Sociale

Beirut una nuova Hiroshima

Il governatore della città di Beirut Marwan Abboud ha affermato sconvolto: “sembra quello che è accaduto ad Hiroshima e Nagasaki”.

“Non ci sono parole per descrivere l’orrore che ha colpito Beirut ieri sera, trasformandola in una città disastrata”,  con queste parole il presidente del Libano, Michel Aoun, ha aperto la riunione d’emergenza del governo. 

Ed è proprio in questo modo che appare oggi Beirut ai nostri occhi, come una città disastrata, sembrata di parte dei suoi quartieri e del suo porto, dove regna sovrana la desolazione.

La causa di questa devastazione è una potente esplosione, che è stata paragonata ad un terremoto di magnitudo 3,5 avvertita fino a Cipro, avvenuta ieri pomeriggio alle 18.08 nel porto della capitale, dove erano stipate senza alcuna protezione 2750 tonnellate di nitrato di ammonio. Il materiale era stato sequestrato nel 2014 ad nave battente bandiera moldava diretta verso il Mozambico, appartenente ad un armatore russo.

 Il nitrato di ammonio è usato come fertilizzante in agricoltura ma non solo, essendo facilmente reperibile a basso costo è anche impiegato dai gruppi terroristici per la fabbricazione di ordigni.

Il governo ha messo agli arresti domiciliari i funzionari del porto responsabili dello stoccaggio e della tutela del materiale, fino alla fine delle indagini.

Il direttore della dogana Badri Daher ha dichiarato essere stato notificato alla magistratura per ben 6 volte che quel carico dovesse essere trasferito poiché altamente pericoloso, ma tutte queste richieste sono cadute nel vuoto. 

Il bilancio purtroppo è dei peggiori attualmente le vittime accertate sono 135 ma secondo le autorità il numero è destinato a crescere, più di 100 sono le persone disperse,5000 i feriti, 300mila le persone rimaste senza una casa, il danno economico è di circa 3,5 miliardi di dollari, risultano anche dispersi numerosi vigili del fuoco che sono intervenuti sul posto per spegnere l’incendio. Gran parte di queste vittime erano nelle loro case a causa del lockdown per l’intensificarsi dei casi di Covid e sono state schiacciate dalle macerie delle loro abitazioni, venute giù per l’onda d’urto della deflagrazione. 

La gravità è accentuata anche dalla carenza di strutture dove poter curare i feriti, avendo l’esplosione distrutto completamente 3 ospedali e danneggiato altri 2.  Le strutture rimaste integre sono al collasso i pazienti in via di guarigione sono stati dimessi ma i posti scarseggiano e i feriti sono costretti ad essere curati nei parcheggi, mancano punti e farmaci ed urgente è la necessità di donatori di sangue. A causa di questi assembramenti vi è anche il rischio di un aumento ulteriore dei contagi da coronavirus.

Mirna Doumit, presidente dell’ordine degli infermieri, afferma chiaramente che la situazione è “ una catastrofe”.

Il ministro della salute Hamad Hasan ha consigliato vivamente a tutti quelli che possono di lasciare la città a causa dei materiali nocivi presenti nell’aria che si sono sprigionati a seguito della deflagrazione.

Il governo ha deciso di dichiarare lo stato d’emergenza per due settimane e ha conferito per tutta la durata del periodo pieni poteri ai militari.

L’esplosione richiama nella mente di molti un’altra avvenuta nel 2005 a causa di un’autobomba in cui trovó la morte il primo ministro Rafiq Hariri.

Il 7 agosto il tribunale speciale dell’ONU avrebbe dovuto emettere il tanto atteso verdetto sull’assassinio del premier nei confronti di 4 imputati membri delle milizie sciite filo-iraniane di Hezbollah.

È notizia dell’ultima ora che la sentenza è spostata al 18 agosto per rispetto delle vittime morte ieri. 

Per quanto riguarda la situazione alimentare la FAO parla di “problema di disponibilità di farina per il Libano”. L’ esplosione ha contaminato l’85% del grano contenuto nei silos che erano stati installati nei pressi del porto. Il ministro dell’economia e del commercio ha dichiarato però che il paese, per il momento, ha ancora quantità di grano sufficienti.

Il Libano importa attualmente l’80% circa del suo cibo. 

Numerosi sono i paesi, tra cui l’Italia, che in queste ore stanno mostrando solidarietà ed inviando soccorsi e generi di prima necessità. 

Questa disgrazia va ad aggiungersi alla già precaria situazione economica in cui il Libano versa da molti mesi a questa parte, incrementate anche dal lockdown.

Save the Children ha affermato poche settimane fa che nell’area metropolitana di Beirut circa un milione di persone è in gravissime difficoltà economiche e non può permettersi di acquistare i generi di prima utilità tra cui proprio il cibo. Migliaia sono i bambini che soffrono la fame e possono correre il rischio di morire di inedia.

Il prezzo degli alimenti è aumentato vorticosamente a causa dell’inflazione che ha raggiunto il 109%. 

Numerosi sono i suicidi che sono stati registrati a causa della fame.

La crisi economica che il paese sta affrontando in questo momento è una delle più gravi della sua storia. Alla fine della guerra civile che è durata per 15 anni, dal 1975 al 1990, questo piccolo stato grande quando l’Abruzzo ha subito l’occupazione di eserciti stranieri, 2 guerre con Israele, un lungo periodo di attentati e l’arrivo di 1,5 milioni di rifugiati siriani che fuggivano dalla guerra in Siria. 

L’afflusso dei profughi ha determinato un peggioramento delle condizioni economiche di 200 mila libanesi circa poiché i profughi venivano reclutati per gli stessi lavori ma ad un salario notevolmente inferiore togliendo lavoro alla fascia sociale libanese più disagiata. 

Va detto poi, secondo i dati forniti dall’ONU, che il Libano risulta al 129esimo posto su 141 paesi esaminati per la disuguaglianza dei redditi.

L’1% più ricco possiede il 25% dell’intero reddito nazionale. Nel 2017 il 20% di tutti i depositi era concentrato in 1600 conti correnti.

Lo scorso marzo il governo ha ammesso il default a seguito del mancato pagamento di un Eurobond da 1,2 miliardi di euro. 

Di conseguenza la situazione è precipitata gettando il paese in una crisi intensa:

  •  la classe media è sparita insieme a tutti i suoi soldi
  • Decine di attività hanno chiuso
  • La disoccupazione è salita al 33%, quella giovanile al 45%
  • Il debito pubblico è il più alto del mondo
  • La polizia ha registrato un aumento delle rapine, anche nelle farmacie per i generi di prima necessità come il latte in polvere, e di furti d’auto 
  • Carenza di posti letto negli ospedali, risorse e farmaci
  • La lira libanese ha perso più dell’80% del suo valore 
  • Incremento dei morti nelle strade per il non funzionamento di semafori e lampioni a causa di mancanza di soldi

Questa descritta sembra la trama di un film di fantascienza ambientato in un tempo post apocalittico e tutti noi vorremmo che fosse così e non la realtà ma non lo è.

Come sempre a pagare il prezzo di errori di potenti e della corruzione dilagante sono i più deboli, le fasce sociali più a rischio, come i bambini o i lavoratori onesti che però vengono travolti senza via di fuga subendo le conseguenze di scelte e azioni sbagliate.

La tragedia di cui martedì pomeriggio Beirut è stata protagonista non è altro che l’ennesimo errore che persone, a cui era affidato il dovere di sorvegliare e tutelare la cittadinanza svolgendo semplicemente il loro lavoro, non hanno evitato per disattenzione, incuria, interessi personali e puro menefreghismo. 

Il nostro pensiero va quindi a tutti coloro che sono sopravvissuti che hanno perso le loro case e le persone amate. 

Alle persone che sono morte e che non torneranno più, la cui vita poteva essere benissimo salvata se solo si fosse stati più attenti e lungimiranti. 

Beatrice Gargiulo 

Vedi anche: 3 eventi storici tutti italiani che hanno cambiato (e continuano a cambiare) le sorti del paese

Beatrice Gargiulo

M. Beatrice Gargiulo, studentessa di archeologia, ama l’arte, la storia e dedicare il tempo libero alla lettura.

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