Piccoli serial killer crescono e come riconoscerli
Ecco i tre segnali da monitorare per capire se stai allevando un futuro serial killer in erba.
Lo so, lo so, a nessuno piace ammettere che il proprio figlio faccia ancora la pipì a letto nonostante abbia raggiunto un’età in cui, teoricamente, incidenti del genere non dovrebbero più accadere. Eppure, più che vergognarsi, forse, è il caso di cominciare a preoccuparsi, perché la cosiddetta enuresi notturna è uno dei tre segnali che ci avvisano della presenza, proprio sotto il nostro naso, di un potenziale futuro serial killer.
Se poi, insieme alla pipì, il nostro innaffiatore seriale è appassionato di fuochi e fuocherelli, allora si sale a DEFCON 2, quello che, se chiedete al Capo di Stato Maggiore americano, è il livello d’allarme appena sotto la massima allerta. Si comincia con l’osservare estasiati la fiamma della candelina sulla torta, e si prosegue con un comportamento decisamente più attivo: accendere fuochi. Come finisce? Finisce con il bruciare qualunque cosa solo ed esclusivamente per il gusto di distruggerla. Piromania pura e semplice, insomma, solamente compressa in un ingannevole corpicino da hobbit.
A questo aggiungiamo che il nostro piccolo Nerone in erba ha pure una certa predilezione nel far soffrire gli animali. Non tanto piccole torture come, ad esempio, quando si staccano le zampe alle cavallette o le code alle lucertole, ma sofferenze causate a bestie di taglia un po’ più grossa, tipo il cane o il gatto del nostro vicino di casa trovato stecchito da un giorno all’altro (il cane, non il vicino). Una crudeltà verso gli animali gratuita, questa, al limite dello zoosadismo, messa in atto dal nostro dolcissimo piscialetto piromane, solo per il proprio sadico piacere privato.
La Triade di MacDonald è stata così definita dallo psichiatra forense John Marshall McDonald nel 1963. In un articolo pubblicato sull’American Journal of Psychiatry teorizzò proprio questi tre segni come predittivi di un potenziale comportamento criminale tipico dei serial killer: enuresi notturna, piromania e zoosadismo. La possibilità che un individuo, crescendo, estremizzi sempre più tali comportamenti, lo porterebbe in definitiva a diventare un assassino con compulsioni tali da sentire il bisogno viscerale di ripetere all’infinito i propri gesti violenti. Un serial killer fatto e finito, insomma.
Un’affermazione, quella di McDonald, basata su uno studio condotto su un centinaio di pazienti, tutti aggressivi, che avevano messo in atto o minacciato di commettere atti di violenza.
E in parte la storia gli ha dato ragione, in quanto nell’infanzia di molti serial killer conosciuti si nota la presenza di questi tre segnali, spesso collegati anche a lesioni alla testa o danni neurologici di varia natura. Ci sono in realtà ulteriori sintomi meritevoli di allarmismo, come la difficoltà di apprendimento o lo scarso rendimento scolastico, le fantasie sessuali precoci e sempre più violente anche causate dall’utilizzo di materiale pornografico, particolari ossessioni per la morte e per il sangue, dipendenze da alcol e droghe, l’incapacità di assoggettarsi alle regole e mal tollerare le restrizioni, la messa in atto di piccoli furti, spesso di biancheria intima per alimentare le fantasie.
Insomma, ora che lo sapete, date un’occhiata al piccoletto che vi sta accanto. Assicuratevi che il cane di famiglia, immobile nella sua cuccia, stia solo dormendo, controllate fornelli e candele che siano sempre al loro posto e, già che ci siete, fate caso a quante volte lavate le lenzuola del ragazzino. E, nel caso riscontriate i segnali della Triade di MacDonald, uscite di casa e correte senza voltarvi indietro. Lui ha già pianificato come farvi fuori.
Luca Rinaldi
Leggi anche Charles Manson, storia di un killer che sognava Hollywood