Michelangelo Buonarroti – Genio tra gli artisti, uomo tra gli uomini
Conosciuto e ammirato in tutto il mondo, le sue opere gli hanno accurato un posto nell’Empireo degli artisti mondiali.
Ma chi era Michelangelo Buonarroti privato del suo scalpello e del suo pennello?
Scontroso e solitario, Michelangelo era nemico giurato di Raffaello, il suo opposto.
Quando il Papa Giulio II della Rovere affidò al giovane Sanzio la decorazione delle sue stanze, il Buonarroti fu tutt’altro che contento.
Ma Raffaello non era l’unico nome presente sulla lista nera dell’artista anzi, si farebbe prima ad elencare chi gli andava a genio.
Scorbutico e perennemente convinto che tutti fossero pronti a tradirlo, Michelangelo visse una vita alquanto solitaria.
Non proprio gradevole alla vista a differenza delle sue opere, da giovane si beccò anche un pugno sul naso da Pietro Torrigiano, trovandosi col profilo rovinato per sempre.
Ma a Michelangelo poco interessava del suo aspetto fisico: ciò che lo accompagnò per sempre fu un’angoscia dell’animo che rendeva agli altri difficile approcciare con lui.
Non andava mai oltre i rapporti di reciproca cortesia e i suoi contemporanei, per quanto lo stimassero, lo additavano come spocchioso e tirchio cosa assolutamente falsa visto che il buon Michelangelo, in tutto il suo essere burbero, si preoccupò sempre di mandare pecunie al padre e ai fratelli.
Era totalmente dedito al suo lavoro, che curava in ogni minimo dettaglio non fidandosi di nessuno ma nel privato aveva poco interesse per la sua igiene personale e per la sua alimentazione: si nutriva male e poco e ancor meno dormiva anzi era solito alzarsi in piena notte e lavorare al lume di una candela attaccata su un elmo di carta così da poter avere le mani libere.
Insomma, un precursore delle lucine da lettura dell’Ikea.
In questa vita solitaria e buia una sola luce riuscì a filtrare attraverso queste mura che egli aveva costruito attorno a sé: Vittoria Colonna.
La giovane poetessa riuscì a fare breccia nel cuore dell’artista che le donò due opere, e tra i due ci fu un fitto scambio epistolare.
Grazie a lei Michelangelo si affacciò al mondo della poesia e scrisse numerose rime, lavoro che finì di punto in bianco nel 1547.
Svariate sono le ipotesi che si sono mosse attorno a questa brusca interruzione ma la più credibile, e anche più romantica, è che venuta a mancare proprio in quell’anno la sua Colonna, Michelangelo non avesse più niente da dire.
Diciassette anni più tardi, nel 1564 alla veneranda età di ottantanove anni, anche il Buonarroti lasciò questo mondo tanto disprezzato, non prima di aver donato all’umanità una delle sue opere pittoriche più belle: il Giudizio Universale sito nella Cappella Sistina.
Maria Rosaria Corsino