Layla e la sua Napoli esoterica
Cinque ragazzi, una Sposa Vergine e una delle più importanti capitali esoteriche del mondo: Napoli.
Nella Napoli vera e contemporanea di Massimo Piccolo, raccontata nel suo nuovo romanzo Layla, la normale quotidianità di cinque liceali viene improvvisamente stravolta da una serie di misteri e accadimenti inspiegabili e spaventosi che getteranno i ragazzi in una nuova realtà, una realtà fatta di occulto, paranormale, religione e tanta, tanta storia di Napoli.
Noi de La Testata – Testa l’Informazione abbiamo intervistato la penna che sta dietro quest’intrigante opera e, senza anticiparvi nulla sulla trama, vi condurremo attraverso le porte degli Inferi, nella misteriosa faccia occulta di Napoli.
“I veri fantasmi sono le persone strappate alla morte che hanno, però, già abbandonato la vita…”
(Layla, Massimo Piccolo)
Hai dedicato un romanzo alla faccia occulta di Napoli, perché? È nata prima la storia dei ragazzi o la passione per l’esoterico?
“L’idea di base era quella di raccontare la storia di cinque liceali di Napoli, la scelta della tematica dell’occulto è stata successiva. Durante le mie ricerche per una storia più intrigante e misteriosa, sono venuto a conoscenza di un antico culto esoterico di Napoli, che nel libro chiamo culto della Spirale Nera”.
Nel libro fai più volte riferimento al culto della Spirale Nera, di cosa si tratta?
“L’idea per il nome “Spirale Nera” è mia, per non rivelare i veri termini della magia nera e per preservare l’anonimato delle mie fonti”.
Come sei entrato in possesso di informazioni così segrete, tanto da non poterne nemmeno rivelare i veri dettagli?
“Ero alla ricerca di una suggestione esoterica, un qualcosa di vero, cattivo che non si rifacesse alle solite leggende su Napoli. Da ex giornalista e storico ho applicato i miei metodi di ricerca e, grazie anche ad una persona, la mia fonte anonima, sono arrivato addirittura al Duomo di San Gennaro”.
E cosa hai trovato lì?
“Due fortissimi riferimenti alla religione del Zoroastrismo, il culto di Mazda, una religione antica di circa 2500 anni.
Il personaggio della Sposa si rifarà molto a questo culto, poiché è l’unico che descrive la terribile condizione dei non-vivi”.
Parlaci dei cosiddetti non-vivi, figura sempre presente in tutti i culti esoterici.
“I non-vivi si dividono in due categorie: i Pendentes e i Reverteri.
La Sposa, nel romanzo, descrive la divisione tra i vivi e i morti come un sottile foglio di carta velina su cui sopra ci sono i vivi e sotto i morti.
I Pendentes sono sospesi, sopra questo foglio di carta velina, mentre i Reverteri no. Questi sono costretti a rimbalzare all’infinito tra i Pendentes e il foglio di carta, senza poterlo bucare per passare all’Aldilà.
Il suo salire e scendere, a spirale, crea un campo magnetico che coinvolge anche i cari, non defunti, che vivono casi di sciagure e incidenti a causa di questa situazione.
Per poter passare, queste devono appesantirsi, ed è qui che entra in gioco la missione della Sposa”.
Ma secondo te di cosa stiamo parlando: religione, pseudoscienza o folklore?
“Personalmente io sono scettico, non sono una persona che si suggestiona facilmente.
Le chiavi di lettura possono essere molte, nel libro stesso ce ne sono diverse: la concezione religiosa e mistica della Sposa Vergine, in perfetto contrasto con lo scetticismo scientifico di Gabriel, altro personaggio principale”.
Antonio Alaia