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Cherofobia: la paura di essere felici
Dal greco kairo, essere contento.
La cherofobia ha varie forme e declinazioni, che gli studiosi fanno risalire a motivi culturali, religiosi e sociali anche molto diversi tra loro.
Per esempio, c’è chi sperimenta la felicità associandola ad un forte senso di colpa, che deriva dalla sensazione di non meritarla: un fenomeno visto come il retaggio delle dottrine cattoliche sul peccato e la mortificazione degli istinti.
Altri, più leopardiani, rifuggono la felicità perché temono il momento in cui la perderanno.
Questa sensibilità alla fugacità sembrerebbe derivare dalle filosofie occidentali del ‘900, che a loro volta sono riflesso dell’inquietudine della vita postmoderna.
Una terza interpretazione della cherofobia è legata al concetto orientale di karma: nel momento in cui sperimenta una sensazione di felicità, il soggetto viene assalito dall’ansia nell’attesa che avvenga un evento negativo o catastrofico. Quasi come se ogni momento felice debba essere riequilibrato da uno triste per ripristinare un ordine cosmico.
In copertina: Vincent Van Gogh, Sulla soglia dell’eternità, 1890
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