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Martina Panini: “mi difendevo fino a diventare sempre più forte, per forza”

“Mi chiamo Martina Panini e sono una transessuale operata con un handicap: sordità.
Ho 33 anni e vengo da Sansepolcro, un piccolo paese nella provincia di Arezzo, dove sono stata vittima di bullismo e violenza“.

Iniziamo così questa storia, con qualche coordinata, un’età e un nome.

Martina

Quando non ce la fai più, quando sei a terra, quando senti il dolore salire e strapparti l’anima, tu pensa.

Pensa a chi l’anima l’ha sempre sentita come avvolta dalla nebbia, dall’incertezza: potrò mai essere chi voglio essere o rimarrò in trappola?

Martina è stupenda, risplende e ha un vezzo simpaticissimo, mi manda cuoricini neri, li adoro. Le ho scritto emozionata, volevo conoscerla meglio senza invadere i suoi spazi. Lei si è aperta, mi ha risposto in dieci minuti a tutte le domande e non ha esitato un secondo a dirmi che la sua intervista sarebbe dovuta essere una sorpresa anche per lei.

Quindi, Marty

SORPRESA!

Make-up artist di professione, appassionata di make up per vocazione. Martina mi racconta così la sua passione

“La mia passione del make up è nata da moltissimi anni, quando avevo 5 anni, io mi immedesimavo come una bambina, che amava il trucco.
Amavo dipingere donne con il trucco nelle tele dei quadri, guardavo mia madre truccarsi, tra l’altro male, e cercavo di capire cosa potevo essere IO da grande.

Make-up artist è stata la risposta, così ho iniziato all’età di venti anni a studiare, ho frequentato corsi e mi sono specializzata in trucco cinematografico.

Ora che ci siamo riscaldate, che sta uscendo fuori dal nido la donna che vedo sorridere nei post di Instagram, azzardo un po’”.

Mi racconta da dove inizia la forza spropositata che oggi la fa essere ciò che è, mi racconta che non è la ribellione che l’ha caratterizzata, ma la tenacia e la voglia di essere se stessa.

“La mia infanzia è stata un incubo perché volevo essere una bambina e non potevo. È stato difficile perché dovevo essere forte, forte da dover scappare dagli scherzi anche violenti dei miei compagni di classe e dalla stessa violenza della mia logopedista.

Dovevo subire tanto ma mi rifiutavo di ribellarmi.
Passo per passo, mi difendevo fino a diventare sempre più forte, per forza”.

Come guardi la te che prima di essere Martina era in un corpo che non sentiva essere quello “giusto” e come ti rivolgi (o rivolgeresti) a chi ritiene che la transessualità sia una sorta di deviazione sessuale. Purtroppo molte persone lo pensano, persone che nella società hanno un ruolo, non semplicemente coloro che riteniamo poco educati alla sessualità. Insomma, vorrei che mi dicessi come aiutare qualcuno che ci legge a reagire, i passi da fare e come imporsi e dire: IO SONO IO e basta, tu non hai il diritto di giudicare.

“Questo argomento fa riflettere molto, purtroppo esiste questa mentalità talmente ottusa e omofoba, molte persone ignoranti non vogliono capire, ignorano la realtà.
Io sono nata in un corpo maschile, ma non sono mai stata un uomo. Quando ho deciso di operarmi, ho capito che la mia vita sarebbe cambiata in meglio.

Sono felice di essere me stessa a costo di andare contro molte persone e credo religiosi.

Io rispetto tutte le persone che vogliono essere loro stesse e mi domando che motivo ci sia di giudicare?

Io sono nessuno, ognuno di noi ha la sua vita, il suo ruolo importante.

Il mio messaggio per molte persone che hanno paura del coming out è che si perdono un momento divertente come quello in cui si guardano i visi delle persone stupide che, incredule, non si rendono conto della normalità dell’essere ciò che si è.

Questo almeno per me.

È tutto difficile, ma è bello saper tirare fuori la tua vera identità, il coming out è complesso ma se si rivela difficile esporsi verso il mondo, allora la soluzione è cercare aiuto. Difficile non è impossibile”.

So che tua nonna è stata fondamentale per te, cosa aveva visto prima di tutti?

“Mia nonna è stata il pilastro della mia vita, della mia diversità. Lei sapeva tutto perché aveva capito che ero una bambina, che volevo essere felice con me stessa. È stata dura perché mia nonna è andata pure contro la famiglia”.

Handicap e sessualità sono stati motivi di discriminazione, immagino, ma io vorrei sapere se ci sono state persone che reagivano con te, magari da adolescente. Ci sono state persone che capivano, persone che ti facevano forza. Non voglio raccontare solo la tristezza della discriminazione, ma vorrei far vedere al nostro pubblico che esiste anche gente non idiota che riconosce il diverso e lo abbraccia, lo accoglie.

“Esistono persone meravigliose che hanno assistito alla mia vita, alla mia transizione, al mio passato che mi hanno sostenuta. Molte brutte persone purtroppo si sono rivelate tardi, soprattutto fingendo di essere amici quando poi alle mie spalle facevano peggio. Omofobia alle stelle, ma non mi interessa. Ci pensa il karma a fare il suo corso. Ho avuto la rivincita, quella di aver fatto da sola, affrontando il peggio. Il bello è che le persone vere mi hanno sempre aiutata mentalmente e a sfogarmi. Io ho sempre amato ascoltare gli altri per cui vi dico: fate sempre quello che volete senza dover rendere conto a qualcuno, nemmeno se qual qualcuno è importante, siete più importanti voi. Solo chi è se stesso ha già vinto”.

Intervistare Martina è stata un’impresa, per me, confrontarsi con un essere umano che trasmetta tante emozioni come fa lei ha messo a dura prova tutta la mia integrità, ma sono felice, oggi sono uscita di casa con una storia in più e un cuore nero nel cassetto dei ricordi.

Benedetta De Nicola

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Benedetta De Nicola

Prof. di lettere, attivista fan Marvel da sempre. Ho fondato La Testata e la curo tuttora come caporedattrice e art-director.
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