La “ciocca bionda” della Pinacoteca Ambrosiana di Milano: il grande tesoro di un amore centenario
Da ben 400 anni, nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano, è conservata una biondissima e lucentissima ciocca di capelli all’interno di una piccola teca adornata da cristalli, perle, rubini e smeraldi.
Per molti è una semplice reliquia, ma, in realtà, quei sottilissimi fili biondi intrecciati tra loro sembrano quasi rappresentare gli stessi fili rossi del destino che ha legato indissolubilmente a sé le vite di due persone.
Dietro quella ciocca di capelli, infatti, si nasconde una storia, una storia d’amore tanto bella quanto proibita, tra un dotto umanista e una ragazza potente e tormentata.
Prima di raccontarla, però, è necessario fare un piccolo salto indietro nel tempo, precisamente a Ferrara nel 1502.
Siamo nella corte del duca Alfonso d’Este, straordinario mecenate delle arti e della cultura, che, come di consueto, attendeva l’arrivo di numerosi giovani poeti e letterati di talento da accogliere nella sua corte.
Per il dotto umanista era l’occasione perfetta per mettersi in mostra e per entrare in una delle corti intellettuali più importanti di tutta Europa e, per di più, nella cerchia ristretta dei letterati più fidati del duca.
La ragazza potente e tormentata, invece, nonché moglie dello stesso Alfonso d’Este, era ormai presenza fissa ai circoli di corte e attendeva con impazienza l’arrivo degli artisti perché amava deliziarsi con le loro opere.
E fu proprio lì, fra tanta poesia e magnificenza, che i due giovani si videro per la prima volta.
Il giovane poeta conosceva la duchessa solo per sentito dire e gli era stato riferito più volte del fascino che esercitava, eppure non appena la vide, rimase folgorato dalla sua bellezza.
I suoi lunghi e lucenti capelli biondi, illuminati dai raggi del sole, riflettevano la luce che entrava dalle grandi vetrate del palazzo, donandole un’aurea quasi celestiale.
Come poter dimenticare una visione così?
Il poeta non riuscì a togliersi dalla testa quell’incontro, quella donna, quel colpo al cuore. Continuò a pensare a lei per giorni e settimane, al punto da cambiare la struttura della sua prima opera, intitolata Gli asolani, proprio per potergliela dedicare una volta pubblicata.
Da quel momento in poi, i due cominciarono a frequentarsi clandestinamente sempre più spesso, fino ad intraprendere una relazione platonica come poche e molto appassionata che li legò per anni.
Come per ogni storia d’amore che si rispetti, però, i due amanti furono costretti a separarsi: a Ferrara, infatti, sopraggiunse la peste e il poeta fu costretto a lasciare la città per mettersi in salvo, mentre la duchessa, a malincuore, restò accanto al marito e al suo popolo.
Tanto platonicamente quanto si erano frequentati di persona, così iniziarono un fitto rapporto epistolare a distanza fatto di intense lettere d’amore, le quali, ancora oggi, vengono considerate come le più belle mai raccolte.
Insieme a una di esse, la giovane duchessa, inviò anche una ciocca dei suoi adorati capelli, gli stessi capelli che lui amava accarezzare nei loro incontri furtivi e che ora, quasi come una promessa d’amore che supera il tempo e soprattutto la distanza, può continuare ad accarezzare per sentirla vicina in attesa del loro prossimo abbraccio.
Il destino però, sembrò tessere tele diverse per loro, continuando a tenere uniti i loro cuori, ma non i loro corpi; i due amanti, infatti, non ebbero più modo di rivedersi ma portarono avanti le loro corrispondenze per altri sedici lunghi anni.
La duchessa, chiamata Lucrezia Borgia, nonché figlia illegittima del Papa Alessandro VI, morì giovanissima, lasciando però dietro di sé una fama che la rese immortale e che la farà ricordare sempre come una donna di potere leggendaria e controversa.
Lui, invece, dopo la morte di lei, divenne Cardinale, delineandosi in pochissimo tempo non solo come personaggio di spicco dell’umanesimo italiano, ma anche come grande uomo di Chiesa, noto con il nome di Pietro Bembo.
Ancora oggi non si sa con certezza come abbia fatto quella ciocca di capelli ad arrivare fino a Milano, ma qualunque via traversa abbia fatto per arrivare dove si trova ora, le ha permesso di diventare un vero e proprio oggetto di culto per tutti gli appassionati della loro storia e non, provenienti da tutto il mondo.
La bellezza e il fascino di questa reliquia, forse, stanno proprio nel suo mistero che l’ha resa un grande tesoro ancora incredibilmente intatto nonostante il tempo, come intatto, fino alla fine, è stato il grande amore che ha vissuto.
Alessia Miranda
Vedi anche: La scaramanzia: l’altro volto del teatro