Maradona è morto: addio al Pibe de Oro
Diego Armando Maradona è morto, all’età di 60 anni, a Tigre in Argentina.
El Pibe de Oro è stato colto da un arresto cardiaco, nelle settimane successive alla convalescenza dall’intervento al cervello.
Del suo impatto, leggendario, nella storia del calcio e – in particolar modo – nella storia di Napoli, ne abbiamo già parlato. Ma il miglior modo per salutare una statua come D1OS è raccontare, ricordare e diffondere il verbo de El Pibe de Oro.
Diego Armando Maradona nacque il 30 ottobre 1960 a Lanús, provincia di Buenos Aires, in una delle tante baraccopoli.
Ed è già qui che inizia la magia della leggenda di Maradona, un uomo che è partito dalla fame, dagli strati più bassi della società per arrivare fino al tetto del mondo, ma anche un Icaro che è arrivato fin sopra le nuvole prima di perdere le sue ali – o piedi – troppo presto.
Il Ragazzo d’Oro, che dal fango è arrivato in cima conservando sempre la sua anima da proletario, ha sempre combattuto per gli oppressi e per gli sconfitti, in tanti di quei modi che solo Maradona poteva escogitare, sfruttando la sua immensa popolarità, in tutti i sensi.
Oltre ad essere stato il più grande calciatore della storia, portando alla gloria un club di media classifica come il Napoli, si è fatto anche carico di tutto quel basso sostrato sociale con tutte le sue battaglie e le sue rivendicazioni.
Dai suoi legami con i capi di stato socialisti, la sua avversione per George W. Bush e la grande ammirazione per Ernesto Che Guevara, fino ad arrivare alla partita del cuore nei campetti fangosi in quel di Acerra 1984.
“Un genio fanciullesco tra adulti induriti, che mostra una miscela di fragilità, fantasia, espressione di sé e frustrazione.” *
Ma era anche un Icaro, pronto a cadere per il troppo potere.
Bisogna dirlo: Maradona non ha mai nascosto l’amore per il denaro, il lusso e qualche sostanza, nonostante questo abbia sempre cozzato molto con l’idea di personaggio di sinistra, cosa che lo portò più volta a chiedere aiuto e guida a Fidel Castro o Hugo Chavez.
Dietro tutto questo chiacchiericcio di fondo, di scandali internazionali, una serie infinita di gol leggendari, e dietro tutti i santini, i personaggi del presepe napoletano, dietro tutta l’iconografia di Santo Diego c’è sempre stato un ragazzino figlio della strada e della povertà, nato con un dono incredibile.
Per tutto il resto, è stata la Mano de Dios.
“Tutti dicono: questo è stato il migliore del Barcellona, questo è stato il migliore del Real Madrid, questo è stato il migliore del Chelsea, questo è stato il migliore… Io sono orgoglioso di essere stato il migliore a Napoli”.
*’And give joy to my heart’. Ideology and emotions in the Argentinian cult of Maradona, Archetti, E.
Antonio Alaia
Disegno di Simone Passaro
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