Alberobello: direzione trulli
Alzi la mano chi di voi è stato in Puglia quest’estate. Tutti? Perfetto!
E quanti di voi hanno visitato Alberobello? Tutti? Benissimo.
E cosa sapete dei trulli?
Il trullo è una struttura conica in pietra a secco, costruito senza malta ed è questa una tecnica utilizzata nell’epoca preistorica.
Il suo nome deriva dal latino, Silva Alborsi Bella, ossia “foresta dell’albero da guerra”.
Inizialmente i trulli venivano usati come rifugi e ripari temporanei o ancora come abitazione per piccoli proprietari terrieri o lavoratori agricoli.
Molti sono ubicati nell’altipiano della Murgia ed in particolare nelle Valle d’Itria, dove sono chiamati casiedde, ossia capanne, casupole.
Ma la località definita “capitale del trullo” è Alberobello, nella parte sud orientale di Bari.
Nel 1996, i trulli di Alberobello sono diventati patrimonio dell’umanità Unesco.
Tali costruzioni furono edificate proprio senza malta per aggirare la legge e non pagare le tasse emanate dagli Angioini su tutti i nuovi insediamenti, che volevano sfruttare l’enorme quantità di pietra calcare presente in zona. Tutto ebbe quindi inizio nel XVII secolo, quando il conte Gian Girolamo II Acquaviva decise di costruire un villaggio di contadini attorno alla sua villa da caccia, ma appunto, non voleva sottostare alla legge di allora che prevedeva, da parte dei nobili, il pagamento di tasse sui nuovi villaggi.
Nel 1897, Alberobello venne considerata città da Ferdinando IV di Borbone.
Chi sceglie di visitare questo posto, non può non ammirare il trullo sovrano, l’unico esempio di trullo a due piani, anche esso nella lista Unesco dei beni patrimonio dell’umanità.
Costruito nella prima metà degli anni settanta per volere della famiglia del sacerdote Cetaldo Perta che lo utilizzò come propria dimora, mentre in tutti gli altri trulli circostanti soggiornavano i dipendenti, tale struttura è accerchiata da un gruppo di dodici trulli nel centro del quale emerge questa maestosa cupola, alta 14 metri. La sua bianca facciata ci ricorda un oratorio campestre e le sue varie destinazioni (corte, cappella, cenobio, spezieria) lo rendono unico nel suo genere.
Per i più romantici, c’è la Casa dell’Amore, che però, non ha forma di trullo, ma è la prima costruzione di malta del posto, costruita dopo il regio decreto con il quale Alberobello si liberava del vassallaggio feudale.
Un’altra tappa da non perdere è la chiesa di Sant’Antonio, una chiesa-trullo, piccolo gioiello del posto. L’edificazione è abbastanza recente, infatti risale al 1927 e costituisce un ponte tra presente e passato, infatti il versante nord era considerato nuovo, rispetto a quello sud in cui predominava il trullo, e così il parroco locale decise di far costruire una chiesa in quello che era definito il quartiere povero, a forma di trullo, per l’appunto!
Differentemente dalle località limitrofe, Alberobello è l’unico posto al mondo nato come paese di trulli.
Il bianco delle mura in calce è simbolo di purezza e all’interno, soprattutto nei trulli più antichi, si possono vedere segni strani, probabilmente di origine pagana, ebraica o cristiana o ancora simboli esoterici o propiziatori.
Oggi è possibile pernottare nei trulli, vivendo atmosfere da fiaba e molti sono adibiti a hotel o a veri e propri resort. Pensate cosa proverebbero i vecchi contadini di un tempo nel vedere che le loro antiche dimore ora sono attrazioni che interessano turisti di tutto il mondo.
E voi…che state aspettando?
Alessandra Liccardi
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