Finalmente Tenet: cosa vuoi dirmi, Christopher?
Non andavo al cinema da quattro mesi. Io.
Io che a quindici anni, da sola, mi mettevo nella Cumana pur di arrivare al Maxicinema Med a vedere il film (o la serie di film) che mi ossessionava.
Per Christopher Nolan, mio secondo regista preferito dopo Clint Eastwood, il lockdown mentale, visivo ed uditivo dovuto all’assenza di cinema, chiedeva di essere interrotto.
Ed ecco, dunque, i miei umili pensieri da cinefila incallita su Tenet.
La peculiarità del cinema di Nolan, che fin da piccolissima seguo con passione mista a frustrazione, è l’immensa capacità di farti sentire completamente a disagio con te stesso. Christopher Nolan sa farmi credere di non saper pensare ed è esattamente per questo che trovo il suo cinema esaltante, sorprendente, geniale nel suo essere sempre perfettamente consapevole di se stesso.
Un cinema freddo, quello di Nolan, molto legato ad un’immaginazione fertile ma spesso contorta, che si piega in se stessa e a se stessa, in grado di realizzarsi attraverso l’abilità filmica ma mai pienamente soddisfatta dei suoi risultati. È proprio questa insoddisfazione insita che spinge Nolan a puntare sempre più in alto, ad ambire con ogni film girato ad una sperimentazione più estrema, ad una trama più misteriosa, a personaggi più indecifrabili. Tenet, la sua ultima fatica, è emblematica del suo procedere. Visivamente spettacolare, con quella regia sapiente di chi del mezzo conosce le capacità, ma inventa anche nuove soluzioni, mescola i generi senza ricalcarne gli stereotipi. Scritto in parole povere, se non poverissime : ancora una volta, come spesso accade con Nolan, non sappiamo bene cosa stiamo guardando.
A cosa vuole farci credere? Cosa vuoi dirci, Chris?
Il protagonista è un agente della CIA, un viaggiatore nel tempo, all’interno di una storia che è al contempo di spionaggio e fantascienza. Il protagonista (John David Washington) che resterà senza nome e cognome per l’intera durata della storia, e lo scienziato Neil (un ormai maturo, versatile Robert Pattinson, lontano anni luce dai suoi esordi come Cedric Diggory e Edward Cullen ) sono una coppia stravagante quanto il resto del film, il cui sviluppo tesse una fittissima rete di incastri e rimandi, di cose da appuntarsi ad inizio proiezione per poterne venire a capo alla conclusione. Ma sarebbe forse un film di Nolan se la conclusione fosse davvero tale? Se tutte e milleduecento le domande che lo spettatore sveglio inizia a porsi ad esattamente trenta secondi dalla partenza del film trovassero una risposta soddisfacente? Il quesito è marzulliano.
La verità è che Christopher Nolan adora prendersi gioco di noi, ma con estrema serietà. Sì, perché la sua regia rigorosa e compassata ci fa credere di essere davanti ad una faccenda urgente, di vitale importanza, dalla cui decifrazione si deve e si può imparare qualcosa di fondamentale per la propria esistenza. Per quel che ne sappiamo realmente, potrebbe anche essere così. Ma Tenet, come del resto Inception, Memento ed Insonnia non sono altro che dei pretesti per sbalordire un pubblico innocente ed ignaro della portata di ciò che sta per abbattersi su di lui. Il motivo per cui Nolan è uno dei più grandi registi di tutti i tempi è la sua classe, la sua eleganza nel voler sedurre il pubblico, turbarlo, farlo sentire davanti a qualcosa di più grande di lui. Georges Méliès, con Le Voyage dans la lune, nei primi anni del Novecento (1902, per essere precisi), riuscì nella stessa cosa: meravigliare, stupire, far aggrottare il capo, esercitare un fascino inspiegabile ed irresistibile.
Il cinema puro non ha mai smesso di essere questo, quello dei trucchi, dei montaggi, del creare il credibile dall’incredibile e l’incredibile dal credibile. Si prendono gioco di noi, ci prendono in giro, ma con quanta abilità, quanto lavoro, quanta immaginazione, quanto tempo. Per ogni suo soggetto, Nolan impiega almeno dieci anni di decisioni, perfezionamento, collaudo dei dettagli. La sua abnegazione rende le follie lucide come Tenet delle opere d’arte apprezzate ed attese da un pubblico a cui poco importa di lockdown, di chiusure, di virus. L’unico quesito dell’estate, per molti, è stato: e quindi, quando esce Tenet?
E ora che Tenet, in tutta la sua palindroma tracotanza e le sue scene d’azione impeccabili, è finalmente nelle sale d’ Italia il quesito dello spettatore è cambiato: cosa vuoi dirci, esattamente, Christopher?
Al prossimo film o, per meglio dire, alla prossima eroica impresa, affidiamo l’ardua sentenza.
Buona visione!
Sveva Di Palma
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