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La disfatta del regno sumero: tra storia e letteratura
Anche le più antiche civiltà sono destinate a cadere per mano di popoli che continueranno a scrivere la storia del territorio conquistato.
Approssimativamente, nel 2000 a.C., il regno sumero era governato da Ibbi-Sin che, anche se visse molti anni di crisi tra ribellioni di città limitrofe ed incursioni, riuscì a regnare per ben venticinque anni fino alla disfatta finale per mano degli Elamiti.
Ciò portò ad un “breve” periodo intermezzo denominato “Isin-Larsa”, prendendo il nome dalle due città che estesero il loro potere senza però raggiungere la gloria della III dinasta Ur.
La città di Isin cominciò a cadere sotto gli attacchi di Hammurabi che, con la conquista di quest’ultima, darà vita al famoso impero babilonese che tutti noi conosciamo.
Importantissimo documento è il Lamento per Ur, composto in ricordo della caduta della III dinastia.
In questi versi, è possibile notare il pathos usato da uno dei primi popoli che la storia conosca:
«I suoi abitanti, non i cocci, ne riempivano i dintorni; le sue mura erano sbrecciate. Alla porta principale, nelle sue strade i cadaveri erano a mucchi; Lungo il corso, rigurgitante nelle feste, giacevano sparsi. Nelle strade, nei vicoli, vi erano cadaveri; nei luoghi aperti, soliti a riempirsi di danze, era accatastata la gente. Il sangue del paese riempie le buche come metallo nello stampo; i cadaveri si dissolvevano come grasso di pecora al sole.»
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