Foto iconiche: 5 rivoluzioni silenziose nella pop culture
Una delle qualità più affascinanti dell’arte visiva è l’universalità, la capacità di trascendere spazio, tempo, lingua.
E questa universalità non è solo ampia, onnicomprensiva, ma anche istantanea e intuitiva.
Immagini, sculture, disegni, fotografie… sono immediati, basta un’occhiata per coglierne il messaggio. Uno sguardo e l’idea dell’artista è la tua idea, inevitabilmente.
Eppure sono anche profonde, ramificate, stratificate: la foto di una piazza è la foto di una piazza, ma è anche la rivelazione di un istante intimo della vita di tutti i suoi abitanti, delle cose e le persone che la vivono, di una porzione del loro mondo, tutti più o meno inconsapevolmente immortalati e immortali.
In breve, questo è il motivo per cui la nostra società deve così tanto alla comunicazione visiva. Siamo circondati da immagini, icone, simboli, e alcuni riescono a penetrare tanto nella cultura di massa da rappresentare delle piccole rivoluzioni silenziose.
Per esempio? Vediamone cinque insieme.
The Black Issue
“Tu credi che questa sia semplicemente una rivista? Questa non è semplicemente una rivista, questo è un luminoso faro di speranza […]” (Stanley Tucci, Il diavolo veste Prada, 2006).
E il Black Issue non è solo un’edizione di un magazine, non è più vestiti e scarpe, non è nemmeno più carta.
Il Black Issue è una protesta, è provocazione: è la moda che rivendica il suo ruolo nella società e nella cultura.
Ad opera della leggendaria Franca Sozzani, il numero di Vogue Italia del luglio 2008 comprendeva esclusivamente modelle di colore. Fu uno schiaffo, sonoro e imbarazzante, alle centinaia di case di moda che ancora si ostinavano ad assumere solo modelle bianche.
La copertina originale consiste in un primo piano di Naomi Campbell, affiancata da una lista esemplare di modelle di colore professioniste estremamente famose, valide, e tuttavia vittime del razzismo e dei double standards della moda.
“La determinazione, il fegato e il coraggio che [Franca Sozzani] ha avuto nel pubblicare quel numero… nessuno aveva mai osato prima” (Naomi Campbell, Chaos and Creation, 2016).
Il numero andò a ruba, fu perfino ristampato tre volte. Oggi un esemplare può costare oltre 2000 euro.
Four more years
Barack Obama non ha certo bisogno di presentazioni. Non solo le sue azioni politiche, non solo le sue qualità di presidente, ma anche l’umanità del suo personaggio pubblico è diventata famosa in tutto il mondo.
Dalle lacrime sfuggite durante un discorso per il massacro alla Sandy Hook Elementary School, di cui furono vittime 20 bambini, a momenti come l’iconico mic drop con cui il presidente ha terminato il suo mandato: la carriera di Barack Obama è costellata di momenti memorabili.
Spontaneità, carisma, senso dell’umorismo… tutte qualità che gli hanno assicurato un posto nel cuore di milioni di statunitensi e “fan” in tutto il mondo. Tanto che nel 2012, alla conferma del secondo mandato, la foto della vittoria divenne la foto più ritwittata di sempre. Un abbraccio all’adorata moglie Michelle, con gli occhi chiusi e un sorriso leggero. Sullo sfondo, solo il cielo.
“Of all times!”
Tacendo gli innegabili meriti artistici, musicali e imprenditoriali, Kanye West è certamente una delle personalità più discusse e controverse degli ultimi 20 anni.
Dall’incerto e altalenante ingresso nel mondo della moda, il matrimonio con la regina del reality Kim Kardashian, l’oltraggiosa pubblicità per l’album The life of Pablo (sfruttando la fama del caso Bill Cosby, condannato per stupro) al sostegno per il presidente repubblicano – e altrettanto controverso – Donald Trump… l’elenco è lungo, e termina con un ritrovato fervore mistico-religioso e la pubblicazione di Jesus Is King.
Ma in questo coacervo di strane questioni, la presunta lite con Taylor Swift è certamente la più famosa e dibattuta. Nel 2009 Kanye West interruppe il discorso della cantautrice, che aveva appena vinto i Video Music Awards, perché riteneva che la vittoria dovesse spettare al singolo Single Ladies, di Beyoncé. Il pubblico, e in seguito il mondo, si divise tra applausi, risa e sdegno. Lo strano gesto, questo è certo, segna l’inizio della reputazione da genio eccentrico di West.
Rivoluzione involontaria
Dopo secoli di depilazione “forzata”, la nostra società sta faticosamente raggiungendo un punto di normalizzazione dei naturali peli femminili.
Ma se ora la questione fa storcere un po’ il naso a qualcuno, in passato scatenava vere e proprie discussioni sulla degenerazione fisica e morale della donna.
Un esempio? Nel 1999 le foto di Julia Roberts che salutava i fan con le ascelle non depilate divennero un fenomeno mondiale.
Perfino oggi quelle foto sono considerate uno dei momenti cruciali nella storia dei movimenti femministi contro la cultura della depilazione, sia per l’incredibile fama della Roberts (soprattutto nel ‘99, durante la premiere per Notting Hill), sia perché uno statement del genere 20 anni fa era molto più raro e scandaloso.
Ma in realtà, come la Roberts stessa ha ammesso recentemente, l’anticonformismo e l’inclusione nei dibattiti femministi non erano programmati: “non avevo fatto caso alla lunghezza della manica e non avevo previsto che avrei alzato le braccia” dice l’attrice, ridendo, in un’intervista per Busy Tonight.
La beauté transgenre
Vogue Paris è stato il primo Vogue ad avere in copertina una modella transgender. E fu un evento sensazionale.
È stata una presa di posizione, la volontà di lanciare un messaggio: la style editor del magazine, Emmanuelle Alt, ha dichiarato che è stata la sensazione che “l’evoluzione dei diritti umani non procedesse nella giusta direzione” a ispirarle la cover-statement.
E la modella brasiliana Valentina Sampaio era la scelta più naturale: “è perfettamente in linea con la bellezza di Vogue Paris, non diversa da Daria Werbowy o Anna Ewers; e, solo per caso, nel corpo di un maschio”.
In copertina: Linda Evangelista – Steven Meisel per Vogue Italia, Luglio 2005
Maria Ascolese
Vedi anche: Franca Sozzani: le rivoluzioni made in Vogue Italy