembianze di un bambino ben vestito caratterizzato dal volto, esageratamente grande e pesante per un corpicino così esile, di Adolf Hitler che, con un’espressione fin troppo umana, chiede perdono lì dove sarebbe più difficile ottenerlo, date le atrocità che la città porta con sé come cicatrici ancora aperte.
Untitled – bambini impiccati (2004)
La città mira delle provocazioni di Cattelan stavolta è Milano. A fare la loro comparsa sono però tre bambini impiccati ad un albero in pieno centro, presso Piazza XXIV Maggio, un’opera che spaventa per l’innato realismo: i fantocci indossano jeans e t-shirt, hanno i piedi sporchi di polvere gli occhi spalancati, fissi in maniera intimidatoria sull’osservatore, come per invitarlo a riflettere.
Untitled (bambini impiccati) sfida il politically correct andando a toccare proprio una di quelle “categorie protette” su cui regna il silenzio più assoluto quando si verificano tragedie simili: i bambini. Ma di chi sono questi figli? Di tutti o forse di nessuno, eppure riescono, semplicemente stando lì, a bloccare il traffico di una grande città e spingere qualche passante ad arrampicarsi per rimuoverli, tanto dolorosa ne è la vista.
Untitled – donna crocifissa (2008)
Untitled (donna crocifissa) è una delle più forti e iconiche creazioni di Cattelan. Gli scatti parlano: impossibile non generare l’indignazione dei più al cospetto di un’immagine così blasfema… almeno apparentemente.
L’installazione comparsa in occasione di una mostra sulle mura esterne della chiesa cattolica di Sankt Martin a Stommeln – un villaggio situato a nord-ovest di Colonia in Germania – ha impiegato pochissimo tempo ad essere interpretata e diffusa dai media come l’immagine scandalosa di una donna crocifissa, una ragazza a grandezza naturale fissata con legno e chiodi all’interno di una scatola da imballaggio. L’immagine è talmente incisiva da dar vita alle più aspre teorie circa le reali intenzioni di Cattelan: denunciare attraverso l’immagine della donna-oggetto sottomessa i soprusi secolari della Chiesa, o forse sminuire volgarmente l’iconografia classica della crocifissione con un’opera maliziosamente allusiva?
Ed è proprio questo il gioco dell’artista, stravolgere i canoni del buon gusto puntando sulle circostanze in cui vedono la luce le sue creazioni: affissa ad una chiesa, l’immagine così com’è richiama immediatamente il tema della crocifissione, ma decontestualizzata non avrebbe dato la stessa impressione all’osservatore, considerando che la donna si trova sì inchiodata, ma di spalle, a volto coperto e soprattutto non fissata a due travi di legno.
“Installare un’opera in una chiesa e metterla in relazione con la vecchia sinagoga di Stommeln dà al lavoro tutto un altro significato e io ho accettato l’invito proprio perché si trattava di questo tipo di sfida” ha dichiarato Cattelan in merito all’esposizione che, a detta sua, rappresenterebbe invece palesemente “la disperata lotta della religione e della storia contro il potere della morte”.
America (2016)
Infine, dopo la celebre Fontana di Marcel Duchamp e l’altrettanto iconica Merda d’artista di Piero Manzoni, ritorna con Cattelan nell’arte contemporanea, quasi a chiudere o magari perpetuare un ciclo, il tema dello scarto… quello umano.
La scultura, che “altro” non è che un WC in oro 18 carati perfettamente funzionante installato in uno dei bagni unisex del Guggenheim Museum di New York, si presenta come una provocazione già a partire dal suo nome, America. Qualcuno ha visto in quest’opera una connotazione satirica, un riferimento allo sfarzoso stile di vita del presidente Donald Trump; quest’ipotesi sarebbe tuttavia da escludere, in quanto l’opera era già stata ideata tempo prima della sua candidatura – sebbene non fosse ancora non in mostra, bensì in servizio a tutti gli effetti come oggi.
Certo è che la questione sollevata immediatamente da quest’installazione risulta essere quella del valore di mercato delle opere d’arte e la loro divinizzazione.
Un water smette forse di raccogliere escrementi semplicemente perché realizzato in oro massiccio? Certamente no, eppure, ogni giorno, folle di visitatori non aspettano altro che vederlo… e magari utilizzarlo.
Cattelan oggi si dedica alla rivista di immagini fondata con il fotografo Pierpaolo Ferrari, Toiletpaper magazine.
Rebecca Grosso
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