Nell’anno in cui si celebrano i 250 anni della nascita del compositore tedesco, ricorre oggi l’anniversario della prima esecuzione della sua più grande opera.
Teatro imperiale e di corte di Vienna, 7 maggio 1824.
Beethoven, dopo l’ultima nota della prima esecuzione della Nona Sinfonia, rimase per diversi secondi assorto nel vuoto, seduto vicino al direttore d’orchestra e con le spalle rivolte al pubblico che applaudiva entusiasta. La cantante Caroline Unger, appena ventenne, ruppe il rigido protocollo dell’epoca: lasciò il suo posto, si avvicinò al compositore tedesco e lo costrinse a voltarsi. Quello che Beethoven vide fu l’esultanza della folla che lo acclamava estasiata, sventolando fazzoletti bianchi.
Fu l’evento artistico dell’anno, un lampo nella notte. Era un’epoca di dure repressioni: la rivoluzione francese del 1789 aveva ispirato i popoli d’Europa a sfidare le classi aristocratiche al potere e battersi per la libertà e lo sviluppo dei diritti civili. In questo contesto storico-sociale, vuole regalare un barlume di speranza. Riemergendo dalla disperazione degli ultimi anni, nonostante una malattia che lo aveva isolato dal mondo circostante, guarda profondamente in sé stesso per creare l’appassionata e ottimistica Nona Sinfonia.
«Amici, non queste note,
intoniamone altre
più grate e gioiose.
[…]
Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio vada al mondo intero!
Fratelli! Oltre il firmamento
deve abitare un padre affettuoso»
Simbolo di libertà e di gioia, l’opera resta una delle composizioni più innovative e influenti nella storia della musica, fonte di ispirazione per intere generazioni musicali.
Un genio, Beethoven, a cui la musica tanto. In una delle lettere trovate tra i suoi appunti dopo la sua morte, scrivera:
«O voi uomini che mi credete ostile, scontroso, misantropo o che mi fate passare per tale, come siete ingiusti con me! Non sapete la causa segreta di ciò che è soltanto un’apparenza […] pensate solo che da sei anni sono colpito da un male inguaribile, che medici incompetenti hanno peggiorato. Di anno in anno, deluso dalla speranza di un miglioramento […] ho dovuto isolarmi presto e vivere solitario, lontano dal mondo […] se leggete questo un giorno, allora pensate che non siete stati giusti con me, e che l’infelice si consola trovando qualcuno che gli somiglia e che, nonostante tutti gli ostacoli della natura, ha fatto di tutto per essere ammesso nel novero degli artisti e degli uomini di valore.»
Perdonaci, Ludwig.
Disegno e didascalia di Simone Passaro
Vedi anche: Generi musicali: la Sinfonia