Patrizio Rispo incontra Giorgio Vasari: l’arte nel cinema
Patrizio Rispo, storico interprete della notissima soap opera di Rai 3 Un Posto al Sole, è tornato a trovare il Complesso Monumentale di Sant’Anna dei Lombardi per una chiacchierata intima con Giorgio Vasari.
L’attore, conosciuto ai molti anche come Raffaele Giordano, l’iconico portiere di Palazzo Palladini, ha condiviso la sua esperienza con noi de La Testata – Testa L’Informazione e si è raccontato ai nostri microfoni.
Ecco la sua intervista!
Cominciamo proprio da UPAS, quale pensi sia stato l’impatto sociale e culturale della fortunatissima soap opera?
«UPAS ha un ruolo sociale molto più importante di quanto possa sembrare.
Ci guardano donne, bambini, persino i carcerati. Prendiamo ad esempio loro.
Quando raccontiamo queste storie noi li mettiamo [i telespettatori] allo specchio, gli mostriamo i loro stessi atteggiamenti e le conseguenze.
La fiction denuncia molti fenomeni sociali (abusi, discriminazioni…) che normalmente “non sentiamo vicini”. Quando leggiamo un articolo spesso pensiamo “non potrebbe mai succedermi”, ma se guardiamo una serie e uno dei personaggi – magari molto colto e stimato dal pubblico – casca in uno di questi errori, allora la situazione è diversa.»
Parlaci del tuo legame con il Centro Storico di Napoli, S. Anna dei Lombardi è proprio nel cuore del tuo quartiere natale.
«Io ho abitato in tanti posti ma è qui che sono cresciuto. Entrambi i miei nonni sono di piazza S. Domenico Maggiore ed è lì che si sono conosciuti i miei genitori.
Questo è il mio quartiere di nascita ma ero sempre in giro, facevo il chierichetto in giro per Napoli, da S. Michele (P.zza Dante) fino a S. Giacomo.
Quando tornavo a casa dalle funzioni, costringevo i miei parenti a “interpretare” l’intera messa, di nuovo. Ed è lì, forse, che è nata la mia passione.»
Se “il chierichetto” era solo uno dei tanti personaggi che Rispo bambino interpretava, come ti sei realmente avvicinato alla professione dell’attore?
«La scelta della carriera d’attore non nasce da una passione per la tecnica in sé o per la lettura/interpretazione di testi poetici, ma da una sana bipolarità: è da quando ero piccolo che vivo nei film.
Sono assetato di vite altrui, vivo nelle storie delle persone che incontro: che siano artisti internazionali come Jago o un semplice ciabattino. Il fascino degli altri.
Ci sono tanti modi di recitare quanti sono gli attori nel mondo, ognuno ha un suo “problema” da risolvere con la recitazione.»
Qual è il tuo rapporto con S. Anna dei Lombardi (e la Sala Vasari)? Cosa pensi di aver “rubato” da questo posto?
«Questa chiesa mi ha conquistato per la sua bellezza e armonia: è questo che ho rubato a S. Anna dei Lombardi.
Per non parlare del fatto che questo, da 24 anni, è il nostro set per tutti i matrimoni, i battesimi e i funerali celebrati in Un Posto al Sole.»
E Napoli?
Io amo Napoli, ho vissuto ovunque ma torno sempre qui.
Gli stimoli continui, le persone, tutto. Qui ti si chiede di essere sempre attivo, sveglio, reattivo. Scendi per un piccolo servizio e rimani in giro per ore, magari con la scusa di un caffè che è un dolcissimo modo, tipicamente napoletano, per dedicare un po’ di tempo ad un’altra persona.
Antonio Alaia
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