Per fortuna c’è Maria Francesca, la nuova paladina dell’ironia
Negli ultimi mesi, ho fatto una scoperta sconvolgente e meravigliosa insieme: anche una trentenne come me può divertirsi con i video di Tik Tok, l’applicazione preferita della cosiddetta Generazione Z, nata quando la sottoscritta andava a scuola già da un po’.
E tra le mie tiktoker preferite c’è lei, Maria Francesca Duilio, che come molti altri ha iniziato a far video per vincere la noia della quarantena, ma l’ha fatto con tale ironia e sarcasmo da risultare assolutamente unica e irresistibile.
Conosciamola insieme.
A occhi e orecchi attenti non sfuggono la tua dizione e i tempi comici assai riusciti. Hai studiato recitazione?
«Grazie. Sì, ho studiato recitazione al Teatro Bellini di Napoli, mi sono diplomata lo scorso novembre, qualche mese prima dell’esplosione della pandemia. Dopo un paio di mesi di attività il mondo mi è crollato addosso, ho perso il lavoro e tutti i contatti col mondo dello spettacolo. Il teatro sta vivendo una crisi senza precedenti, e questo mi deprime come poche cose riescono a farlo. Io mi chiedo, come riusciremo a elaborare l’esperienza che stiamo vivendo senza l’arte? Come faremo a spiegarci tutto questo? Noi abbiamo bisogno delle storie, anche dette esperienze. Non abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica “i neri sono uguali ai bianchi!” o “le donne possono fare quello che fanno gli uomini!”, abbiamo bisogno di vederlo. Non ci serve qualcuno che dall’alto ci dica cosa è giusto e cosa è sbagliato, ci serve pensare con la nostra testa, ed è qui che arriva il teatro. Insieme al Cinema, il Teatro parla di te, ti racconta una storia in cui puoi rivederti, in modo da sentirti meno solo e poter dire “è successo anche a me”, oppure ti racconta una storia in cui non ti rivedi, ma che ti fa provare empatia per i personaggi, per poi ritrovarti al momento dei titoli di coda a dire «sono fortunato che a me non sia mai successo.»
I tuoi video ironizzano molto su argomenti spinosi e controversi, sfidando spesso il politically correct. Quali sono le reazioni più comuni che ricevi?
«Il 90% dei commenti sono positivi. Le persone ridono, si divertono, qualcuno addirittura mi ringrazia. Devo tutto alle persone che mi seguono, senza di loro sarei solo una pazza che parla da sola davanti a uno schermo. Poi c’è una piccola percentuale che si offende oppure insulta o fa entrambe le cose. Sono quelli che io chiamo affettuosamente i frigidi, e il motivo di questa frigidità, di questa aridità d’animo, credo sia molto semplice: prendiamo tutto troppo sul serio. Ma a conti fatti il senso dell’umorismo è come il diploma della scuola media, non tutti ce l’hanno, ma anche quelli che non ce l’hanno parlano.»
Cosa diresti alle persone che ti accusano di odiare gli uomini?
«Che hanno ragione, io odio tutti.»
Tra gli argomenti da te più discussi, ci sono i diritti delle donne e la parità dei sessi. Secondo te, cosa possiamo fare nel quotidiano per contribuire alla causa?
«Non è l’argomento più discusso da me, è quello che fa più discutere gli altri. Oggi se osi mettere in mezzo l’argomento maschi/femmine c’è l’elevata probabilità di rovinare un’amicizia, un pranzo in famiglia, o un amplesso. Io credo che per contribuire alla causa bisogna crescere, acculturarsi, studiare, migliorarsi ogni giorno in tutti gli aspetti della propria persona. La situazione covid non solo ha evidenziato le diseguaglianze sociali preesistenti, ma ne ha create di nuove, ragion per cui credo sia arrivato il momento di smetterla di farci la guerra tra di noi e di coalizzarci, aiutarci, venirci incontro, perché è già difficile così.»
Spesse volte, hai fatto notare come Tik Tok blocchi o penalizzi i tuoi contenuti. Quale pensi sia la ragione?
«Sono le persone a segnalare i video. Tik Tok accoglie le segnalazioni, le analizza e decide cosa farsene. Guardandomi intorno ho realizzato di non essere l’unica a cui viene segnalato un video in cui si parla di giardinaggio per incitamento all’odio. Tantissimi creators vengono segnalati per motivi futili e affatto inerenti al contenuto del video, ed è qui che entra in gioco Tik Tok, che invece di dire a queste persone «vai a lavorare» gli dice «grazie per la segnalazione, lo rimuovo subito!». Il motivo? Anche Tik Tok è frigido.»
Hai lanciato su Teespring la tua linea Gender/Bender che prende in giro il patriarcato. Com’è nata l’idea?
«Gender/Bender è il primo tema della mia linea di abbigliamento, ho intenzione di lavorare su altri temi sociali, ma per il momento non vi spoilero nulla. L’idea è nata da un meme: i ragazzi e le ragazze si prendono in giro dandosi reciprocamente delle lavatrici e dei portafogli. Così ho pensato di scrivere su una maglietta rosa «Mammina dice che noi ragazze siamo nate per essere lavatrici» e su una maglietta azzurra «Papino dice che noi ragazzi siamo nati per essere portafogli», a prova del fatto che queste cose ci vengono insegnate fin da piccoli. Le grafiche della lavatrice e del portafogli sono state realizzate dalla splendida Maddalena Leone, la mia graphic designer di fiducia con cui sto tutt’ora lavorando. Gender/bender è un’espressione anglosassone che letteralmente significa piegatore/piegatrice di genere, in pratica si riferisce a tutti quei comportamenti che non sono conformi al ruolo previsto dal proprio genere sessuale, dal modo di vestirsi all’agire stesso. La mia Gender/Bender si fa sostenitrice della libertà di espressione attraverso il vestiario, la risata e il gioco, attraverso l’autoironia e la leggerezza, perché non è colpa di nessuno se siamo stati cresciuti in un certo modo. Non a caso il motto della linea è “Wear your stereotype, loud and proud!”, ossia indossa il tuo stereotipo con orgoglio. Le maglie non sono una presa in giro al patriarcato, al massimo sono una presa in giro a quelli che per non pagare una cena dicono “Ma non volevate la parità?”, e a quelle che per non fare i piatti dicono «Siamo donne, oltre lo Svelto c’è di più.»
Cosa speri che trovino i followers sulle tue pagine?
«Tutto ciò che hanno sempre desiderato.»
Claudia Moschetti
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