La ballata di Mulan: storia di una valorosa orchidea
Conosciamo tutti il cartone animato targato Disney con protagonista la goffa Mulan, ragazza cinese che si traveste da uomo per combattere gli Unni al posto di suo padre. Ma qual è l’origine di questa storia che da vent’anni ispira le bambine di tutto l’Occidente?
“Il fiore che sboccia nelle avversità è il più raro e il più bello di tutti” recita l’anziano Imperatore nell’adattamento Disney del 1998. E Mulan in cinese significa proprio “Orchidea di legno”, nome che evoca una delicata avvenenza, ma anche una ruvida consistenza, entrambe qualità adatte a descrivere un personaggio tanto affascinante quanto ambiguo.
È proprio il suo bellissimo nome ad avere attraversato i secoli, immutato, nonostante siano varie le versioni conosciute della sua leggenda. Persino il cognome della ragazza è cambiato nel corso del tempo, diventando infine Hua nel dramma composto da Xu Wei nel XVI secolo.
La premessa resta, però, sempre la stessa: a seguito dei continui attacchi degli Unni, l’Imperatore della Cina richiama alle armi tutti gli uomini dell’impero, compreso Hua Hu, padre di Mulan, esperto condottiero molto in là con gli anni. Preoccupata per la salute cagionevole del padre, la ragazza, già versata nelle arti marziali, decide con il permesso del genitore di arruolarsi al suo posto, spacciandosi per il fratello minore, ancora troppo piccolo per combattere.
Fin da subito stimata tra le truppe per la sua abilità sul campo e per il coraggio, Mulan guerreggia per dodici anni, venendo addirittura promossa a generale della sua stessa armata. Proprio grazie a lei la Cina riesce finalmente a vincere la guerra, costringendo il nemico a ritirarsi e a firmare la pace. Tornata a casa ricoperta di onori, la sua natura femminile viene infine scoperta quando un anziano capitano si reca da lei per convincerla a sposare la sua giovane figlia.
La rivelazione, contrariamente a quanto si possa credere, non le provoca alcun danno, bensì accresce la grande stima e fama che tutto il popolo cinese nutre oramai per lei.
Nelle versioni più antiche della storia non c’è alcuna traccia di un amore tra commilitoni, che compare invece tanto frequentemente negli adattamenti cinematografici. Possiamo supporre che nella ballata di Mulan originale, risalente al V secolo dopo Cristo, età delle grandi dinastie del Nord, non vi fosse affatto.
Un po’ dispiace pensare che, in tutti quegli anni pieni di violenza e morte, l’audace generale non abbia conosciuto il sollievo e il conforto dell’amore, ma per i sognatori la soluzione è molto semplice e la si trova nel film del 2009 “Mulan – Rise of a warrior”. Il regista cinese Jingle ha dato una sua personalissima chiave di lettura alla leggenda, molto cruda e realista, con una storia d’amore struggente, che non conosce lieto fine, ma l’eterna promessa di un ricordo del suo compagno d’armi, il cui matrimonio con la principessa unna sancirà la pace: «Per dodici anni, ogni giorno mi sono svegliata in un campo di battaglia e il mio primo pensiero sei stato tu. Sapere che eri lì mi dava il coraggio di aprire gli occhi. E in futuro, sarà così ogni giorno».
Ed ecco che Mulan, eroina tra gli eroi, antepone il benessere dell’impero al proprio e il suo amore per la patria all’amore per un uomo.
Non importa in quale versione e in quale epoca, Mulan incarna una forza e un senso di giustizia tutto al femminile, salvando la Cina e, soprattutto, abbattendo stereotipi di genere.
Claudia Moschetti
Disegno di Alberto De Vito Piscicelli
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