Sintesi dell’ira di Giunone ma anche di tutte noi
Tutta la narrazione dell’Eneide di Virgilio parte dalle difficoltà di Enea nel raggiungere il Lazio e questo lo sappiamo ormai dalla seconda media, ma perché Giunone si incazza a morte con lui?
Il punto iniziale è che la Dea non ce l’ha a morte solo con Enea, ma con tutta la sua stirpe di Troiani, nessuno escluso. Per la serie: “Mannaggia a te e a tutta la razza tua…”.
Al di là del timore per la distruzione delle rocche di Tiro – cioè di Cartagine – di cui Giunone era protettrice, il risentimento assume caratteri ben più ampi.
Infatti durante le nozze di Peleo e Teti, genitori di Achille, la Dea Eris identificata come Discordia durante il banchetto di nozze gettò un pomo d’oro con l’incisione “alla più bella” tra Venere, Atena e Giunone stessa.
Quando Zeus ebbe la brillante idea di salvare la sua pelle da dio e chiamarsi fuori dalla contesa, il giudizio fu affidato a Paride che stava pascolando ignaro sulla terra. A questo punto è evidente che nemmeno starsene per gli affari propri ti fa vivere per cento anni e in pace.
Paride era figlio del re di Troia Priamo e scelse come dea più bella Venere, non tanto per il fascino della chioma bionda, quanto per le nozze che gli erano state promesse con la bellissima Elena.
Ancora non basta per portare rancore a tutta la stirpe di Troia?
Allora senti questa: anche Ganimede era un giovane troiano, il più bello dei giovani del suo tempo e Zeus se ne invaghì al punto da trasformarsi in aquila e portarlo con sé. Addirittura prese il posto di Mercurio come coppiere degli dei addetto a versare loro l’ambrosia.
E voi non odiereste l’amante del vostro partner e tutta la sua stirpe se lui la portasse in casa vostra per farsi versare da bere e per godere della sua vista (e non solo)?
Alessandra De Paola
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