L’estate del 1974
Mentre l’aranciata che sta bevendo gli finisce in gola dopo aver tracciato lungo le papille gustative una memoria a lungo termine stimolata da quel particolare gusto che gli permetterà di ricreare una parte delle sensazioni vissute.
Quel ragazzino non può far altro che pensare a quanto tutto sembri eterno in quel preciso istante, in quel luogo di respiri animati da voci e urla, di battiti accelerati per scoperte sensazionali e nuove esperienze spesso dolorose.
Nella calura estiva che avvolge e stritola i corpi in affanno donando la quiete della leggerezza ma portando con sé presagi mortali che si celano nei sospiri dei grilli della sera, si svolgono le storie della fanciullezza.
L’estate è la stagione degli eroi occasionali, dei gruppi di amici che ondeggiano negli spazi destinati poi ai ricordi, quelle storie che verranno raccontate a chi verrà dopo ma soprattutto a se stessi.
I tronchi degli alberi sono scale senza gradini e i rami trattengono gli slanci nel vuoto di ciò che non sarà mai più.
Le avventure si creano o si trovano nelle tracce delle impronte nei prati, in vecchi ruderi al culmine, lungo ferrovie sospese su ponti in decadenza, su binari riscaldati dalla velocità di qualche treno sporadico che anima velocemente, d’un tratto, l’intero paesaggio. I compagni si creano e si ritrovano sotto un sole arancione che colora la pelle per mesi, in mezzo a fiori muti che si lasciano calpestare senza difese dalle suole consumate delle scarpe da ginnastica, sporche di chewing-gum e pozzanghere stagnanti. Quella è la loro storia, la scrivono mentre si accovacciano tra i sassi a scoprire infiniti mondi più piccoli, a scovare tesori miserabili e viscere proibite che delineano una serie infinita di sensazioni e impressioni che gli apparterranno per sempre.
D’un tratto il rumore di una lattina presa a calci in lontananza interrompe il sogno e quel ragazzino è seduto a una scrivania con una cannuccia in bocca.
Di nuovo quell’aranciata ma non più lui.
Disegno di Sonia Giampaolo (guarda di più cliccando qui)
Didascalia di Maria Cristiana Grimaldi