Piacere Sissi… Principessa Sissi!
Dal diario dell’imperatrice emergono tratti interessanti e poco conosciuti di una donna passionale e dalla visione socio-politica decisamente fuori dalle righe.
Tutti la chiamano Principessa Sissi, ma la duchessa Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach, sposando l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, acquisì ben altro rango: imperatrice d’Austria e regina di Boemia e Croazia, più un’altra dozzina di titoli altisonanti che farebbero invidia persino a Daenerys di Game of Thrones.
Di Sissi si mettevano spesso in luce le lacune nella sua educazione e la sua mancanza di buone maniere, che la fecero malvolere alla sua stessa corte, o ancora, si fa oggi riferimento al culto ossessivo che aveva per la bellezza e la giovinezza, con i lunghi trattamenti per corpo e capelli a cui si sottoponeva, a base di carne cruda, olio caldo, uova e cognac. Si ricordano anche le tragedie della sua vita, come le morti di due dei suoi quattro figli: Sofia, per malattia, e Rodolfo, suicidatosi per amore.
In pochi sanno che aveva la strana abitudine di entrare nelle case dei sudditi senza farsi annunciare o senza chiederne il permesso, tanto che, una volta, un’anziana signora, non riconoscendola, la cacciò di casa a scopate. È invece noto che, a causa dello stress procuratogli dalla sempre incombente suocera, Sissi avesse sviluppato una tosse nervosa che la costringeva a regolari viaggi rigenerativi all’estero. Ebbene, Sissi era tutto questo, eppure, nonostante tutto, divenne il simbolo della monarchia asburgica.
È però il suo diario, pubblicato nel 1998, con le sue poesie, a darci di lei l’immagine insolita di una donna dalla personalità ben più complessa e tormentata di quella che si è soliti ricordare.
E allora, direttamente dal diario dell’imperatrice d’Austria, vi presento la Principessa Sissi.
Il diario ci mostra una Sissi ancora giovane mentre gioca in giardino con la sua palla, tirandola contro il muro per poi riprenderla al volo. E lì, ogni singolo giorno, dalle inferriate del cancello, il giovane Richard la osserva. Tutto era iniziato con rapide occhiate furtive ed era poi continuato con sguardi più intensi. Con i primi sorrisetti tra i due, il sentimento era infine sbocciato, nonostante non si fossero mai parlati. Eppure, lui si presentava sempre alla stessa ora e lei non tardava mai ad arrivare. Questa “relazione” andò avanti finché il loro gioco amoroso non venne scoperto, destando preoccupazioni nella famiglia reale. L’amore tra una principessina e uno scudiero non poteva che essere inconcepibile. Nei giorni a seguire, Richard non si presentò più al loro appuntamento fisso.
Mandato in guerra, le dissero.
Lui tornò a casa dopo qualche tempo, malato, e di lì a poco, morì. Il diario di Sissi riporta la poesia con cui la principessa sfogò la propria sofferenza per la perdita del primo amore:
“Perché non son morta anch’io
e non sono in cielo con te?”.
Più avanti, il diario parla invece di una fuga da palazzo, pianificata corrompendo Ida, una dama di compagnia. La giovane Sissi aveva saputo di un ballo in maschera alla sala concerti Musikverein. Sarebbe stata una toccata e fuga, solo lei e la dama, camuffate entrambe sotto costumi da domino. Nessuno a palazzo si sarebbe accorto di nulla e nessuno al ballo l’avrebbe riconosciuta. Insomma, qualche ora di libertà.
Alla festa la sala era gremita e la musica divertiva la giovane Sissi, che non desiderava altro che parlare con qualcuno. L’occasione l’ebbe quando Friedrich, un giovane funzionario, la avvicinò e i due iniziarono a parlare. Una conversazione piacevole, quella tra Friedrich e Gabriella (così disse di chiamarsi l’imperatrice), se non fosse per quelle strane domande fatte dal giovane, che aveva evidentemente subodorato qualcosa, forse a causa dell’invadente presenza di una dama di compagnia.
Nonostante le interruzioni di Ida, lui fece in tempo a rivelare a Sissi il proprio indirizzo, mentre lei non riuscì a confidargli la sua identità, perché trascinata via dalla dama. Sembrò finire così, con un uomo tormentato per anni dal tarlo della consapevolezza che “l’imperatrice d’Austria era a una festa in mezzo a gente comune…”, e una donna innamorata, Sissi, che iniziò a inviare lettere a quell’uomo. Non si firmò mai, l’imperatrice, ma arrivò a chiedergli la foto di moglie e figli. Lui non gliela inviò e presto si spazientì, interrompendo lo scambio epistolare che si era creato.
Passarono gli anni e l’uomo finalmente la rivide. Lei stava sfilando su una carrozza sfarzosa, mentre lui era in mezzo alla folla acclamante. Mentre Sissi ancora salutava il popolo di Vienna che gremiva il Prater, lui tornò a casa rassegnato nel non avere ancora risposta al dubbio che lo aveva da sempre attanagliato: aveva realmente parlato e flirtato con l’imperatrice a quel ballo?
Dopo la morte di Sissi, Friedrich riuscì ad aggiudicarsi il suo diario. Lesse ciò che lei aveva scritto nella data della sfilata:
“Tu non lo credi, ma io ti ho visto. Eri là, tra tutta quella gente”.
Dal diario di Sissi non emergono solo le sue passioni amorose, ma anche le sue idee politiche e sociali. Trapela, infatti, che lei non amasse affatto la sua condizione aristocratica, né le proprie ricchezze o i viaggi di piacere. Tanto meno condivideva la politica degli Asburgo, i quali arrivò addirittura a maledire in alcune sue poesie. Considerava i giovani del tempo come “oppressi dall’ordine stabilito” e la rattristava la disparità che esisteva fra lei e il popolino.
Dalle pagine fuoriesce quindi una figura libertaria, passionale ma tormentata e addirittura “comunista”. Una figura paradossalmente tanto simile a un’altra, decisiva nella vita di Sissi: quella di Luigi Licheni, l’anarchico che la pugnalò a morte con un punteruolo sul lungolago di Ginevra il 10 settembre del 1897.
Licheni, una volta arrestato, disse di averla uccisa perché “sono povero, perché sono anarchico, perché amo gli operai e voglio la morte dei ricchi”. A Licheni non importava chi fosse quella nobildonna che passeggiava accompagnata da due dame di compagnia, a lui interessava solo ciò che ella rappresentava: i nobilacci, cani sfruttatori. Così li definiva lui.
Eppure, Licheni uccise l’unica nobile che odiava sicuramente tanto quanto lui i ricchi e i nobili parassiti. Così li definiva lei.
Luca Rinaldi