L’ultima indagine del Commissario Montalbano
Solitamente quando una persona va in pensione, sceglie di dedicarsi alla propria famiglia, ad un nuovo hobby, o semplicemente al meritato riposo dopo anni di lavoro.
Questo se non vi chiamate Andrea Camilleri. Ebbene sì, perché, dopo una vita come sceneggiatore televisivo e drammaturgo, all’età di settant’anni si reinventa romanziere storico e poliziesco creando uno dei personaggi più amati dai lettori italiani: il Commissario Salvo Montalbano.
Già dall’uscita del primo romanzo, La forma dell’acqua, l’autore ci presenta un commissario fuori dagli schemi: non sempre dedito alle regole, con un brutto carattere, burbero, solitario, ma anche amante del buon cibo, sempre fedele ai suoi principi, molto intelligente, a tratti anche buono, e legato alla propria terra. In poche parole, un “eroe” di cui è difficile non innamorarsi.
Sicuramente il suo grande successo è dovuto anche alla sua trasposizione televisiva, grazie alle grandi interpretazioni di Luca Zingaretti e Michele Riondino (nelle vesti del giovane Montalbano), che hanno avuto il merito di aver dato corpo e sostanza ad un personaggio ricco di sfaccettature. E come se non bastasse, tutto ciò è incorniciato dai fantastici paesaggi della Sicilia che caratterizzano l’immaginaria cittadina di Vigata.
Dopo 26 anni di storie affascinanti e indagini mai scontate, siamo ahinoi arrivati alla sua conclusione: l’uscita del romanzo Riccardino segna l’ultima indagine del Commissario Montalbano. Camilleri scrisse questa storia già nel 2005, per poi revisionarla nel 2016, ma venne sempre tenuta in cassaforte. Adesso, ad un anno dalla sua morte, la casa editrice Sellerio decide finalmente di pubblicarlo.
Ciò mi rende profondamente triste, perché sono molto affezionato a questo personaggio. Sarò onesto, inizialmente ho fatto fatica a comprendere il linguaggio di Camilleri, ma negli anni sono riuscito non solo ad andare oltre, ma anche ad innamorarmene. È riuscito a creare un sapiente mix di italiano e dialetto siculo, dandoci l’opportunità di entrare maggiormente in confidenza con il suo mondo.
Non solo, Camilleri ha permesso di innamorarci di Vìgata e dei vari paesi vicini, di tutti i personaggi che accompagnano il Commissario nelle sue storie, delle situazioni comiche che intermezzano le indagini (dagli sproloqui di Catarella ai litigi con Livia).
Insomma, l’autore è riuscito a regalarci in ogni modo la gioia e l’amore di questa sua creazione.
Ammetto che tutto ciò mi mancherà moltissimo.
Francesco Siliberto
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