Pietre d’inciampo, la memoria di Napoli al civico 33
Presa come sempre dai miei pensieri, ero intenta a rispondere alle infinite notifiche di whatsapp, attenta a non calpestare nessun chewing gum lasciato per strada. Poi un déjà vu, abbasso lo sguardo e mi accorgo, finalmente nella mia città, delle pietre d’inciampo di Gunthr Demnig.
Non potevo crederci, eppure erano lì. Nuove, pulite, splendenti come se qualcuno le avesse appena impresse nel suolo e nella memoria di Napoli. Infatti era da poco terminata la cerimonia d’inaugurazione che ha visto la partecipazione, oltre all’assessore alla Cultura del Comune di Napoli Eleonora De Majo e all’artista, anche dell’ideatore dell’iniziativa Alfredo Cafasso Vitale e di Vincenzo Amoretti, presidente dell’Associazione partigiani d’Italia.
Nove pietre d’inciampo all’altezza del civico 33 di piazza Bovio per ricordare i nove componenti della famiglia Procaccia: Amedeo Procaccia, Iole Benedetti, Aldo Procaccia, Milena Modigliani, Paolo Procaccia, Loris Pacifici, Elda Procaccia, Luciana Pacifici, Sergio Oreste Molco, tra cui due bambini che per salvarsi dai bombardamenti alleati si misero in viaggio verso la Toscana dove furono prima arrestati e poi deportati ad Auschwitz.
Ma la questione ha scaturito non poche polemiche.
La comunità ebraica di Napoli, in opposizione da circa quattro anni con l’attivismo anti-israeliano e antisemita dell’assessora alla Cultura del Comune di Napoli Eleonora De Majo, ha espresso chiaramente, giorni prima, la sua non-partecipazione alla cerimonia d’inaugurazione con una lettera:
«Apprendiamo che martedì 7 gennaio l’artista tedesco Gunther Demnig sarà a Napoli per installare nove pietre d’inciampo in corrispondenza di quella che fu l’ultima residenza delle famiglie Procaccia-Pacifici-Molco, prima di essere deportate e assassinate ad Auschwitz. Ricordare le vittime della più infame pagina della storia è un gesto nobile, che fortifica i valori di giustizia, libertà, solidarietà e democrazia. Qualità umane e sociali, che non potevamo fare a meno di condividere, sin da quando l’ingegnere Alfredo Cafasso Vitale ci propose l’installazione delle nove Stolpersteine in piazza Bovio, e l’allora assessore Nino Daniele approvò con entusiasmo, come molte altre iniziative organizzate dalla Comunità ebraica di Napoli. La recente nomina ad assessore alla Cultura della signora Eleonora de Majo, nota per il suo attivismo antisraeliano, ci induce, però, a ripensare la nostra partecipazione all’iniziativa. Senza scomodare la senatrice Liliana Segre e la sua lezione di stile tenuta in occasione dell’inopportuna e strumentale offerta di cittadinanza onoraria fatta dal Comune di Napoli, ci piace ribadire che ci sono cose che passano e altre che restano, soprattutto nella memoria immateriale della città. Ebbene, iniziative come quella di installare le nove Stolpersteine rientrano in quest’ultima casistica. Pertanto, per loro stessa natura non possono prestarsi a equivoci di sorta, soprattutto se in gioco ci sono valori dal significato alto e inequivocabile, come il diritto di esistere per lo Stato d’Israele. Quindi, appare quanto meno paradossale, che ci sia qualcuno a ricordare gli ebrei morti per poi disprezzare quelli vivi, come – ahinoi! – abbiamo troppo spesso visto e ascoltato. E non ci si dica, ancora una volta, che antisionismo e antisemitismo sono cose diverse tra loro. No, antisionismo e antisemitismo sono le due facce di un’identica medaglia. (…) Per questo motivo diserteremo non solo la cerimonia del 7 gennaio, ma anche tutte quelle che vedranno la presenza della signora Eleonora de Majo. Una persona che – lo ribadiamo – ha espresso giudizi tanto superficiali quanto offensivi per quegli ebrei che, sia a Napoli che in tutta la diaspora e in Israele, sono stati testimoni del più grande progetto di genocidio che mente umana abbia mai concepito» firmata Lydia Schapirer, presidente della Comunità ebraica di Napoli.
“Mi dispiace che sia stata utilizzata un’occasione del genere per fare polemica – replica de Majo – questo è il mese della memoria e credo che in questa occasione, soprattutto in questa fase storica, iniziative come queste vadano moltiplicate. Apprendo che la Comunità ebraica non sarà presente a causa delle mie posizioni contro lo Stato di Israele. Nel rispetto delle scelte insindacabili di ognuno, ritengo questa sovrapposizione pericolosa e profondamente disonesta intellettualmente. L’antisemitismo esiste, è vero, ma bisognerebbe cercarlo dove cresce rigoglioso, vale a dire nelle sedi dei gruppi di estrema destra di cui sempre meno e con sempre meno convinzione si chiede la chiusura».
L’installazione delle Stolpersteine è stata avviata con l’intento di raccontare, stavolta al tessuto urbano e sociale della città di Napoli, la memoria difficile della Shoah, una memoria taciuta e troppo spesso nascosta.
Ma io lo so, e lo sai anche tu, che nessuna pietra potrà mai rendere giustizia a una macchia così grande.
Non c’è cemento che tenga.
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Serena Palmese