L’erotismo di Balthus: tra scandalo e arte
Ennio Morricone – Love In The Morning / Lolita (1997)
Balthasar Klossowski conte de Rola, in arte Balthus, raggiunse l’apice del successo grazie alla sua controversa “Lezione di chitarra”, un’opera del 1934 in cui rappresentò la suonatrice e la sua allieva, seduta sul suo grembo in una posa scomposta e lasciva come se l’allieva stessa dovesse prendere il posto di quello strumento che non riusciva a suonare a dovere.
La chitarra giace in terra, l’allieva protende la mano verso di essa, quasi come se volesse raggiungerla, trovando in essa uno strumento di salvazione; eppure la suonatrice stringe la presa, regge nella mano destra una ciocca dei bruni capelli della ragazza e con la sinistra le blocca l’interno della piccola coscia da adolescente.
“Tra i limiti d’età di nove e quattordici anni non mancano le vergini che a certi ammaliati viaggiatori, i quali hanno due volte o parecchie volte il loro numero di anni, rivelano la propria reale natura: una natura non umana, ma di ninfa (vale a dire, demoniaca). Orbene, io propongo di chiamare “ninfette” queste creature eccezionali.”
Le parole sono quelle dello scrittore Vladimir Vladimirovič Nabokov e sono tratte dal suo celebre quanto scandaloso romanzo “Lolita” in cui parla del torbido rapporto del protagonista, Humbert Humbert, con la giovane ninfetta-figlia della donna che lo ha ospitato nella sua dimora. Con la profondità d’intento di sondare i più reconditi abissi dell’animo umano e con la delicatezza di non restare indifferenti dinanzi all’alienazione del disturbo della pedofilia, l’autore del romanzo analizza le fasi dell’innamoramento e della consecutiva rottura del rapporto, il patimento amoroso in tutte le sue sfaccettature, dipingendo la storia d’amore di un uomo e di una ninfetta.
Lo scandalo che fece all’epoca il romanzo di Nabokov fu più o meno equiparabile a quello che fece l’opera dell’artista polacco una ventina di anni prima. La scena della lezione di chitarra, chiaramente ispirata alle pietà di rinascimentale memoria, e principalmente alla Pietà di Villeneuve-lès-Avignon di Enguerrand Quarton, scandalizzò all’epoca e scandalizza tutt’oggi, a distanza di più di un secolo dai Tre saggi sulla teoria della sessualità di Sigmund Freud, nonostante la letteratura dei primi del Novecento avesse già ampiamente spiegato che i bambini sono soggetti con pulsioni erotiche profonde e disordinate e viscerali con una propria sessualità che gli adulti non comprendono e probabilmente non comprenderanno mai. Quasi come se sdoganare e riconoscere la magmatica vitalità dei bambini e degli adolescenti equivalesse a rendere lecito il considerarli esseri sessualmente formati al pari degli adulti e a non riconoscere le distanze e le differenze che intercorrono tra i vari livelli di esperienza psicologica, emotiva ed intellettuale.
“Perché vi sia vita è necessario il desiderio amoroso. L’erotismo, che è stato imbrattato e rovinato dall’ipocrisia del XIX secolo e dalla prima parte del XX, per me simbolizza il carattere quasi irresistibile delle pulsioni vitali, l’unione più intima e spirituale al tempo stesso, anche nelle opere più raffinate.”
Sono le parole dello stesso Balthus, il quale ha da sempre trovato strenui oppositori. Ultima la petizione di Mia Merril, la quale, sostiene che “considerato l’attuale dibattito intorno alle molestie sessuali e alle accuse pubbliche che aumentano di giorno in giorno, mostrando alle masse questo dipinto senza il corredo di alcuna spiegazione il Met sta nobilitando, forse involontariamente, il voyeurismo e la riduzione dei bambini a oggetti”. Purtroppo il perbenismo moralista con il quale si fa scudo questo sterile affronto all’arte del pittore polacco, malgrado tutto, affonda le sue radici in un’etica cattolica irriducibile ma anche in ineccepibili battaglie contro il ripugnante mal costume delle molestie sessuali e la maschilistica ossessione per la donna vista come preda sessuale.
Balthus, artista complesso e conturbante, pregno di quell’aura di gloria e di mistero tipici solo di quei personaggi nati dalla fantasia di uno scrittore, ha d’altra parte sempre spiegato questa sua “ossessione” per le giovani adolescenti che frequentavano il suo studio:
“A quell’epoca non avevo denaro, la vita era molto difficile; pochi collezionisti si interessavano a quello che facevo. Allora ho voluto provocare uno scandalo e ho fatto questa “Lezione di chitarra”. Da quel momento in poi tutti sono caduti nell’equivoco… La mia opera, siano queste adolescenti o i miei paesaggi, è dominata da una stessa idea: la vita, o più esattamente il risveglio alla vita.”
Dunque, ha effettivamente sostenuto di aver attribuito al quel dipinto del 1935 quella carica sessuale tanto denunciata, ma solo per essere notato dalla critica e conseguentemente dal mercato dell’arte. Il resto delle sue opere sono state mal interpretate, il che ha intensificato il suo desiderio di tenersi lontano dalla vita mondana, dal chiasso e dai chiacchiericci dei banchetti ed al contempo a delineare le caratteristiche di un personaggio solitario e misterioso, rinchiuso nella solitudine dei suoi sontuosi palazzi nei quali si rinchiudeva coltivando la sua arte e l’immagine decadente di un eroe insieme fiero e ferito.
Eppure si sa di lui che in un primo momento si avvicinò ai surrealisti, negli anni Trenta, ma che non aderì mai completamente al movimento per non snaturare la sua poetica; si sa inoltre che in un primo momento prese parte alla vita mondana tanto che si diceva di lui che fosse un provocatore, nonché un amante perverso delle fanciulle adolescenti, che erano protagoniste indiscusse delle sue intime scene domestiche. “A proposito delle adolescenti, sembra che un malinteso si sia definitivamente abbattuto sulla mia opera, percepita da molti come perversa e abitata unicamente da torbide Lolite.”
Ma qual è il limite che intercorre tra la sensuale ed intimista poetica della pittura di Balthus e la pornografia? Quel sondare in maniera sensibilissima le più nascoste passione ed i più inconfessabili desideri dell’essere umano possono per certi versi, stuzzicare e solleticare quel disturbo psicologico tanto osceno? Le opere del pittore polacco, con il soave ed innocente erotismo delle giovanissime modelle ch’egli prediligeva, possono essere accusate di oscenità quando in realtà sono solo ed esclusivamente un inno alla vita ed alla vitalità?
“L’erotismo non è forse l’abbraccio tra il Cielo e la Terra da cui sono nati gli esseri?”, si chiede il pittore.
Innegabile è la libertà e l’autonomia morale dell’arte e delle opere d’arte, sempre devono essere scisse dai loro autori, dalla loro condotta e dai loro peccaminosi destini, dai loro ideali e dai loro valori, che, seppur condivisibili, non devono in nessun modo contaminare il giudizio dell’espressione artistica che costituisce un linguaggio a sé stante che non può e non deve, mai ed in nessun modo, essere interpretato attraverso altri linguaggi, altri parametri ed altre forme di giudizio. L’arte è pura e non obbedisce a leggi, non è vincolata, non ha limiti. L’arte è casta pur essendo sensuale e sessuale. L’arte è senza macchia, sebbene l’uomo lotti per attribuirgliele.
Luisa Ruggiero