Forse non tutti sanno che… il giallo Noir Desìr
Probabilmente buona parte dei millennials non sa neanche chi siano i Noir Desìr, non ha mai ascoltato le note malinconiche della loro Le Vent nous portera né visto le immagini inquietanti del video che accompagnava il brano e che passava 10 volte al giorno su MTV.
Io sfortunatamente non faccio parte dei millennials e quindi il solo accennare alla canzone e ancor più a quella magica emittente davanti alla quale ho speso i miei migliori pomeriggi mi fa sentire nostalgica e terribilmente anziana al contempo. Eliminato quel capolavoro della musica leggera francese che è Moi Lolita di Alizée, il cui video con le sue tinte fosche e perverse ha turbato i pensieri di milioni di casti adolescenti, Le Vent nous portera è forse una delle poche canzoni di qualità che sia riuscita a varcare le Alpi e a fare breccia nel mercato italiano, oltre che in quello internazionale. Eppure dietro le note morbide, delicate e nostalgiche del pezzo francese si cela la voce di un uomo controverso inquieto, tossico a tal punto d’essere letale: quella di Bertrand Cantat.
Articolo
2001: è l’anno dello scoppio della guerra in Afghanistan e l’anno in cui i Noir Desìr, gruppo rock- pop da sempre politicamente impegnato, pubblicano Le Vent nous portera. Il brano è un grido di speranza contro gli orrori della guerra e regala al gruppo di Bertrand Cantat, attivo già da un ventennio nel panorama musicale francese, una fama internazionale.
Non ho paura del cammino
vedremo, bisogna fare ciò che si vuole
nelle profondità delle emozioni
e tutto andrà bene
il vento ci guiderà
Nella canzone Bertrand Cantat ripete come un mantra un messaggio rassicurante e ottimistico: tutto andrà bene, il vento ci guiderà. Il video che accompagna l’uscita del brano non è, però, altrettanto rassicurante: quel vento che nelle parole di Cantat dovrebbe guidarci, nelle immagini soffia forte e violento, travolgendo e seppellendo una madre e il suo bambino sulla riva del mare. Un senso di inquietudine pervade il video dal quale non traspare né l’ottimismo né il senso di pace che il brano vorrebbe offrire.
2003: Bertrand Cantat, nella notte tra il 26 e il 27 luglio, nella stanza numero 35 al terzo piano dell’hotel ‘Domina Plaza’ a Vilnius, massacra di botte la compagna Marie Trintignant, attrice quarantunenne, figlia dell’attore Jean- Louis Trintignant. La donna verrà soccorsa solo alle 7 del mattino, ricoverata e operata più volte: morirà per un edema celebrale il primo agosto 2003. Cantat verrà processato e condannato a 8 anni di reclusione, ma ne sconterà solo 4.
L’omicidio
La relazione tra Bertrand Cantat e Marie Trintignant era cominciata nel 2002, quando Kristina Rady, moglie di Cantat, aveva appena dato alla luce la loro secondogenita Alice. Cantat aveva poi lasciato la moglie per vivere una relazione convulsa con la Trintignant. Si frequentavano, quindi, da pochi mesi quando, la notte tra il 26 e il 27 luglio Marie, stava festeggiando con il compagno e la produzione la fine delle riprese di un film. La Trintignant e Cantat avevano litigato, lui aveva bevuto troppo, lei era tornata, quindi, in albergo. Nella stanza d’albergo il litigio riprende con toni più violenti ed esasperati. Quando sul cellulare di Marie compare un messaggio affettuoso del suo ex marito, ha inizio il dramma. Nella deposizione rilasciata al tribunale lituano che lo ha processato Cantat descrive il raptus di violenza che ha portato alla morte di Marie:
«Sono entrato in una collera nera e da quel momento le ho dato dei colpi. E non piccoli. Non posso mentire. Dei colpi forti così (mima il gesto), 4, 5 o 6, fortissimi, usando il dritto e il rovescio delle mani, e avevo degli anelli».
Cantat veglia sul corpo straziato della compagna ormai priva di sensi per ore: Pensavo si risolvesse tutto con un’aspirina si giustifica Cantat. Solo allora decide di chiamare Vincent, fratello della vittima, che si rende conto della situazione e chiama i soccorsi. Il referto medico è agghiacciante: il volto completamente tumefatto, due nervi ottici distaccati, le ossa del naso fratturate, ferite alle gambe, alla pancia, alle braccia.
Il processo
Durante il processo avviene l’imponderabile. Cantat e suo fratello tentano la strada della calunnia e del “se l’è cercata” tante volte tentata nei casi di femminicidio.
«Consumava di continuo alcol e cannabis, ogni giorno. Nel mondo del cinema dicevano che era buona per fare la festa» testimonia Xavier Cantat.
«Marie è diventata molto aggressiva, isterica, mi ha dato un pugno in faccia e poi mi ha preso il collo. Avevo segni ovunque» si giustifica Bertrand parlando di un aggressione mai confermata da alcun referto. Ma ciò che lascia esterrefatti è l’intervento di Kristina Rady, ex moglie tradita e abbandonata di Cantat, che difende a spada tratta il padre dei suoi figli: «Non ho mai subito violenze da parte di Bertrand. Al contrario, nei suoi rapporti privati come in quelli pubblici, privilegiava la discussione, il fatto di capire certe cose nella vita di una coppia»
La scarcerazione
Cantat nel 2007 esce su libertà condizionata per poi tentare il ritorno sulle scene. Un ritorno accompagnato da boicottaggi, violente proteste e asprissime critiche da parte del pubblico e ancor più da parte dei familiari della vittima, indignati dall’atteggiamento del cantante. Kristina Rady e Bertrand Cantat, alla scarcerazione di lui, tornano sotto lo stesso tetto in una relazione che si rivelerà, ancora una volta, morbosa e malsana. Il 10 gennaio del 2010, infatti, la Rady viene trovata, dal figlio maggiore, impiccata nella sua casa di Bordeaux. Cantat è in casa che dorme quando la donna si toglie la vita dopo aver lasciato una lettera, il cui contenuto non è noto, e un messaggio nella segreteria dei suoi genitori in cui lamentava cartilagini rotte e violenze subite.
Il vento di Cantat, non è un vento che guida, ma un vento che semina morte, che ammorba l’aria, che toglie il respiro, che aizza i demoni che sono dentro di lui.
Valentina Siano