Il vizio della superficialità
Una delle accuse che maggiormente viene mossa alle ultime generazioni, soprattutto quelle nate nell’ultimo secolo, è quella di essere pigri, nullafacenti e viziati, se non superficiali.
Ma quanta superficialità c’è in questa stessa affermazione?
Fare di tutta l’erba un fascio non solo è scoraggiante ma anche offensiva per quei giovani che credono ancora nella costruzione, giorno dopo giorno, dei rapporti interpersonali e del proprio futuro.
È vero, l’era dei social network e delle app di incontri facilita la conoscenza di altre persone e la vasta scelta che si para dinanzi agli occhi dell’utente è infinita, ma ciò non significa che tutti, obbligatoriamente, debbano creare rapporti superficiali facilmente scartabili perché “così si fa”.
E non è detto che solo le nuove amicizie o i nuovi amori vengano colpiti da questa “malattia del secolo” come la definiscono in molti.
Quante volte, incontrando qualcuno abbiamo posto la fatidica domanda “come va?” senza ascoltare realmente la risposta, solo per portare avanti una conversazione che avrebbe potuto benissimo esaurirsi dopo il saluto.
Se la critica del Novecento definiva la superficialità come il peggiore dei vizi, al giorno d’oggi questa sembra essere il frutto di una società mossa da bene materiali e da ambizioni, in cui contano più i soldi, il potere e la cima e non il coltivare con cura ed interesse le piccole cose.
Lasciarsi scivolare addosso le cose per non soffrire non è sempre una buona cosa: lasciare che le cose restino in superficie senza permettergli di scavare più a fondo impedisce a chi che sia di poter crescere e cambiare, per non dire migliorare.
Siamo ormai lontani dall’idea aristotelica-tolemaica per cui i pianeti sono fissi e così le cose: possiamo cambiare, mutare e ciò che accade nella vita può plasmarci per affrontare le cose con occhio diverso.
La paura di conoscere le cose fino in fondo, perché non si vuole vedere qualcosa che si teme o si è a lungo evitato, ha creato una sorta di comfort zone dalla quale non sempre è facile uscire.
E no, la superficialità non appartiene solo ai giovani ma è vecchia come il mondo: se Eva avesse meditato più a fondo sul divieto imposto a lei e ad Adamo, la mela l’avrebbe morsa? Ai posteri l’ardua sentenza.
Maria Rosaria Corsino