The Politician e la rivincita della generazione Z
La seconda stagione della serie tv The Politician è arrivata da poco su Netflix, e non ho potuto fare a meno di divorarla.
Senza rendermene conto sono passata dal caffè mattutino alla cena, e sì, ho trascorso un’intera domenica sul divano incollata alla tv.
Ma proprio per questo, una volta terminata la mia maratona, mi sono chiesta: perché?
Perché ho passato la giornata a vedere una serie tv invece di uscire o fare qualsiasi altra cosa?
Giuro che ho degli amici, l’alternativa non sarebbe stata un brunch con i gatti del vicino.
Ci ho riflettuto molto, poi sono giunta ad una conclusione: sono stati il realismo, i personaggi, i colori, i dialoghi, a conquistarmi.
La seconda stagione di The Politician è tutto ciò che un ragazzo di 18 anni vorrebbe vedere, perché è tutto ciò che vive, giorno dopo giorno, e i suoi sogni, i desideri e gli errori.
Payton Hobart decide di affrontare Dede Standish per il ruolo di Senatore dello stato di New York. Payton è giovanissimo, Dede la tipica “boomer”, e il racconto prosegue tra triangoli amorosi, inganni e ricatti.
Ryan Murphy ha rappresentato il conflitto generazionale in corso, l’esperienza, ma anche l’ipocrisia dei nostri genitori, e l’attaccamento alla vita, ma anche l’ingenuità, che ci appartengono.
Payton, oltre ad essere un ragazzo, però, è anche un politico senza scrupoli con un obbiettivo ben preciso, ed è disposto a fare di tutto per ottenerlo. Uno dei temi principali, infatti, è l’eterna scelta tra etica e morale, un conflitto irrisolto. Non esiste giusto o sbagliato.
Il libero arbitrio è il protagonista indiscusso, tutto dipende da noi, possiamo scegliere e dobbiamo appropriarci delle conseguenze delle nostre azioni.
La generazione Z, quindi gli elettori di Payton, rivendicano il loro libero arbitrio, la forza di ragazzi costretti a vivere in un mondo distrutto da chi li ha preceduti, e gridano al cambiamento.
Il “climate change” all’inizio è solo strumento politico, argomento centrale della campagna elettorale per ottenere più voti, ma poi diventa cruda realtà, e anche sacrificio.
The Politician schiaffeggia ironicamente tutti, grandi e piccoli, e mette a nudo le pecche della nostra società; come le controversie dello “zero waste”, di chi pretende di cambiare radicalmente la propria esistenza da un giorno all’altro, di chi esagera, e di chi, però, vuole migliorare il mondo e nel suo piccolo lo fa.
Una società giovane, che però è governata da vecchi, una società che vuole riappropriarsi della terra, del benessere, della natura, che però è figlia di guerre e di brogli politici.
Il sublime risiede nell’imperfezione, in ciò che è lontano dalla proporzione, quindi quello che viviamo, e la generazione Z, ingenua ma consapevole, ha decisamente bisogno di spazio per esprimersi.
Perché le opzioni che ci sono state lasciate non permettono un’ampia scelta: salvare il mondo o dargli il colpo di grazia?
Angela Guardascione