Orban ottiene pieni poteri: uno schiaffo alla democrazia
Il coronavirus sembra essere diventato un espediente perfetto per richiedere misure eccezionali che potrebbero cambiare inevitabilmente le sorti di uno stato.
Il Parlamento ungherese, infatti, ha deciso che i problemi sanitari non possono essere risolti con la democrazia e il 30 marzo ha affidato pieni poteri ad Orban.
Ma analizziamo i fatti.
Viktor Orban è il primo ministro ungherese dal 2010, nonché leader del partito conservatore e populista Fidesz, che alle ultime elezioni ha ottenuto 133 seggi su 199 disponibili in parlamento. Il primo ministro, grazie all’alleanza con il Partito Popolare Cristiano Democratico, controlla ben più di 2/3 dei seggi.
Non è difficile, quindi, capire come sia riuscito ad ottenere pieni poteri, avendo la maggioranza dalla sua parte, ha conquistato 137 voti a favore e solo 53 contro. Ora Orban governa per decreto, può sciogliere il parlamento, cambiare o sospendere delle leggi già in vigore e addirittura bloccare le elezioni. Non è un caso che alcuni leader dell’opposizione abbiano definito la sua mossa un “colpo di stato” e questa situazione una dittatura.
Ma non è tutto, è entrato in vigore anche un provvedimento sulle fake news per cui viene accettata la diffusione solo di informazioni basate su fonti ufficiali in merito al COVID-19; mossa apparentemente legittima, ma che può nascondere una forte negazione della libertà di espressione, infatti vengono catalogate come fake news anche critiche alla sanità o alle misure adottate per fronteggiare l’epidemia (critiche fondate, dato che l’Ungheria sta effettuando pochissimi tamponi).
Chiunque dovesse violarlo rischierebbe 5 anni di carcere.
L’opposizione non è riuscita a fare nulla, ha cercato di inserire nel testo una limitazione di 90 giorni dei poteri del primo ministro, ma Orban ha rifiutato.
L’Ungheria, con questa mossa, rifiuta apertamente la divisione dei poteri, principio cardine della democrazia, e si avvicina sempre di più alla creazione di un regime dittatoriale. L’Unione Europea non può permetterlo, tiene Orban sotto controllo da quando ha imposto restrizioni sulla libertà di stampa e ora deve assolutamente agire, altrimenti il motivo reale per cui è stata fondata, cioè la pace, insieme all’unione economica, cadrà nell’oblio e pian piano porterà l’unità stessa con sé.
È questa la sfida di cui l’UE aveva bisogno per affermarsi in un periodo di incertezze e sovranismo? O è semplicemente la goccia che ha fatto traboccare il vaso di un’organizzazione imperfetta?
Staremo a vedere. Nel frattempo i singoli stati esprimono dissenso, si ribellano, ribadiscono l’importanza della democrazia, si oppongono alle decisioni di Orban e questo ci fa sperare: forse non commetteremo gli stessi errori stavolta.
Angela Guardascione
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