Miss Marx: una rivoluzionaria discontinua
Il 17 settembre 2020 è uscito nelle sale italiane Miss Marx, un film italo-belga che racconta la storia di Eleanor Marx, la figlia più piccola di Karl Marx.
È stato presentato in concorso alla 77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Ieri sera al Cinema Zenith di Perugia a presentare il film vi era l’autrice e regista, Susanna Nicchiarelli, romana, brillante, timida, semplice, la quale al termine della proiezione nel piccolo teatro di nicchia ha risposto alle domande del pubblico.
La Nicchiarelli inizia lavorando con Nanni Moretti, è vincitrice di un David di Donatello e due Ciak d’oro.
Miss Marx è la storia di una donna colta, brillante, intellettuale, rivoluzionaria, figlia del sentimento socialista del padre, tra le prime donne ad avvicinare i temi del femminismo, combatte per i diritti dei lavoratori, delle donne e l’abolizione del lavoro minorile, partecipando con i suoi abiti borghesi alle lotte operaie.
Ma come sostiene la stessa Nicchiarelli, Miss Marx è un film discontinuo, non solo nella scelta tecnica di dare un sottofondo rock il quale rappresenta la forza e l’energia di questa donna rivoluzionaria, ma anche nella vita stessa di Eleanor incapace di portare le sue idee anche nella sfera privata, incastrata in questo amore malsano con Edward Aveling.
È la storia di una donna vera, e i personaggi veri sono sempre personaggi discontinui. Ed è questo il vero obiettivo dell’autrice, che scrive da sola la sceneggiatura con l’ausilio del materiale storico che dà parola e forma a personaggi come Marx, Engels e la stessa Eleanor. La storia è incentrata sull’intreccio della sfera pubblica, dell’impegno politico e della sua vita privata.
L’autrice confessa: “La cosa che mi ha affascinata è che Eleanor Marx è una donna libera ed emancipata che poi si suicida, come tante donne dell’ottocento che si suicidano per amore. Si pensi a Madame Bovary o ad Anna Karenina. Ma in realtà non è così, lei questo uomo lo voleva, lo amava per la sua superficialità e la sua leggerezza. Trovo interessante raccontare la vita dei rivoluzionari nella sua complessità. Nel suo privato non ha portato fino in fondo le sue idee, nonostante fosse perfettamente consapevole delle situazioni in cui viveva, consapevole delle dinamiche in cui era inserita suo malgrado. Non aveva niente che la costringeva, non era vittima, eppure rimaneva lì. È chiaro che lei fosse innamorata, aveva i mezzi intellettuali per liberarsi, ma non lo ha fatto. E questo ci riguarda tutti e tutte, perché le storie d’amore sono sempre complicate. Le dinamiche nei rapporti emotivi sono sempre più complesse”.
A questo punto mi sono soffermata su una domanda: la contraddittorietà del film sottolinea anche la svolta del pensiero tedesco nell’Ottocento. Lo stesso Karl Marx è figlio della sinistra hegeliana, la quale pone al centro del dibattito il concetto di specie, di umanità in senso universale, indipendentemente da uomo e donna. Infatti Eleanor Marx è una donna che lotta anche per gli uomini, e quanto è complicato abbattere la lotta di genere.
Lei pensa che le giovani intellettuali di oggi siano in grado di coltivare questa eredità?
L’autrice risponde: “Non esiste rivoluzione senza liberazione femminile. Tutta la lotta socialista ha sempre messo in secondo piano la liberazione della donna, infatti lei pone l’accento su questa tema. Questa è la dimensione universale del suo pensiero. Non è una guerra tra sessi, dobbiamo lottare tutti insieme. Lei dice al proletariato che si lotta come donne e uomini, e in questo si libera anche la donna borghese. A chi me lo chiede, io rispondo che questo non è un film femminista. È un film che parla della lotta all’arricchimento dei pochi e lo sfruttamento dei molti, ed è un tema attualissimo. Oggi rispetto alle donne c’è ancora una dipendenza morale.
Una cosa che a me piace è come lei immagina questo mondo della rivoluzione, che ha immaginato il padre prima di lei. Lei dà per certo che sarebbe una situazione di parità di genere. Lei dà per scontato che quella rivoluzione porti anche alla liberazione femminile”.
Alla fine della proiezione del film, si viene assaliti da un sentimento di rabbia, condiviso dalla stessa Nicchiarelli. È davvero un film discontinuo, che racconta la storia di una donna libera che fa scelte opinabili. Ma è davvero così? Mi chiedo allora dove risiede la libertà, il sentimento di emancipazione e di rivoluzione in questa storia? Forse la troviamo proprio nella contraddizione, perché scelta è anche non-scelta. È la scelta di Eleanor di amare incondizionatamente, al di là dei tradimenti del compagno. Infatti è importante per la stessa autrice sottolineare come Eleanor Marx non si sia suicidata per amore, come sostengono in molti, ma per motivi più profondi, legati comunque alla condizione della donna in quell’epoca. Una donna consapevolmente libera nell’Ottocento effettivamente non doveva spassarsela granché.
Correte al cinema con mascherina alla mano e non perdetevi assolutamente questo capolavoro rivoluzionario.
Marika Micoli
Vedi anche: Aleksandra Michajlovna Kollontaj: amore, rivoluzione e libertà