Dalla strada alla piazza (titolata), parabola famosa del re Mida Sfera Ebbasta
Famoso lo è, come lo è anche il titolo del suo omonimo disco.
Lo sono, famosi, anche i suoi record, i suoi numeri, i suoi brani, il suo volto sfrontato e sornione.
Lo è Sfera Ebbasta, al secolo Gionata Boschetti.
Famosa è una delle vicende di cronaca a lui legate in questi giorni, quella di una piazza, temporaneamente, dedicatagli dal comune di Cinisello Balsamo, tra quei palazzoni di periferia che l’hanno visto crescere e sognare nell’ambizione feroce di un predestinato. Il sindaco della cittadina lombarda, Ghilardi, ha dovuto giustificarsi della scelta forse promiscua e contradditoria: la scelta di titolare una piazza incidendo nella storia toponomastica e urbanistica di una città contro il preconcetto generazionale di un rapper, inevitabilmente per molti, divulgatore di un modello negativo.
Sfera Ebbasta attraversa la via Crucis mediatica di una generazione opinionista che tenta di rallentarne il cammino, di ingabbiarlo in una cella di etichette, è l’archetipo idealizzato da una generazione Z che evoca nel codice linguistico della trap l’inneggiamento alle droghe, al business facile, al sessismo machista. Sfera è stroncato da una certa elite di critici musicali per il basso spessore artistico di un certo genere mainstream. Sfera è l’illegittimo titolato di una piazza. Sfera Ebbasta è, seppur indirettamente, il protagonista dei tragici fatti di Corinaldo. Della notte terribile dell’8 dicembre alla Lanterna Azzurra, dell’attesa di quel dj set che si trasforma nel putiferio di paura, baraonda umana e morte.
Di quella notte rimangono sulla pelle 6 stelle, tatuate alla testa dall’artista milanese, come il numero di vittime di quella maledetta notte. Rimane il rispettoso silenzio, che diventa ennesima strumentalizzazione mediatica ritortasi contro. Per il resto rimane una via Crucis che viene posta in discesa, lastricata di cristallo, da attraversare con le spalle larghe di chi riesce a farsi scivolare il resto addosso.
La piazza titolata (operazione coadiuvata dal colosso dello streaming Spotify), è puro marketing, che sarebbe meglio definire guerrilla marketing, un autospot anticonvenzionale (un po’ come il flash mob in piazza Duomo a Milano per l’uscita del precedente disco Rockstar). Marketing in pieno connubio con la promozione artistica di un trapper o meglio, trapstar, come lui stesso tiene a sottolineare. Perché Sfera Ebbasta, che piaccia o meno, è uno dei capitoli più significativi della musica italiana degli ultimi decenni.
Arriva dai palazzoni, quelli di Cinisello a cui prima facevamo riferimento, l’adolescenza nella provincia che veste attillata, ti tiene stretto quasi a soffocarti, offre pochi spunti, di quelle situazioni per cui se non hai sogni limpidissimi, fame e ideali rischi di sgretolarti. L’amicizia con l’amico e producer di sempre Charlie Charles (l’attuale re dei beat, collabora anche con Ghali e Mahmood). L’amico che diventa ausilio fondamentale nella svolta di vita. Il primo video pubblicato su Youtube, i primi numeri importanti macinati come view e da quel momento la strada che comincia a spianarsi (seguirà il primo album, XDVR del 2015, la collaborazione con Roccia Music di Shablo e Marracash). Seguono anni da vera rockstar o rapstar che dirsi voglia, anni da vero recordman. Anni in cui, solo per citare qualche dato, arrivano 8 dischi di platino, 33 collaborazioni platino o multiplatino (46 brani certificati platino e 8 oro), oltre a club e palazzetti pieni.
Ma parlavamo di svolta, e svolta lo è stata. Sfera Ebbasta supera la canonicità della “musica italiana d’asporto”, quella che negli anni addietro aveva riguardato solo un ramo della musica leggera (Tiziano Ferro, Eros Ramazzotti, Laura Pausini) o del “pop lirico” (Il Volo, Bocelli). L’artista di Cinisello, soprattutto negli ultimi due dischi, collabora con artisti e producer internazionali di calibro altissimo (soltanto per Famoso vengono fuori i featuring di Diplo, Steve Aoki, London on Da Track, J Balvin, 7Ari etc). Vi possiamo assicurare che nessun artista italiano, almeno per la zona della urban e trap music, aveva mai toccato tali picchi di spendibilità internazionale. Aggiungendo, inoltre, che il disco è registrato tra l’Italia e gli Stati Uniti (i Criteria Studios di Miami, Chalice Recording di Los Angeles, Hollywood fino all’home studio di Aoki a Las Vegas). Un disco che nelle prime 24 ore di uscita, lo scorso 20 novembre ha registrato il record di album italiano più ascoltato nel primo giorno d’uscita, un disco entrato nella top 200 global con tutta la tracklist di brani.
Il disco è stato anticipato dal singolo Bottiglie Privè, che sembra essere quasi un punto di maturità dell’artista, un momento intimo a venature oscure in cui fare i conti con la propria immagine allo specchio, con le sembianze di un Dorian Gray dello star system che si misura con la fragilità umana di chi sa guardarsi anche alle spalle, scorgere il punto di partenza. L’artwork del disco è affidato alla fotografia di Haris Nukem, uno dei più apprezzati e richiesti nel mondo della moda. Uno di quelli che ha sentito immediato appeal con l’artista da immortalare, ha saputo svestire le apparenze ricordando le simili origini. Il fotografo infatti scappa durante l’infanzia dalla ex Jugoslavia in guerra prima di affermarsi a Londra.
Ha cercato di sottolineare nel lavoro fotografico l’ascesa di un predestinato, l’emulazione iconica a personaggi che hanno fondato la loro fama su grandi scalate: Muhammad Alì, Frank Sinatra, Tupac.
Sfera Ebbasta differisce da ogni analogia con il passato, diventa influencer nel vero senso della parola, creatività e branding polivalente. Fondatore di un’etichetta discografica, Bilion Headz Money Group, sostenitore di uno stile di vita di sana cura personale (fonda un ristorante Healthy con l’amico calciatore Andrea Petagna). Tantissime operazioni di co-branding con capsule collection di vari marchi d’abbigliamento, capacissimo gestore di social dove vede milioni di utenti al seguito, in concomitanza con l’uscita del suo ultimo disco produce addirittura un docu-film musicale in programmazione su Amazon Prime Video (con regista Pepsy Romanoff, non uno qualunque ma quello che negli ultimi anni ha seguito Vasco Rossi) e addirittura è riuscito, a distanza di quasi due anni, a far ritornare in edizione cartacea e in edicola la storica rivista Rolling Stone con un numero speciale.
Sfera Ebbasta è personaggio larger than life, è un re Mida che scinde i vincoli strettamente musicali e oggettivamente l’artista italiano contemporaneo più cliccato all’estero.
Che lo vogliate o no, almeno per la musica urban italiana ci sarà un prima e dopo Sfera Ebbasta.
Claudio Palumbo
Vedi anche: Sfera Ebbasta e altri capri espiatori di una società marcia