Testicoli di scimpanzé, immortalità e HIV
Tutti sanno cos’è l’HIV. Ma come è stato trasmesso all’uomo? Alcune teorie prevedono testicoli di scimpanzé e superuomini.
L’HIV (human immunodeficiency virus) ha segnato profondamente il XX secolo.
Circa le sue origini, dai primi 2000 – dopo la pubblicazione dell’articolo “Origin of HIV-1 in the chimpanzee Pan troglodytes troglodytes” (Nature, 1999) – i ricercatori concordano quasi unanimemente sui risultati ottenuti da Beatrice Hahn: il ceppo HIV-1 (quello più grave, ed anche il più diffuso) è stato trasmesso all’uomo dal Pan troglodytes troglodytes, una sottospecie dello scimpanzé comune; il ceppo HIV-2 (diffuso in Africa, raro altrove) dal cercocebo moro.
Le modalità di trasmissione, d’altro canto, sollevano ancora numerose polemiche.
Il giornalista Edward Hooper negli anni ’90 suscitò molto scalpore asserendo che il SIV (Simian immunodeficiency virus) sarebbe stato trasmesso all’uomo tramite i vaccini antipolio, testati negli anni ’50 proprio nelle colonie belga in Africa. L’affascinante teoria, impeccabile dal punto di vista investigativo, non aveva alcun fondamento scientifico (proprio come l’ipotesi della creazione del Coronavirus in laboratorio).
La confutazione più autorevole fu quella di Bette Korber, che nel 2000 dimostrò che il salto di specie (o “spillover”) sarebbe avvenuto nel 1931, quindi ben vent’anni prima dei famigerati vaccini.
Oggi il consumo di selvaggina è considerato la causa più plausibile di moltissime zoonosi, cioè malattie che si trasmettono dall’animale all’uomo (un esempio: il COVID-19).
Ma, nonostante questa sia la spiegazione più verosimile, altre teorie sembrano essere compatibili con la natura dell’HIV e non sono ancora state ufficialmente scartate. La più famosa è certamente quella della trasmissione sessuale… ma negli anni ’30 un altro fenomeno rilevante era noto in tutto il mondo ed è poi finito nel dimenticatoio: gli esperimenti sull’ibridazione tra uomo e scimmia.
Il primo a tentare di incrociare la razza umana e quella dello scimpanzé, scelto per la somiglianza genetica con l’uomo, fu Ilya Ivanovich Ivanov, biologo russo specializzato nell’inseminazione artificiale. Ivanov tentò la fecondazione di tre scimpanzé femmine, senza successo; il suo lavoro fu interrotto nel 1928, quando nell’URSS iniziarono le campagne di Lysenko contro le teorie evoluzionistiche di Darwin e gli studi di genetica. Ivanov, come gran parte dei ricercatori russi, fu esiliato.
Per tutti gli anni ’30 (in realtà, fino al 1964) nell’URSS la teoria della selezione naturale venne rinnegata, tacciata di essere un prodotto della propaganda liberale (Lysenko chiamava la genetica “pseudoscienza borghese”), poiché la singolarità genetica dell’individuo, implicando che un uomo possa avere geneticamente qualità migliori di un altro, risultava incompatibile con le pretese egualitarie dello stalinismo, il quale si fondava sul collettivismo marxista e l’abnegazione dell’individualità.
Contemporaneamente, in Europa, i nazionalismi e i razzismi andavano nella direzione opposta: dilagavano gli studi di eugenetica, volti a migliorare la razza umana e, in seguito, quella “ariana” dei popoli germanici, per creare superuomini più forti, più intelligenti, geneticamente superiori.
È in questa gran confusione che si inserisce il lavoro di Serge Voronoff – potenzialmente la causa del nostro HIV – che fu una delle personalità mediche più discusse e influenti degli anni ’20 e ’30.
Voronoff, russo, si trasferì a Parigi per studiare medicina, sia mostrando particolare interesse per le nuove tecniche di trapianto (che apprese dal premio Nobel per la medicina Alexis Carrel), sia partecipando alla frenesia generale per l’eugenetica.
I suoi studi, però, presero una svolta inaspettata: mandato a svolgere la professione in Egitto, Voronoff iniziò ad osservare la condizione degli eunuchi dell’harem di Abbas II, i quali apparivano deboli, invecchiavano precocemente e morivano tendenzialmente giovani. Ne dedusse che gli ormoni sessuali avessero un ruolo anche nello sviluppo del sistema scheletrico, muscolare e nervoso dell’individuo, ed iniziò a sperimentare il trapianto degli organi sessuali su animali come pecore, capre e tori.
I risultati ottenuti da questi esperimenti gli sembrarono rivoluzionari: testicoli giovani rinvigorivano vecchie pecore, davano forza a tori deboli. Le ricerche confluirono nel saggio “Life; a Study of the Means of Restoring Vital Energy and Prolonging”, del 1920, in cui parlava di invecchiamento, ormoni… immortalità.
Voronoff riteneva che la morte fosse “comparsa sulla terra solo come conseguenza dell’associazione di milioni di cellule in migliori organismi complessi”, formati sia di cellule specializzate, mortali, sia di cellule immortali, che egli definisce “primitive”.
L’invecchiamento sarebbe, quindi, “il risultato della graduale distruzione delle nostre cellule specializzate ad opera delle cellule primitive, la quale può essere corretta aumentando l’energia vitale di quelle specializzate”. Dall’osservazione degli eunuchi, quindi, la soluzione: l’energia vitale necessaria è prodotta dagli organi sessuali.
“La Natura”, dice, “ci ha dotati di una meravigliosa fonte di energia. Deve essere una ghiandola a produrre energia, perché sono senza dubbio le ghiandole ad avere il compito di elaborare sostanze che regolino gli organi e l’organismo intero. E questo è, infatti, il ruolo svolto dal testicolo, distributore di energia” (Voronoff, 1920, pagg. 51-52).
Dove trovare, dunque, donatori di tessuto testicolare? A causa della scarsità di volontari umani, Voronoff si rivolse alla creatura geneticamente più simile all’uomo: lo scimpanzé. Il 12 Giugno 1920, il chirurgo opera il primo trapianto di tessuto testicolare animale nel corpo umano.
La comunità scientifica finalmente è convinta: è una scoperta rivoluzionaria. Voronoff sembrava addirittura aver trovato soluzione a condizioni come la demenza e la schizofrenia.
Voronoff divenne celebre in tutto il mondo. Migliaia di persone, dal 1920 al 1935, si sottoposero alla procedura (The Medical Post, 25 Aprile 2000), tra cui alcune celebrità e numerosi atleti dell’epoca.
Contemporaneamente, iniziarono i trapianti di ovuli dalle donne alle scimpanzé, le quali venivano poi fecondate con sperma umano, nel tentativo di generare una nuova creatura, intelligente come un uomo e forte come un animale.
Naturalmente con il tempo l’operazione si rivelò inutile. Gli uomini invecchiavano, ovviamente morivano; per coloro che avevano riscontrato rinvigorimento, aumentate prestazioni sessuali e intellettive, si trattò di un semplice effetto placebo. Nel dopoguerra le teorie andarono completamente dimenticate.
Ma poiché è probabile che gli scimpanzé donatori provenissero dall’Africa centrale francofona (Short, “Did Parisians catch HIV from ‘monkey glands’?”, 1999), e poiché il periodo storico è perfettamente conforme con i limiti temporali posti da Bette Korber, è possibile che Serge Voronoff abbia in effetti lasciato un’eredità di importanza globale… o “pandemica”.
Maria Ascolese