Il Sudan vieta le mutilazioni genitali femminili: la vittoria delle donne africane
Nel mondo circa 125 milioni di donne hanno subito mutilazioni genitali. Queste pratiche sono diffusissime in Africa, Indonesia e Medio Oriente.
Una settimana fa il governo provvisorio del Sudan ha ufficialmente dichiarato vietate le MGF; con una pena di 3 anni per chi dovesse violare la nuova legge inserita nel Codice penale.
Le mutilazioni genitali femminili rappresentano, per qualunque paese che ne faccia uso, una violazione dei diritti della donna. Un atto brutale, che consiste nella rimozione parziale o totale del clitoride, delle labbra o di altri parti esterne.
Le conseguenze? Possono portare alla morte per shock emorragico o per infezione, inoltre, aumentano il rischio di mortalità materna.
Mi sono sempre chiesta il reale motivo di tutto ciò, perché bambine dai 4 ai 14 dovessero subire un trauma simile che influenzerà le loro vite per sempre. Le ragioni sono varie, principalmente le donne in questo modo non possono provare piacere, non hanno orgasmi. Molti lo fanno per integrazione sociale, altri perché è radicata culturalmente la convinzione che “favorisca” la fertilità, o addirittura perché i genitali femminili sono considerati osceni.
Il Sudan, finalmente, ha deciso di abolire quest’atrocità, ma porterà a un cambiamento reale?
Tutto ciò che sappiamo è che in Egitto le MGF sono state vietate nel 2008, ma il 70% delle donne egiziane subisce ancora la mutilazione.
La Five Foundation, un’organizzazione che combatte questa pratica, lo ha considerato “un grande passo per il Sudan e il suo nuovo governo.” Il governo provvisorio sembra avere a cuore i diritti delle donne.
Il problema è che ormai le mutilazioni genitali femminili sono profondamente radicate nella cultura di molte società, approvate non solo da uomini, ma anche da donne.
Speriamo che questa sia realmente una vittoria per le donne africane, per le bambine, perché possano finalmente vedere affermati i loro diritti da anni ignorati. Perché la mortalità infantile diminuisca, perché possano vivere liberamente la loro sessualità.
Angela Guardascione
Fonte immagine: Focus on Africa
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