Dating app: a caccia di anime gemelle
Sono già un po’ di anni che Facebook fa la parte del compagno di banco tardo, quello un po’ sciocco che copia, copia male perché non sa copiare e alla fine non si rende neanche conto di aver copiato male e di essere stato sgamato clamorosamente.
Per non smentire questo trend e non uscire da questo solco virtuoso Facebook da pochissimi giorni ha lanciato Facebook dating, un servizio che ha come nobile obiettivo quello di creare connessioni, incontri e quindi amicizie/relazioni.
Se vi sembra di averla già sentita questa, non temete, non è il déja vu di una vita passata, è proprio dovuto al fatto che l’avete già sentita. Si, perché di dating app ne è pieno il mondo e Facebook ci arriva, non solo dopo tanti altri, ma anche con un ritardo mostruoso.
Nella preistoria delle dating app c’era Badoo, sito di incontri in cui da qualche parola scambiata in chat molti dei miei amici hanno rimorchiato quanto non avrebbero mai neanche potuto sperare.
Attualmente nel mare magnum delle dating app, poche sono quelle che riescono ad avere un numero di utenti tale da poter garantire effettivamente il servizio offerto. Tra queste la più popolare è sicuramente Tinder: con all’attivo 43 miliardi di match, Tinder si conferma una delle app più utilizzate da chi è in cerca dell’anima gemella. A giudicare dalle testimonianze che ho raccolto in giro, certe e attendibilissime, Tinder è realmente in grado di metterti in contatto con la tua anima gemella, di dare indicazioni precise a quel Cupido che ti guarda da lontano e cerca di dare un indirizzo alla tua vita sentimentale. A giudicare dalla mia personale e fortunatamente lontana esperienza, Tinder è popolato da esseri informi, dotati di rara e raccapricciante volgarità. Ma la mia opinione, come già chiarito altrove, lascia sempre il tempo che trova.
Di recente acquisizione nel parco delle dating app, è Bumble, app che conta ormai 100 milioni di utenti e che propone un’idea che ha tutta l’ambizione di essere rivoluzionaria: una volta scattata la compatibilità tra due persone, a fare la prima mossa deve necessariamente essere la donna. L’idea vuole essere rivoluzionaria e forse in un’altra vita, ad un’altra latitudine, in un’altra dimensione spazio-temporale lo sarebbe anche, ma qui ed ora è francamente inutile dal momento che nel gioco dei ruoli uomo – donna intervengono fattori antropologico-culturali tanto secolari e consolidati che non sarà certo una stupida app di incontri a sovvertirli.
Ovviamente il mondo delle dating app non poteva chiudere la porta in faccia alla comunità LGBTQ+: è per questo che esistono dating app gay come Grindr oppure app appositamente pensate per chi ha deciso di non dare etichette al proprio genere o alle proprie pulsioni. Tra queste la più popolosa è senza dubbio Her: è una sorta di zona franca, dove nessuno dovrebbe chiederti chi sei o cosa vuoi, ma dove però spesso, per i fattori antropologico – culturali sopracitati, qualcuno ancora viola le regole e chiede, insiste, giudica.
Ad aggiungersi a questa intricata selva di app, senza che ce ne fosse alcuna urgenza è sbarcato Facebook dating, un servizio connesso al profilo Facebook che porta nel nome, peraltro neanche particolarmente fantasioso, le sue intenzioni.
Dating arriva sicuramente troppo tardi in un mercato già abbastanza saturo, e nasce con un peccato originale evidente: il suo collegamento all’account Facebook. Sul profilo dating confluiscono buona parte delle informazioni presenti sull’account Facebook della persona, informazioni che forse non è necessario e nemmeno conveniente inserire dal momento che la platea dell’app è sconosciuta e non selezionata.
Il mondo delle dating app è, insomma, variegato e può riservare tante piacevoli sorprese se si è pronti a mettersi in gioco, ad aprirsi al mondo esterno e a farlo senza attese e senza riserve. Se, viceversa, si opta per l’approccio monolitico e ottuso dell’uomo di Neanderthal, allora cari lettori e care lettrici, la vostra esperienza sulle dating app potrebbe rivelarsi tutt’altro che sorprendente.
Valentina Siano