Sociale

Diario di un’eterna immatura

Esame di Stato: un’esperienza formativa, una fonte costante di ansia, una prova di coraggio e il momento che segna da sempre il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. 

Ma cosa succede quando una pandemia globale ci costringe a casa a tempo indeterminato? 

Tra lezioni online, versioni copiate e interrogazioni in videochiamata: questa è la mia maturità ai tempi del COVID-19. 

Non avrei mai pensato di dirlo, ma rivoglio la buona vecchia maturità. 

Dopo anni di terrore, in cui abbiamo invocato tutto il pantheon greco e romano per eliminare completamente dalla faccia della terra l’Esame di Stato, è bastata qualche settimana di reclusione per farci comprendere il reale valore dell’insegnamento e perché no, anche della prova più temuta dagli studenti italiani. 

Ho sempre pensato al mio quinto anno come alla resa dei conti, il periodo più divertente della mia vita da studentessa, ma anche il più stressante. Ho assaporato il terrore della maturità già a gennaio, quando c’è stato il countdown per scoprire le materie esterne e interne. 

Aspettavo il 17 giugno con quel misto di eccitazione e paura che ti accompagnano per tutto l’ultimo anno. C’è stato un problema, però, qualcosa che si è frapposto tra me e il traguardo finale: il virus. 

Sembra quasi uno scherzo del destino, chi l’avrebbe mai detto che il mio esame sarebbe stato compromesso da una pandemia? Probabilmente se qualcuno me l’avesse raccontato a settembre non gli avrei creduto. 

Si scherza ovviamente. È una situazione seria e non va assolutamente sottovalutata. 

Ma in un certo senso, io, dentro, mi sentirò sempre immatura. 

Non assaporerò ansie, gioie e sentimenti che, sembrerà egoista, ma mi spettavano. Non potrò scrivere la prima prova e finalmente avere la mia rivincita sul prof d’italiano. Non potrò bisbigliare termini greci incomprensibili durante le 6 ore di traduzione e sfogliare il mio GI con la speranza di trovare la risposta a tutte le domande esistenziali (forse questo lo faccio sempre).

Non potrò cantare quell’iconico brano di Venditti che, perdonaci, ascoltiamo solo in quest’occasione, ma forse proprio per questo lo ricordiamo per tutta la vita. Forse non potrò tremare per l’ultima volta davanti ai miei prof e a qualche sconosciuto che solo per quel giorno sarà per me causa di sudorazione spropositata. Forse non potrò più uscire per l’ultima volta dall’atrio e rivivere cinque anni in un attimo. 

Solitamente evito sentimentalismi, ma quando ci avviciniamo a momenti cruciali della nostra vita, momenti che aspettiamo da sempre e che ci siamo immaginati tante volte, non c’è cinismo che regga. 

Sarà divertente mettere una camicia e rendermi presentabile mentre sotto la scrivania sfoggio pantofole oscene e pantaloni del pigiama, o cercare modi ingegnosi per attaccare post-it e pagine di quaderno al muro per sbirciare durante il colloquio orale. 

Ma forse è vero che sarò eternamente immatura, e forse mi piace anche l’idea di conservare quel dubbio, quell’incertezza: chissà cosa avrei scritto nel saggio, chissà che versione avrebbero scelto. 

Ai maturandi dell’anno scolastico 2019/2020: lasciamo al caso questi interrogativi e conserviamo per sempre l’innocenza della nostra immaturità. 

Angela Guardascione  

Vedi anche: Guida allo studente fuorisede

Angela Guardascione

Mi chiamo Angela Guardascione e sono nata a Napoli il 26/07/01. Ho frequentato il Liceo Classico e ora studio scienze politiche. Amo scrivere quasi quanto amo guardare ininterrottamente serie tv per 10 ore, quasi quanto amo Meryl Streep, Un uomo di Oriana Fallaci e comprare 4 libri al giorno per poi lasciarli tutti in sospeso.

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