Le organizzazioni criminali: il post quarantena che non desideravamo
Il Covid-19, come sappiamo, sta colpendo duramente i cittadini di tutto il mondo anche dal punto di vista economico, in particolar modo gli strati meno abbienti della popolazione, messi ormai in ginocchio dalla disperazione.
Tutto ciò sta provocando un clima e degli scenari alquanto preoccupanti; i cartelli della droga messicani si stanno adoperando per “regalare” cibo e beni di prima necessità a coloro i quali non hanno la possibilità di procurarsi questi ultimi autonomamente.
No, non ci troviamo in un episodio di Narcos rivisitato, ma ai tempi del Corona virus. Allo stesso modo, il giornalista e scrittore Roberto Saviano spiega che dove non arriva il Corona Virus arrivano le mafie.
Quando parliamo di pacchi alimentari elargiti dai gruppi criminali, perché bisogna sottolineare il verbo regalare? Perché, ovviamente, non si tratta di beneficenza, o di senso civico, e neppure di un tentativo di redenzione. Questi doni in realtà sono condanne; condannano al silenzio, all’omertà e alla manodopera a bassissimo costo, se non nullo.
Alejandrina Guzmàn, figlia di El Chapo, ha rilasciato una dichiarazione in cui parla della volontà di distribuire generi alimentari agli anziani. In effetti, questi pacchi sono stati consegnati, e in scatole molto singolari, in quanto su di esse è presente la faccia di El Chapo stilizzata. Questo è il modo con cui i cartelli stanno cercando di entrare nei cuori, ma soprattutto nelle menti, dei cittadini di Guadalajara o anche di Tamaulipas. La strada per arrivarci? Zucchero, olio, riso e carta igienica. Tutto ciò viene svolto pubblicamente, con tanto di foto sui social network che fungono come un’ottima propaganda. La flebile risposta del presidente del Messico, López Obrador, è stata quella di invitare i cartelli a comportarsi meglio e di mettere fine alla violenza, invece di distribuire pacchi con aiuti. Inoltre, molto discusso è stato anche un gesto del presidente, quello di stringere pubblicamente la mano alla madre di El Chapo; agli occhi dei più questo gesto è apparso come una sorta di legittimazione delle azioni del cartello di Sinaloa.
È opinione comune, e non di certo una sorpresa, che una situazione di difficoltà (che sia una pandemia o un disastro ambientale) porti alla proliferazione dei gruppi criminali, i quali acquisiscono un potere smisurato.
A parlare della situazione italiana è Roberto Saviano; lo scrittore napoletano parla di una crescita che va di pari passo, quella di due virus che, come due rette parallele, seguono un percorso univoco: l’epidemia e i profitti delle organizzazioni criminali. Potremmo dire che si tratti di corsi e ricorsi storici; pensiamo alla peste del Seicento a Napoli, quando l’aristocrazia dovette fare accordi con le bande criminali o, ancora, all’epidemia di Colera della Sicilia sul finire dell’Ottocento e al do ut des a cui diede vita (noi ti diamo forza lavoro se tu, proprietario terriero, ci dai pezzi di latifondo).
E, allo stesso modo, negli ultimi anni le mafie hanno investito in mense, riciclo dei rifiuti, pompe funebri, nel settore parafarmaceutico e anche in quello alimentare… ed ecco che abbiamo il welfare camorristico: tu hai quello di cui io ho bisogno,quello che lo stato fatica a darmi, quindi non mi interessa da quale mano provenga, posso risolvere i miei problemi. Per il momento. È questo il pensiero di tante e tante persone disperate, sole, emarginate, con famiglie numerose, attività che faticano a stare ancora in piedi. Si convincono che il welfare dello stato sia assente o che nessuno si preoccupi del loro futuro ormai in balia di un destino crudele e buio, e così decidono di affidarsi a quelle che sono le promesse e gli “aiuti” delle organizzazioni criminali. È come se fossimo in piena campagna elettorale, in un paese in cui si fa leva sulla disperazione del popolo e della sua sfiducia nei confronti delle istituzioni.
Catia Bufano